Il problema delle infestazioni parassitarie di origine ittica ha un duplice aspetto, da una parte i riflessi sul valore merceologico del prodotto ittico e dell’altra la salute del consumatore, anche se nel nostro Paese le abitudini alimentari non contemplano spesso il consumo di pesce crudo, se non limitatamente a prodotti tipici locali e ad usanze territoriali. Relativamente al trattamento per l’uccisione di parassiti vitali in prodotti della pesca destinati al consumo umano, il Reg. UE n. 1276/2011 ha indicato la possibilità di deroga ai trattamenti di congelamento previsti per i prodotti che vanno consumati crudi o sottoposti a trattamenti che non garantiscono l’uccisione dei parassiti vivi. Tale deroga può essere rilasciata solo per prodotti che derivano dall’acquacoltura e che soddisfano particolari requisiti, quali essere stati allevati in un ambiente privo di parassiti vivi, oppure in seguito a verifica, mediante procedure approvate dall’autorità competente, che non vi sia un rischio sanitario per la presenza di parassiti vivi. Si tratta di indicazioni che si riferiscono al parere scientifico emesso dall’EFSA nel 2010 sulla valutazione del rischio correlato alla presenza di parassiti nei prodotti ittici. Nel proprio parere l’EFSA raccomanda inoltre di condurre studi epidemiologici approfonditi in tutte le specie ittiche allevate. Proprio in riferimento a questa raccomandazione, è in corso un progetto di ricerca sulle zoonosi parassitarie trasmesse dai pesci dulciacquicoli; in tale ambito è stata effettuata un’indagine preliminare in un allevamento di trota iridea situato lungo l’asta del fiume Ticino, nel tratto emissario dal lago Maggiore; questo primo approccio è stato condotto al fine di ottenere, da un lato dati di prevalenza relativi alla eventuale presenza di parassiti e dall'altro uno strumento da utilizzare con la GDO per dimostrare che il problema possa considerarsi trascurabile. Presso l’allevamento preso in esame coesistono 2 fonti di approvvigionamento idrico con un diverso livello di rischio nei confronti dell’infestazione da Diphyllobothrium: acque di sola risorgiva e acque di provenienza superficiale. Il ciclo produttivo, dopo una prima fase di allevamento degli avannotti in vasche le cui acque sono di risorgiva (o di pozzo), prevede lo stazionamento degli animali in raceways, alimentati con acqua superficiale; queste vasche rappresentano il punto a maggior rischio per la presenza eventuale di infestazione, dal momento che il corpo idrico che alimenta l’allevamento, proviene da un canale di derivazione del Ticino, emissario del lago Maggiore, dove la parassitosi è presente nella fauna ittica con diverse prevalenze a seconda dei diversi punti di prelievo (prevalenza 2-5%). Il prelievo è stato condotto nel punto di maggior rischio lungo la filiera produttiva e la numerosità campionaria è stata fissata a priori, con approccio conservativo, in modo da svelare la presenza del parassita nel caso in cui la sua prevalenza fosse pari almeno al 2% con un livello di sicurezza del 95%. Sono stati campionati 150 individui di taglia commerciale (350-500 g), suddivisi in 6 campagne di campionamento svolte tra l’estate 2014 e l’estate 2015, con cadenza bimestrale (25 esemplari per prelievo). L’esame parassitologico specifico effettuato mediante sfilettatura della porzione muscolare di entrambi i lati di ogni soggetto e visione mediante vetri compressori di tutti i muscoli non ha evidenziato in alcun esemplare la presenza di parassiti. Con questi risultati, si può quindi affermare, con una sicurezza pari al 95%, che la prevalenza del parassita nell’allevamento considerato non può comunque essere superiore al 2%. Questo approccio dovrebbe essere adottato in altri comparti produttivi posti in bacini idrografici afferenti ai grandi laghi alpini, in cui la presenza della difillobotriasi è ancora attuale, per raccogliere dati epidemiologici consistenti su tale parassitosi, in modo da rafforzare l’immagine della troticoltura nazionale, conferendo un plus valore ai prodotti dell’acquacoltura.

Bona, M., Righetti, M., Gustinelli, A., Scanzio, T., Burioli, E., Menconi, V., et al. (2015). RISULTATI PRELIMINARI SULLA VALUTAZIONE DEL “RISCHIO DIPHYLLOBOTHRIUM” IN TROTE IRIDEA (ONCORHYNCHUS MYKISS) ALLEVATE IN NORD-ITALIA.

RISULTATI PRELIMINARI SULLA VALUTAZIONE DEL “RISCHIO DIPHYLLOBOTHRIUM” IN TROTE IRIDEA (ONCORHYNCHUS MYKISS) ALLEVATE IN NORD-ITALIA

GUSTINELLI, ANDREA;BURIOLI, ERIKA ASTRID VIRGINIE;MENCONI, VASCO;FIORAVANTI, MARIALETIZIA;
2015

Abstract

Il problema delle infestazioni parassitarie di origine ittica ha un duplice aspetto, da una parte i riflessi sul valore merceologico del prodotto ittico e dell’altra la salute del consumatore, anche se nel nostro Paese le abitudini alimentari non contemplano spesso il consumo di pesce crudo, se non limitatamente a prodotti tipici locali e ad usanze territoriali. Relativamente al trattamento per l’uccisione di parassiti vitali in prodotti della pesca destinati al consumo umano, il Reg. UE n. 1276/2011 ha indicato la possibilità di deroga ai trattamenti di congelamento previsti per i prodotti che vanno consumati crudi o sottoposti a trattamenti che non garantiscono l’uccisione dei parassiti vivi. Tale deroga può essere rilasciata solo per prodotti che derivano dall’acquacoltura e che soddisfano particolari requisiti, quali essere stati allevati in un ambiente privo di parassiti vivi, oppure in seguito a verifica, mediante procedure approvate dall’autorità competente, che non vi sia un rischio sanitario per la presenza di parassiti vivi. Si tratta di indicazioni che si riferiscono al parere scientifico emesso dall’EFSA nel 2010 sulla valutazione del rischio correlato alla presenza di parassiti nei prodotti ittici. Nel proprio parere l’EFSA raccomanda inoltre di condurre studi epidemiologici approfonditi in tutte le specie ittiche allevate. Proprio in riferimento a questa raccomandazione, è in corso un progetto di ricerca sulle zoonosi parassitarie trasmesse dai pesci dulciacquicoli; in tale ambito è stata effettuata un’indagine preliminare in un allevamento di trota iridea situato lungo l’asta del fiume Ticino, nel tratto emissario dal lago Maggiore; questo primo approccio è stato condotto al fine di ottenere, da un lato dati di prevalenza relativi alla eventuale presenza di parassiti e dall'altro uno strumento da utilizzare con la GDO per dimostrare che il problema possa considerarsi trascurabile. Presso l’allevamento preso in esame coesistono 2 fonti di approvvigionamento idrico con un diverso livello di rischio nei confronti dell’infestazione da Diphyllobothrium: acque di sola risorgiva e acque di provenienza superficiale. Il ciclo produttivo, dopo una prima fase di allevamento degli avannotti in vasche le cui acque sono di risorgiva (o di pozzo), prevede lo stazionamento degli animali in raceways, alimentati con acqua superficiale; queste vasche rappresentano il punto a maggior rischio per la presenza eventuale di infestazione, dal momento che il corpo idrico che alimenta l’allevamento, proviene da un canale di derivazione del Ticino, emissario del lago Maggiore, dove la parassitosi è presente nella fauna ittica con diverse prevalenze a seconda dei diversi punti di prelievo (prevalenza 2-5%). Il prelievo è stato condotto nel punto di maggior rischio lungo la filiera produttiva e la numerosità campionaria è stata fissata a priori, con approccio conservativo, in modo da svelare la presenza del parassita nel caso in cui la sua prevalenza fosse pari almeno al 2% con un livello di sicurezza del 95%. Sono stati campionati 150 individui di taglia commerciale (350-500 g), suddivisi in 6 campagne di campionamento svolte tra l’estate 2014 e l’estate 2015, con cadenza bimestrale (25 esemplari per prelievo). L’esame parassitologico specifico effettuato mediante sfilettatura della porzione muscolare di entrambi i lati di ogni soggetto e visione mediante vetri compressori di tutti i muscoli non ha evidenziato in alcun esemplare la presenza di parassiti. Con questi risultati, si può quindi affermare, con una sicurezza pari al 95%, che la prevalenza del parassita nell’allevamento considerato non può comunque essere superiore al 2%. Questo approccio dovrebbe essere adottato in altri comparti produttivi posti in bacini idrografici afferenti ai grandi laghi alpini, in cui la presenza della difillobotriasi è ancora attuale, per raccogliere dati epidemiologici consistenti su tale parassitosi, in modo da rafforzare l’immagine della troticoltura nazionale, conferendo un plus valore ai prodotti dell’acquacoltura.
2015
Atti del XXI Convegno Nazionale S.I.P.I. Società Italiana Patologia Ittica
46
46
Bona, M., Righetti, M., Gustinelli, A., Scanzio, T., Burioli, E., Menconi, V., et al. (2015). RISULTATI PRELIMINARI SULLA VALUTAZIONE DEL “RISCHIO DIPHYLLOBOTHRIUM” IN TROTE IRIDEA (ONCORHYNCHUS MYKISS) ALLEVATE IN NORD-ITALIA.
Bona, M.C.; Righetti, M.; Gustinelli, A.; Scanzio, T.; Burioli, E.A.V.; Menconi, V.; Desiato, R.; Foglini, C.; Ru, G.; Pastorino, P.; Fioravanti, M.L....espandi
File in questo prodotto:
Eventuali allegati, non sono esposti

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/552860
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact