Tra le virosi ittiche, le infezioni da Rhabdovirus sono quelle a maggior impatto socio-economico. Ad oggi, sono state descritte più di 14 specie di Rhabdovirus che colpiscono sia specie ittiche d’acqua marina che dulciacquicole. Nell’ambito della famiglia Rhabdoviridae sono riconosciuti 11 generi, 3 dei quali (Novirhabdovirus, Perhabdovirus e Vesiculovirus) causano infezioni globalmente distribuite. Le specie responsabili di grandi epizoozie appartengono al genere Novirhabdovirus e Vesiculovirus; al primo sono ascrivibili il virus della setticemia emorragica virale (VHSV) e della necrosi ematopoietica infettiva (IHNV), mentre al genere Vesiculovirus appartiene il virus della viremia primaverile della carpa (SVCV). Il genere Perhabdovirus include 3 specie: Perch Rhabdovirus (PRV), Anguilla Rhabdovirus (AngRV) and Sea trout Rhabdovirus (STRV) con caratteristiche morfologiche e organizzazione genomica simile al genere Vesiculovirus. PRV è stato descritto per la prima volta in Francia, nel 1980, da soggetti adulti che mostravano atassia natatoria e sintomatologia nervosa; successivamente, episodi di mortalità causati da PRV sono stati riportati sia in allevamenti in Nord-Europa, sia occasionalmente in soggetti in ambiente naturale. Benché negli ultimi anni il numero di casi di PRV riportati nella popolazione di percidi sia in aumento, dati bibliografici riguardanti la diversità, lo spettro d’ospite e la distribuzione geografica di questo virus sono tutt’ora insufficienti. Nel presente lavoro viene descritto il primo focolaio in Italia di PRV, registrato in un allevamento in Emilia Romagna in giovanili di Perca fluviatilis di 30 giorni di età. Al momento dell’immissione nelle vasche la temperatura dell’acqua era di 20°C; i soggetti mostravano sintomatologia nervosa, con nuoto circolare o caratterizzato da scatti incontrollati, associata a gravi difficoltà respiratorie. La patologia era caratterizzata da un decorso acuto ad esito fatale, con mortalità cumulativa del 95% nell’arco di 1 settimana. Su un pool di 30 avannotti sono stati condotti l’esame batteriologico e parassitologico secondo metodiche e procedure di laboratorio standard. Per l’esame virologico, sono stati omogeneizzati pool di giovanili e inoculati in piastre 24 pozzetti su monostrati cellulari EPC e BF2. L’esame batteriologico ha permesso di isolare Aeromonas hydrophila, mentre l’esame parassitologico non ha messo in evidenza parassiti responsabili di malattia. Contestualmente, le indagini virologiche hanno mostrato la presenza di effetto citopatico su entrambi i tipi cellulari al secondo passaggio. Avanzato il sospetto diagnostico di PRV, è stata allestita una RT-PCR ad hoc, utilizzando primer che amplificano un frammento di 399 bp del gene L, disegnati sulla base di sequenze precedentemente depositate da Betts et al. (2003); sia l’omogenato di organi che il surnatante delle colture cellulari hanno mostrato una banda attesa confermando l’infezione da PRV. In assenza di piani di sorveglianza o di monitoraggio, il tasso di prevalenza e l’incidenza annuale di infezione sostenute da PRV restano ampiamente sconosciuti. Gli approfondimenti molecolari sul caso descritto sono tutt’ora in corso ma, da una prima analisi di sequenza effettuata sul gene L, il ceppo di PRV isolato presenta una similarità del 95% con l’isolato ka706_Finlandia_2002_KC 408701, indicando che l’infezione potrebbe essere molto più diffusa in Europa rispetto a quanto suggerisce il numero limitato di isolamenti registrati. Tale lavoro rappresenta la prima segnalazione in Italia di PRV, ma la distribuzione dell’infezione sul territorio nazionale risulta probabilmente sottostimata. Anche i dati sulla patogenicità del PRV restano insufficienti; tuttavia, diversi lavori fanno ipotizzare che il virus potrebbe rappresentare una seria minaccia sia per gli allevamenti ittici, sia per gli stock di popolazione di percidi selvatici. Pertanto, l’inserimento di PRV nei protocolli diagnostici routinari e un monitoraggio costante della malattia, favorirebbe l’acquisizione di dati e la valutazione reale dell’impatto di PRV sul territorio nazionale.

DESCRIZIONE DEL PRIMO FOCOLAIO DI PERCH RHABDOVIRUS (PRV) IN ITALIA – O1 / Caruso, C.; Gustinelli, A.; Prato, R.; Arsieni, P.; Caffara, M.; Acutis, P.L.; Peletto, S.; Saragaglia, C.; Masoero, L.; Fioravanti, M.L.; Prearo, M.. - STAMPA. - (2015), pp. 13-13. (Intervento presentato al convegno XXI Convegno Nazionale S.I.P.I. Società Italiana Patologia Ittica tenutosi a Chioggia (VE) nel 8-9 ottobre 2015).

DESCRIZIONE DEL PRIMO FOCOLAIO DI PERCH RHABDOVIRUS (PRV) IN ITALIA – O1

GUSTINELLI, ANDREA;CAFFARA, MONICA;FIORAVANTI, MARIALETIZIA;
2015

Abstract

Tra le virosi ittiche, le infezioni da Rhabdovirus sono quelle a maggior impatto socio-economico. Ad oggi, sono state descritte più di 14 specie di Rhabdovirus che colpiscono sia specie ittiche d’acqua marina che dulciacquicole. Nell’ambito della famiglia Rhabdoviridae sono riconosciuti 11 generi, 3 dei quali (Novirhabdovirus, Perhabdovirus e Vesiculovirus) causano infezioni globalmente distribuite. Le specie responsabili di grandi epizoozie appartengono al genere Novirhabdovirus e Vesiculovirus; al primo sono ascrivibili il virus della setticemia emorragica virale (VHSV) e della necrosi ematopoietica infettiva (IHNV), mentre al genere Vesiculovirus appartiene il virus della viremia primaverile della carpa (SVCV). Il genere Perhabdovirus include 3 specie: Perch Rhabdovirus (PRV), Anguilla Rhabdovirus (AngRV) and Sea trout Rhabdovirus (STRV) con caratteristiche morfologiche e organizzazione genomica simile al genere Vesiculovirus. PRV è stato descritto per la prima volta in Francia, nel 1980, da soggetti adulti che mostravano atassia natatoria e sintomatologia nervosa; successivamente, episodi di mortalità causati da PRV sono stati riportati sia in allevamenti in Nord-Europa, sia occasionalmente in soggetti in ambiente naturale. Benché negli ultimi anni il numero di casi di PRV riportati nella popolazione di percidi sia in aumento, dati bibliografici riguardanti la diversità, lo spettro d’ospite e la distribuzione geografica di questo virus sono tutt’ora insufficienti. Nel presente lavoro viene descritto il primo focolaio in Italia di PRV, registrato in un allevamento in Emilia Romagna in giovanili di Perca fluviatilis di 30 giorni di età. Al momento dell’immissione nelle vasche la temperatura dell’acqua era di 20°C; i soggetti mostravano sintomatologia nervosa, con nuoto circolare o caratterizzato da scatti incontrollati, associata a gravi difficoltà respiratorie. La patologia era caratterizzata da un decorso acuto ad esito fatale, con mortalità cumulativa del 95% nell’arco di 1 settimana. Su un pool di 30 avannotti sono stati condotti l’esame batteriologico e parassitologico secondo metodiche e procedure di laboratorio standard. Per l’esame virologico, sono stati omogeneizzati pool di giovanili e inoculati in piastre 24 pozzetti su monostrati cellulari EPC e BF2. L’esame batteriologico ha permesso di isolare Aeromonas hydrophila, mentre l’esame parassitologico non ha messo in evidenza parassiti responsabili di malattia. Contestualmente, le indagini virologiche hanno mostrato la presenza di effetto citopatico su entrambi i tipi cellulari al secondo passaggio. Avanzato il sospetto diagnostico di PRV, è stata allestita una RT-PCR ad hoc, utilizzando primer che amplificano un frammento di 399 bp del gene L, disegnati sulla base di sequenze precedentemente depositate da Betts et al. (2003); sia l’omogenato di organi che il surnatante delle colture cellulari hanno mostrato una banda attesa confermando l’infezione da PRV. In assenza di piani di sorveglianza o di monitoraggio, il tasso di prevalenza e l’incidenza annuale di infezione sostenute da PRV restano ampiamente sconosciuti. Gli approfondimenti molecolari sul caso descritto sono tutt’ora in corso ma, da una prima analisi di sequenza effettuata sul gene L, il ceppo di PRV isolato presenta una similarità del 95% con l’isolato ka706_Finlandia_2002_KC 408701, indicando che l’infezione potrebbe essere molto più diffusa in Europa rispetto a quanto suggerisce il numero limitato di isolamenti registrati. Tale lavoro rappresenta la prima segnalazione in Italia di PRV, ma la distribuzione dell’infezione sul territorio nazionale risulta probabilmente sottostimata. Anche i dati sulla patogenicità del PRV restano insufficienti; tuttavia, diversi lavori fanno ipotizzare che il virus potrebbe rappresentare una seria minaccia sia per gli allevamenti ittici, sia per gli stock di popolazione di percidi selvatici. Pertanto, l’inserimento di PRV nei protocolli diagnostici routinari e un monitoraggio costante della malattia, favorirebbe l’acquisizione di dati e la valutazione reale dell’impatto di PRV sul territorio nazionale.
2015
Atti del XXI Convegno Nazionale S.I.P.I. Società Italiana Patologia Ittica
13
13
DESCRIZIONE DEL PRIMO FOCOLAIO DI PERCH RHABDOVIRUS (PRV) IN ITALIA – O1 / Caruso, C.; Gustinelli, A.; Prato, R.; Arsieni, P.; Caffara, M.; Acutis, P.L.; Peletto, S.; Saragaglia, C.; Masoero, L.; Fioravanti, M.L.; Prearo, M.. - STAMPA. - (2015), pp. 13-13. (Intervento presentato al convegno XXI Convegno Nazionale S.I.P.I. Società Italiana Patologia Ittica tenutosi a Chioggia (VE) nel 8-9 ottobre 2015).
Caruso, C.; Gustinelli, A.; Prato, R.; Arsieni, P.; Caffara, M.; Acutis, P.L.; Peletto, S.; Saragaglia, C.; Masoero, L.; Fioravanti, M.L.; Prearo, M.
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