Questa raccolta di disegni vuole essere un documento variegato e incompleto del talento di Valentino Parmiani, concepito come un catalogo di punti di vista, di abilità e di atteggiamenti. Valentino coltivava diverse visioni dello scopo del disegno, tutte però sorrette da una qualità straordinaria del segno e della tecnica, sia che si trattasse di matita che di acquerello, di schizzo o di versione finale. In tutte prevale un senso di esattezza, di precisione e di servizio che il disegno deve svolgere nella sua missione descrittiva di ciò che si sceglie di guardare. Le parti del libro quindi riguardano delle categorie strumentali alla classificazione dei modi di fare del lavoro di Valentino e del suo modo di guardare e di trascrivere per immagini. La parte più chiara e consistente riguarda l’aspetto analitico, didattico e descrittivo nel quale il disegno diviene strumento di analisi tecnica costruttiva sia del paesaggio che della architettura, attraverso una progressione metodica e quasi scientifica; una rappresentazione geografica e tecnica che assume il disegno e la scrittura come strumenti oggettivi per la costruzione di un ipotetico Atlante del Paesaggio. Ma gli Atlanti si sa possono suggerire prospettive e classificazioni diverse. Provo ad elencarle: le montagne come soggetti, luoghi della memoria e quasi persone esse stesse; le architetture militari e le strutture funzionali che segnano l’uso, la storia e la riconoscibilità dei luoghi; le visioni immaginarie di luoghi costruiti; le restituzioni di atmosfere quasi letterarie; la precisa descrizione, in quanto tali, di profili rocciosi e di scorci naturali; l’invenzione di punti di osservazione mai visitati; la puntigliosa restituzione di elementi naturali variabili come i cieli, le nuvole, le onde, i nevai e i ghiacciai; la mutevole immagine dei paesaggi marini e la calma piatta e composta delle prospettive rurali; la catalogazione anche arbitraria, come forma di rappresentazione. Come un agrimensore o un geografo Valentino si pone davanti alla realtà per rilevarla con metodo, ma per poi restituirla con una sua interpretazione poetica e oggettiva. In questo non è pittore ma architetto, nel senso che dell’immagine non gli interessa solo la qualità estetica finale, ma il suo appartenere ad un progetto più vasto di osservazione e di storicizzazione dello spazio. Vorrei supporre che più che all’estetica Valentino pensasse all’etica del proprio lavoro che mette il talento al servizio di un progetto di conoscenza collettivo e superiore, anche se alla fine quello che gli piaceva era il disegnare.
Braghieri, G., Raggi, F., Fera, F.S., Pulelli, L. (2016). Valentino Parmiani. Paesaggi/Architetture. Forlì : La Greca Editori.
Valentino Parmiani. Paesaggi/Architetture
BRAGHIERI, GIANNI;FERA, FRANCESCO SAVERIO;PULELLI, LORENA
2016
Abstract
Questa raccolta di disegni vuole essere un documento variegato e incompleto del talento di Valentino Parmiani, concepito come un catalogo di punti di vista, di abilità e di atteggiamenti. Valentino coltivava diverse visioni dello scopo del disegno, tutte però sorrette da una qualità straordinaria del segno e della tecnica, sia che si trattasse di matita che di acquerello, di schizzo o di versione finale. In tutte prevale un senso di esattezza, di precisione e di servizio che il disegno deve svolgere nella sua missione descrittiva di ciò che si sceglie di guardare. Le parti del libro quindi riguardano delle categorie strumentali alla classificazione dei modi di fare del lavoro di Valentino e del suo modo di guardare e di trascrivere per immagini. La parte più chiara e consistente riguarda l’aspetto analitico, didattico e descrittivo nel quale il disegno diviene strumento di analisi tecnica costruttiva sia del paesaggio che della architettura, attraverso una progressione metodica e quasi scientifica; una rappresentazione geografica e tecnica che assume il disegno e la scrittura come strumenti oggettivi per la costruzione di un ipotetico Atlante del Paesaggio. Ma gli Atlanti si sa possono suggerire prospettive e classificazioni diverse. Provo ad elencarle: le montagne come soggetti, luoghi della memoria e quasi persone esse stesse; le architetture militari e le strutture funzionali che segnano l’uso, la storia e la riconoscibilità dei luoghi; le visioni immaginarie di luoghi costruiti; le restituzioni di atmosfere quasi letterarie; la precisa descrizione, in quanto tali, di profili rocciosi e di scorci naturali; l’invenzione di punti di osservazione mai visitati; la puntigliosa restituzione di elementi naturali variabili come i cieli, le nuvole, le onde, i nevai e i ghiacciai; la mutevole immagine dei paesaggi marini e la calma piatta e composta delle prospettive rurali; la catalogazione anche arbitraria, come forma di rappresentazione. Come un agrimensore o un geografo Valentino si pone davanti alla realtà per rilevarla con metodo, ma per poi restituirla con una sua interpretazione poetica e oggettiva. In questo non è pittore ma architetto, nel senso che dell’immagine non gli interessa solo la qualità estetica finale, ma il suo appartenere ad un progetto più vasto di osservazione e di storicizzazione dello spazio. Vorrei supporre che più che all’estetica Valentino pensasse all’etica del proprio lavoro che mette il talento al servizio di un progetto di conoscenza collettivo e superiore, anche se alla fine quello che gli piaceva era il disegnare.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.