Benedetto Croce, risolutamente contrario al tipo di esposizione unitaria che caratterizza le storie della letteratura, nelle quali l’artificio di connessioni estrinseche interviene ordinando gli scrittori e le opere per generi, per scuole o per distribuzione regionale, raccolse tra il 1914 e il 1915 i primi settanta saggi monografici di scrittori italiani che in quattro volumi formano La letteratura della nuova Italia. I testi crociani, che per non essere scambiati per cellule subordinate a un tutto organico sono detti anche «conversazioni critiche», vogliono essere il versante applicativo dell’Estetica alle lettere italiane, l’esemplificazione di una dottrina estetica, l’esercizio sperimentale della sua messa in atto, la realizzazione concreta di una teoresi e la verifica della sua funzionalità realizzata sul campo della letteratura più recente. È questa la ragione per cui nei medaglioni dedicati agli scrittori non sono rari i momenti nei quali ci si sofferma su problemi metodologici, messi in particolare rilievo in questo mio saggio. In questa fase a contare è solo l’opera, e non la si deve confondere con l’autore, né la biografia di questi deve condizionare il giudizio estetico, inducendo a tacerne i difetti poetici nel caso che si tratti di qualche figura ragguardevole per rilevanza sociale, per altri meriti acquisti o per l’indole amabile. Se l’opera d’arte trascende il suo artefice, essa non deve risentire della sua personalità etica, rimanendo estranea a fattori extra-estetici quali l’utile e il pedagogico, che assoggettano la poesia a fini educativi, in quella che era chiamata «estetica praticistica», concettuale o affettiva. Croce però non si è mai sottratto al divenire della storia. Se ne ha una riprova anche nella Letteratura della nuova Italia, soggetta, dopo i primi quattro volumi del ’14-’15, a una nuova serie di integrazioni cominciate a uscire sulla «Critica» dal ’34 e raccolte in due nuovi volumi, editi rispettivamente nel ’38 e nel ’40. Mentre nel primo Novecento egli poteva ancora accettare l’idea di poesia pura, dando di D’Annunzio un giudizio ancora non negativo perché in lui l’arte è distinta dalla morale e praticata nella sua dimensione pura e autonoma, dal tempo del Manifesto degli intellettuali antifascisti del 1925 la letteratura si poté giustificare per Croce solo come affermazione di vita civile e ogni possibile indulgenza per l’estetismo individuale alla D’Annunzio non poté più essere tollerato. Evidentemente la dittatura fascista gli aveva fatto mutare la prospettiva e attraverso l’esame delle monografie adunate nella Letteratura della nuova Italia, in questo mio testo si dà conto di tale movimento dialettico. Nell’insieme la raccolta è il rendiconto critico della produzione letteraria italiana di mezzo secolo, indagata in tutte le sue pieghe con una forza intellettuale capace di illustrarne gli aspetti con esiti anche discutibili, ma sempre ammirevoli per la loro perspicua chiarezza, per la profonda serietà razionale, intellettuale e morale.
Andrea, B. (2016). La letteratura della nuova Italia. Roma : Istituto della Enciclopedia Italiana.
La letteratura della nuova Italia
BATTISTINI, ANDREA
2016
Abstract
Benedetto Croce, risolutamente contrario al tipo di esposizione unitaria che caratterizza le storie della letteratura, nelle quali l’artificio di connessioni estrinseche interviene ordinando gli scrittori e le opere per generi, per scuole o per distribuzione regionale, raccolse tra il 1914 e il 1915 i primi settanta saggi monografici di scrittori italiani che in quattro volumi formano La letteratura della nuova Italia. I testi crociani, che per non essere scambiati per cellule subordinate a un tutto organico sono detti anche «conversazioni critiche», vogliono essere il versante applicativo dell’Estetica alle lettere italiane, l’esemplificazione di una dottrina estetica, l’esercizio sperimentale della sua messa in atto, la realizzazione concreta di una teoresi e la verifica della sua funzionalità realizzata sul campo della letteratura più recente. È questa la ragione per cui nei medaglioni dedicati agli scrittori non sono rari i momenti nei quali ci si sofferma su problemi metodologici, messi in particolare rilievo in questo mio saggio. In questa fase a contare è solo l’opera, e non la si deve confondere con l’autore, né la biografia di questi deve condizionare il giudizio estetico, inducendo a tacerne i difetti poetici nel caso che si tratti di qualche figura ragguardevole per rilevanza sociale, per altri meriti acquisti o per l’indole amabile. Se l’opera d’arte trascende il suo artefice, essa non deve risentire della sua personalità etica, rimanendo estranea a fattori extra-estetici quali l’utile e il pedagogico, che assoggettano la poesia a fini educativi, in quella che era chiamata «estetica praticistica», concettuale o affettiva. Croce però non si è mai sottratto al divenire della storia. Se ne ha una riprova anche nella Letteratura della nuova Italia, soggetta, dopo i primi quattro volumi del ’14-’15, a una nuova serie di integrazioni cominciate a uscire sulla «Critica» dal ’34 e raccolte in due nuovi volumi, editi rispettivamente nel ’38 e nel ’40. Mentre nel primo Novecento egli poteva ancora accettare l’idea di poesia pura, dando di D’Annunzio un giudizio ancora non negativo perché in lui l’arte è distinta dalla morale e praticata nella sua dimensione pura e autonoma, dal tempo del Manifesto degli intellettuali antifascisti del 1925 la letteratura si poté giustificare per Croce solo come affermazione di vita civile e ogni possibile indulgenza per l’estetismo individuale alla D’Annunzio non poté più essere tollerato. Evidentemente la dittatura fascista gli aveva fatto mutare la prospettiva e attraverso l’esame delle monografie adunate nella Letteratura della nuova Italia, in questo mio testo si dà conto di tale movimento dialettico. Nell’insieme la raccolta è il rendiconto critico della produzione letteraria italiana di mezzo secolo, indagata in tutte le sue pieghe con una forza intellettuale capace di illustrarne gli aspetti con esiti anche discutibili, ma sempre ammirevoli per la loro perspicua chiarezza, per la profonda serietà razionale, intellettuale e morale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


