Il saggio ripercorre analiticamente il programma, le rubriche, le fasi, i contenuti, le polemiche della «Critica», la rivista di cultura fondata da Benedetto Croce nel 1903 e attiva per 42 anni. Nel primo Novecento la cultura, e in particolare i suoi organi di dibattito rappresentati dalle riviste, escono dalla reticenza. Lo dimostra anche il periodico di Croce, che appare fin dal principio una rivista di schieramento sorta per sostenere la filosofia dell’idealismo. In particolare il saggio fa vedere l’indole polemica della «Critica», resa ancora più efficace e mordente dalla snellezza delle sue rubriche che, in sintonia con le forme brevi e incisive di primo Novecento, ricusano la pesantezza del trattato a favore di rapidi articoli, note ficcanti, «postille» pungenti, recensioni spigolose, dissacranti «frammenti di etica», aneddoti arguti, profili acuminati, sempre scaturiti da situazioni concrete e attuali. E per meglio coglierne la politica editoriale si seguono sia le dichiarazioni autobiografiche del Contributo alla critica di me stesso, sia le note diaristiche dei Taccuini, che registrano non solo i tempi di stesura degli articoli destinati da Croce alla rivista, ma anche le sue impressioni più franche e i suoi stati d’animo. Dopo avere ricostruito le ragioni che determinarono la volontà di far nascere la nuova rivista, il saggio si articola in tre momenti, corrispondenti ai periodi in cui si può suddividere la vita della rivista: gli anni corrispondenti al fiorire delle avanguardie storiche (1903-1914); gli anni che vanno dall’entrata in guerra dell’Italia fino al consolidamento del regime fascista (1915-1926), in cui, pur rimanendo la stessa la configurazione delle rubriche, come pure il criterio di cicli di articoli sopra un unico tema, cambia però il baricentro dei contenuti, ora più spostato sulla storia che, dei tre campi cui è consacrata la rivista, aveva avuto nella prima serie un rilievo minore della letteratura e della filosofia; e infine gli anni che giungono alla II guerra mondiale (1927-1944), nei quali paradossalmente «La critica», che senza l’oppressione del fascismo avrebbe rischiato di fossilizzarsi in un lavoro stancamente ripetitivo sulla scia dei precedenti lavori, trasse dalla dittatura un nuovo stimolo, una nuova ragione di vita, un nuovo vigore polemico che si esercitò in due modi: «indirettamente con le sue rubriche di storia civile e letteraria, le quali erano percorse e avvivate da quella opposizione e dalla nuova onda di affetto per la perduta libertà, e direttamente con le sue recensioni e postille e varietà» (B. Croce).

Battistini, A. (2016). «La Critica». Roma : Istituto della Enciclopedia Italiana.

«La Critica»

BATTISTINI, ANDREA
2016

Abstract

Il saggio ripercorre analiticamente il programma, le rubriche, le fasi, i contenuti, le polemiche della «Critica», la rivista di cultura fondata da Benedetto Croce nel 1903 e attiva per 42 anni. Nel primo Novecento la cultura, e in particolare i suoi organi di dibattito rappresentati dalle riviste, escono dalla reticenza. Lo dimostra anche il periodico di Croce, che appare fin dal principio una rivista di schieramento sorta per sostenere la filosofia dell’idealismo. In particolare il saggio fa vedere l’indole polemica della «Critica», resa ancora più efficace e mordente dalla snellezza delle sue rubriche che, in sintonia con le forme brevi e incisive di primo Novecento, ricusano la pesantezza del trattato a favore di rapidi articoli, note ficcanti, «postille» pungenti, recensioni spigolose, dissacranti «frammenti di etica», aneddoti arguti, profili acuminati, sempre scaturiti da situazioni concrete e attuali. E per meglio coglierne la politica editoriale si seguono sia le dichiarazioni autobiografiche del Contributo alla critica di me stesso, sia le note diaristiche dei Taccuini, che registrano non solo i tempi di stesura degli articoli destinati da Croce alla rivista, ma anche le sue impressioni più franche e i suoi stati d’animo. Dopo avere ricostruito le ragioni che determinarono la volontà di far nascere la nuova rivista, il saggio si articola in tre momenti, corrispondenti ai periodi in cui si può suddividere la vita della rivista: gli anni corrispondenti al fiorire delle avanguardie storiche (1903-1914); gli anni che vanno dall’entrata in guerra dell’Italia fino al consolidamento del regime fascista (1915-1926), in cui, pur rimanendo la stessa la configurazione delle rubriche, come pure il criterio di cicli di articoli sopra un unico tema, cambia però il baricentro dei contenuti, ora più spostato sulla storia che, dei tre campi cui è consacrata la rivista, aveva avuto nella prima serie un rilievo minore della letteratura e della filosofia; e infine gli anni che giungono alla II guerra mondiale (1927-1944), nei quali paradossalmente «La critica», che senza l’oppressione del fascismo avrebbe rischiato di fossilizzarsi in un lavoro stancamente ripetitivo sulla scia dei precedenti lavori, trasse dalla dittatura un nuovo stimolo, una nuova ragione di vita, un nuovo vigore polemico che si esercitò in due modi: «indirettamente con le sue rubriche di storia civile e letteraria, le quali erano percorse e avvivate da quella opposizione e dalla nuova onda di affetto per la perduta libertà, e direttamente con le sue recensioni e postille e varietà» (B. Croce).
2016
Croce e Gentile. La cultura italiana e l’Europa
91
99
Battistini, A. (2016). «La Critica». Roma : Istituto della Enciclopedia Italiana.
Battistini, A.
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