Il commento al saggio sulla Rivoluzione francese del 1789 di Alessandro Manzoni è un lavoro estremamente ampio e puntuale, che muove dal testo critico approntato dalle più recenti intraprese filologiche (Bognetti e Danzi 2000, Badini Confalonieri 2012) e che si compone di oltre cinquecento note, spesso assai lunghe e dettagliate, coinvolgenti tanto il corpo principale dell'opera quanto le 311 note autoriali, un corpus - quest'ultimo - in un certo senso secondario ma che necessitava di considerazione e vaglio non minore, e riservava importanti margini di riflessione sul metodo e sulle fonti manzoniane. Fin quasi alla morte l'autore milanese compose e corresse il suo gigantesco sforzo di critica e ricostruzione dell'evento rivoluzionario francese, sempre con accanita lucidità e grande indipendenza di vedute, scostandosi tanto dai racconti celebrativi quanto dalle propagandistiche condanne. Attingendo a un gran novero di memorie, testimonianze e atti parlamentari, il Manzoni racconta in maniera idiosincratica e appassionata, da giurista, da storico, da linguista e ovviamente anche da romanziere, la vicenda dei primi cruciali mesi del 1789 rivoluzionario, in cui a suo giudizio è già implicito tutto ciò che poi sarebbe venuto, fino al 18 brumaio napoleonico e oltre. Il commento è stato concepito in modo innovativo non come mero supporto erudito (biografie dei personaggi citati, indicazioni sui luoghi e sui tempi, scioglimento delle allusioni etc.) né come basico strumento di illustrazione/chiosa (note linguistiche, stilistiche, retoriche etc.), sebbene entrambe queste istanze siano largamente rappresentate, ma come ampliamento - nella forma del contrappunto - dell'originale prospettiva manzoniana e come suo posizionamento all'interno di una tradizione storiografica soprattutto francese e soprattutto ottocentesca. Per far ciò il commento dispone a contrappunto della voce dell'autore le voci e gli sguardi di alcuni tra i più significativi storici francesi del XIX secolo, come Tocqueville, Michelet, Quinet, Taine, Droz, de Poncins e le parole, ora livorose, ora profetiche, di testimoni come M.me de Staël, Chateaubriand, l’aristocratico Antoine Rivarol e molti altri, ma attinge anche dalle più recenti letture come quella di Furet e Richet, e da vari classici della storiografia moderna, come Bloch, Lefebvre e altri.

La rivoluzione francese del 1789 e la rivoluzione italiana del 1859. Osservazioni comparative

WEBER, LUIGI
2015

Abstract

Il commento al saggio sulla Rivoluzione francese del 1789 di Alessandro Manzoni è un lavoro estremamente ampio e puntuale, che muove dal testo critico approntato dalle più recenti intraprese filologiche (Bognetti e Danzi 2000, Badini Confalonieri 2012) e che si compone di oltre cinquecento note, spesso assai lunghe e dettagliate, coinvolgenti tanto il corpo principale dell'opera quanto le 311 note autoriali, un corpus - quest'ultimo - in un certo senso secondario ma che necessitava di considerazione e vaglio non minore, e riservava importanti margini di riflessione sul metodo e sulle fonti manzoniane. Fin quasi alla morte l'autore milanese compose e corresse il suo gigantesco sforzo di critica e ricostruzione dell'evento rivoluzionario francese, sempre con accanita lucidità e grande indipendenza di vedute, scostandosi tanto dai racconti celebrativi quanto dalle propagandistiche condanne. Attingendo a un gran novero di memorie, testimonianze e atti parlamentari, il Manzoni racconta in maniera idiosincratica e appassionata, da giurista, da storico, da linguista e ovviamente anche da romanziere, la vicenda dei primi cruciali mesi del 1789 rivoluzionario, in cui a suo giudizio è già implicito tutto ciò che poi sarebbe venuto, fino al 18 brumaio napoleonico e oltre. Il commento è stato concepito in modo innovativo non come mero supporto erudito (biografie dei personaggi citati, indicazioni sui luoghi e sui tempi, scioglimento delle allusioni etc.) né come basico strumento di illustrazione/chiosa (note linguistiche, stilistiche, retoriche etc.), sebbene entrambe queste istanze siano largamente rappresentate, ma come ampliamento - nella forma del contrappunto - dell'originale prospettiva manzoniana e come suo posizionamento all'interno di una tradizione storiografica soprattutto francese e soprattutto ottocentesca. Per far ciò il commento dispone a contrappunto della voce dell'autore le voci e gli sguardi di alcuni tra i più significativi storici francesi del XIX secolo, come Tocqueville, Michelet, Quinet, Taine, Droz, de Poncins e le parole, ora livorose, ora profetiche, di testimoni come M.me de Staël, Chateaubriand, l’aristocratico Antoine Rivarol e molti altri, ma attinge anche dalle più recenti letture come quella di Furet e Richet, e da vari classici della storiografia moderna, come Bloch, Lefebvre e altri.
2015
273
9788896117606
Weber, L.
File in questo prodotto:
Eventuali allegati, non sono esposti

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/546351
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact