Remo Scoto (1898-1965),di Ravenna ma bolognese d’adozione, pittore allievo di Augusto Majani in Accademia, grafico editoriale e pubblicitario, costumista, scenografo, attore dialettale e importante comprimario nelle compagnie teatrali Galliani, Gandolfi, Cevenini, Bruno Lanzarini. È stato l’interprete inimitabile del “sgner Pirein”, dell’avvocato Tartaglione, del “signor Nasuto”. Ha avuto, soprattutto, un ruolo rilevante nella storia del disegno chirurgico e dell’attività scientifica al Rizzoli nella prima metà del Novecento, un ruolo di eccellenza riconosciuto a livello internazionale. I suoi disegni sono la straordinaria interpretazione artistica della professionalità di Putti, Donati, Scaglietti, Schiassi, via di conoscenza per tutti i chirurghi, a Bologna e non solo. Il suo sguardo al servizio della scienza, della speranza di guarigione, è riuscito a coniugare etica e conoscenza.

L’occhio del medico/la mano dell’artista - la mano del medico/l’occhio dell’artista Il nudo umano è stato ed è tuttora cifra stabile della cultura mediterranea. Ha accompagnato sin dall’antichità tutte le culture che si sono affacciate sul Mediterraneo in forme facilmente imprimibili nella memoria, sempre presente nella sua concretezza, ora specchio della perfezione divina, ora espulso dal Paradiso Terrestre e oggetto di umiliazione e vergogna. Anche la tradizione cristiana mostrò interesse per il corpo umano e divenne presto abile nel ritrarre il nudo nelle scene dell’iconografia sacra, persino quando è il luogo del dolore e l’accompagna l’urlo dell’infelicità per l’abbondono del Paradiso. Talora lo studio del corpo ha fatto da cerniera fra l’arte e la scienza. L’intreccio è stato particolarmente vivace e fruttifero con Leonardo ed è proseguito per tutto il Cinquecento, trovando anche a Bologna testimoni eccellenti, mentre altrove le nudità, pur confermandosi la centralità del corpo, erano imbraghettate. Abbiamo visto nudi accademici, sessuofobi nudi velati, nudi senza veli, spiati, narcisi, disfatti, possenti, sofferenti, erculei, avvinghiati, umiliati, gloriosi, apollinei, corpi che si liquefano, impotenti, seducenti, esuberanti, flaccidi, convenzionali, sudici, malati. La fotografia, il cinema, internet, si sono subito impossessati del nudo e della sua epifania. Il sentimento del corpo vivo e parlante, la sua scomposizione liberatoria, ironica, drammatica, ci hanno accompagnato da Picasso a Bacon nel secolo scorso e ancora sono accanto a noi. Non solo nudi femminili, il maschio nudo è ormai occupante nell’immaginario collettivo una posizione quasi paritaria a quello femminile. Occorre costatare l’emergenza del nudo e il disinteresse per l’anatomia. L’analisi e le indagini sulle parti del corpo scompaiono e cedono il passo alla percezione sensuale della totalità. Non sarà questa l’occasione di interrogarsi sul crinale, interrogativo spesso ipocrita, tra il terreno dell’arte che resta entro la morale e quello dell’erotismo, dove il desiderio si trasforma in turbamento e può generare scandalo. Certo non possiamo, né vogliamo negare la vergogna di sé che nel racconto della Genesi accompagna Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso terrestre e che resta alla radice della cultura d’Occidente, né vanno dimenticati la tradizione di reticenze e repressioni espressa dalla società borghese dell’Ottocento e ancor prima dall’età di controriforma. Il gusto e la morale sono più volte mutati. La nudità, segno simbolico della nostra identità antropologica, quale forma d’arte e occasione di studio vestita dal linguaggio usato a rappresentarla, è in questo caso esclusa, come esclusa è la fusione di sensuale e geometrico che ci ha accompagnato dall’antichità classica.

Marinella Pigozzi (2014). L'occhio del chirurgo, la mano dell'artista. La mano del chirurgo, l'occhio dell'artista / The Surgeon's Eye, the Artist's Hand. The Surgeon's Hand, the Artist's Eye. Bologna : Editrice Compositori.

L'occhio del chirurgo, la mano dell'artista. La mano del chirurgo, l'occhio dell'artista / The Surgeon's Eye, the Artist's Hand. The Surgeon's Hand, the Artist's Eye

PIGOZZI, MARINELLA
2014

Abstract

L’occhio del medico/la mano dell’artista - la mano del medico/l’occhio dell’artista Il nudo umano è stato ed è tuttora cifra stabile della cultura mediterranea. Ha accompagnato sin dall’antichità tutte le culture che si sono affacciate sul Mediterraneo in forme facilmente imprimibili nella memoria, sempre presente nella sua concretezza, ora specchio della perfezione divina, ora espulso dal Paradiso Terrestre e oggetto di umiliazione e vergogna. Anche la tradizione cristiana mostrò interesse per il corpo umano e divenne presto abile nel ritrarre il nudo nelle scene dell’iconografia sacra, persino quando è il luogo del dolore e l’accompagna l’urlo dell’infelicità per l’abbondono del Paradiso. Talora lo studio del corpo ha fatto da cerniera fra l’arte e la scienza. L’intreccio è stato particolarmente vivace e fruttifero con Leonardo ed è proseguito per tutto il Cinquecento, trovando anche a Bologna testimoni eccellenti, mentre altrove le nudità, pur confermandosi la centralità del corpo, erano imbraghettate. Abbiamo visto nudi accademici, sessuofobi nudi velati, nudi senza veli, spiati, narcisi, disfatti, possenti, sofferenti, erculei, avvinghiati, umiliati, gloriosi, apollinei, corpi che si liquefano, impotenti, seducenti, esuberanti, flaccidi, convenzionali, sudici, malati. La fotografia, il cinema, internet, si sono subito impossessati del nudo e della sua epifania. Il sentimento del corpo vivo e parlante, la sua scomposizione liberatoria, ironica, drammatica, ci hanno accompagnato da Picasso a Bacon nel secolo scorso e ancora sono accanto a noi. Non solo nudi femminili, il maschio nudo è ormai occupante nell’immaginario collettivo una posizione quasi paritaria a quello femminile. Occorre costatare l’emergenza del nudo e il disinteresse per l’anatomia. L’analisi e le indagini sulle parti del corpo scompaiono e cedono il passo alla percezione sensuale della totalità. Non sarà questa l’occasione di interrogarsi sul crinale, interrogativo spesso ipocrita, tra il terreno dell’arte che resta entro la morale e quello dell’erotismo, dove il desiderio si trasforma in turbamento e può generare scandalo. Certo non possiamo, né vogliamo negare la vergogna di sé che nel racconto della Genesi accompagna Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso terrestre e che resta alla radice della cultura d’Occidente, né vanno dimenticati la tradizione di reticenze e repressioni espressa dalla società borghese dell’Ottocento e ancor prima dall’età di controriforma. Il gusto e la morale sono più volte mutati. La nudità, segno simbolico della nostra identità antropologica, quale forma d’arte e occasione di studio vestita dal linguaggio usato a rappresentarla, è in questo caso esclusa, come esclusa è la fusione di sensuale e geometrico che ci ha accompagnato dall’antichità classica.
2014
Remo Scoto 1898-1965. Arte e Scienza nel disegno chirurgico / Art and Science in surgical Illustration
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Marinella Pigozzi (2014). L'occhio del chirurgo, la mano dell'artista. La mano del chirurgo, l'occhio dell'artista / The Surgeon's Eye, the Artist's Hand. The Surgeon's Hand, the Artist's Eye. Bologna : Editrice Compositori.
Marinella Pigozzi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/546350
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