Al traguardo dell’Unità d’Italia, la Chiesa giunse con un bagaglio carico di molteplici iniziative, frutto di quella partecipazione alle politiche dell’istruzione che ciascuno dei governi restaurati aveva perseguito favorendo il legame tra la missione ecclesiale e l’impegno sociale. Nel clima di tensione innescato con lo Stato risorgimentale, la Chiesa si dedicò con rinnovata energia all’opera formativa delle nuove generazioni, impegnandosi non solo nella edificazione dei fedeli educati ai valori della tradizione cristiana, ma anche nella preparazione dei cittadini chiamati a tutelare gli interessi della Santa Sede sulla scena politica. Nei primi decenni unitari, nonostante la gerarchia ecclesiastica raccomandasse di fondare scuole proprie e gli esponenti dell’intransigentismo puntassero all’apertura di strutture educative dal chiaro orientamento religioso, il mondo cattolico non si chiuse in un pregiudiziale e radicale rifiuto delle istituzioni pubbliche: se da un lato l’esperienza di quegli anni può trovare una felice sintesi nel motto di Don Giovanni Bosco che puntava a plasmare un «buon cristiano e onesto cittadino», dall’altro, affacciandosi sulla frastagliata e complessa realtà locale, è possibile cogliere come la Chiesa seppe spendersi nel “formare l’italiano”, contribuendo effettivamente alla modernizzazione della Paese e facendo interagire il proprio contributo pedagogico con quello del potere politico. Gli esempi, a questo proposito, sono numerosi e consentono di affermare come l’azione educativa, che la Chiesa promossa all’indomani dell’unificazione italiana, non può ricevere etichette di opportunità, ma dev’essere letta e interpretata alla luce delle forme articolate attraverso cui si realizzò.

Le scuole cattoliche e la formazione del cittadino / NEGRUZZO SIMONA. - STAMPA. - (2012), pp. 117-130.

Le scuole cattoliche e la formazione del cittadino

NEGRUZZO, SIMONA
2012

Abstract

Al traguardo dell’Unità d’Italia, la Chiesa giunse con un bagaglio carico di molteplici iniziative, frutto di quella partecipazione alle politiche dell’istruzione che ciascuno dei governi restaurati aveva perseguito favorendo il legame tra la missione ecclesiale e l’impegno sociale. Nel clima di tensione innescato con lo Stato risorgimentale, la Chiesa si dedicò con rinnovata energia all’opera formativa delle nuove generazioni, impegnandosi non solo nella edificazione dei fedeli educati ai valori della tradizione cristiana, ma anche nella preparazione dei cittadini chiamati a tutelare gli interessi della Santa Sede sulla scena politica. Nei primi decenni unitari, nonostante la gerarchia ecclesiastica raccomandasse di fondare scuole proprie e gli esponenti dell’intransigentismo puntassero all’apertura di strutture educative dal chiaro orientamento religioso, il mondo cattolico non si chiuse in un pregiudiziale e radicale rifiuto delle istituzioni pubbliche: se da un lato l’esperienza di quegli anni può trovare una felice sintesi nel motto di Don Giovanni Bosco che puntava a plasmare un «buon cristiano e onesto cittadino», dall’altro, affacciandosi sulla frastagliata e complessa realtà locale, è possibile cogliere come la Chiesa seppe spendersi nel “formare l’italiano”, contribuendo effettivamente alla modernizzazione della Paese e facendo interagire il proprio contributo pedagogico con quello del potere politico. Gli esempi, a questo proposito, sono numerosi e consentono di affermare come l’azione educativa, che la Chiesa promossa all’indomani dell’unificazione italiana, non può ricevere etichette di opportunità, ma dev’essere letta e interpretata alla luce delle forme articolate attraverso cui si realizzò.
2012
Fare il cittadino. La formazione di un nuovo soggetto sociale nell’Europa tra XIX e XXI secolo
117
130
Le scuole cattoliche e la formazione del cittadino / NEGRUZZO SIMONA. - STAMPA. - (2012), pp. 117-130.
NEGRUZZO SIMONA
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