Parafrasando un po’ disinvoltamente l'Eupalino di Valéry, è il caso di domandarci come mai ci sono tanti edifici così precocemente sfregiati dal tempo, altri che mostrano di resistervi senza troppe sofferenze e alcuni –pochissimi- che sembrano addirittura migliorare invecchiando. Anche questo dipende probabilmente dal talento del costruttore. Basta progettarli e costruirli bene, e sapranno durare per millenni: sembra fin troppo ovvio. Solidi, robusti e resistenti, come i templi greci e gli acquedotti romani sopravvivranno al successo e poi al declino di chi li ha prodotti, e addirittura alle finalità che ne hanno animato la realizzazione, diventando fantastiche rovine piranesiane dal fascino irresistibile, per quanto un po’ decadente. Tutti? Certamente no. E forse neppure i pochi che potrebbero seriamente ambire a farcela. La situazione che ci si prospetta nel prossimo futuro quindi rende impossibile riproporre e riprodurre modelli di vita e di consumi sostanzialmente indifferenti rispetto ai loro effetti cumulati sull’ecosistema, con tutte le difficoltà che una simile correzione di rotta impone. E, fra gli altri, questa prospettiva ormai impellente mette fuori corso e rende improponibile anche il mito di “costruire per l’eternità” che, seppure ormai spesso solo in forma implicita, tuttavia sta ancora solidamente alla radice dell’idea stessa di architettura e della concezione del manufatto edilizio largamente condivisa dalle società occidentali. In alternativa ad una simile concezione, oggi si fa strada l’idea di un tempo relativo a cui guardare con più attenzione: il concetto di durata e quello di ciclo di vita di un manufatto, e quindi di un edificio, fondano nuovi modelli, più coerenti con le esigenze di contenimento del prelievo di risorse e la riduzione degli impatti indotti dalle attività umane sugli ecosistemi. E alimentano la messa a punto di nuovi strumenti, di metodi di simulazione, di tecniche di valutazione che aiutino i decisori a valutare le diverse alternative misurandone gli effetti indotti sugli equilibri globali.

Ciclo di vita dei materiali / E.Antonini. - STAMPA. - (2008), pp. 63-66.

Ciclo di vita dei materiali

ANTONINI, ERNESTO
2008

Abstract

Parafrasando un po’ disinvoltamente l'Eupalino di Valéry, è il caso di domandarci come mai ci sono tanti edifici così precocemente sfregiati dal tempo, altri che mostrano di resistervi senza troppe sofferenze e alcuni –pochissimi- che sembrano addirittura migliorare invecchiando. Anche questo dipende probabilmente dal talento del costruttore. Basta progettarli e costruirli bene, e sapranno durare per millenni: sembra fin troppo ovvio. Solidi, robusti e resistenti, come i templi greci e gli acquedotti romani sopravvivranno al successo e poi al declino di chi li ha prodotti, e addirittura alle finalità che ne hanno animato la realizzazione, diventando fantastiche rovine piranesiane dal fascino irresistibile, per quanto un po’ decadente. Tutti? Certamente no. E forse neppure i pochi che potrebbero seriamente ambire a farcela. La situazione che ci si prospetta nel prossimo futuro quindi rende impossibile riproporre e riprodurre modelli di vita e di consumi sostanzialmente indifferenti rispetto ai loro effetti cumulati sull’ecosistema, con tutte le difficoltà che una simile correzione di rotta impone. E, fra gli altri, questa prospettiva ormai impellente mette fuori corso e rende improponibile anche il mito di “costruire per l’eternità” che, seppure ormai spesso solo in forma implicita, tuttavia sta ancora solidamente alla radice dell’idea stessa di architettura e della concezione del manufatto edilizio largamente condivisa dalle società occidentali. In alternativa ad una simile concezione, oggi si fa strada l’idea di un tempo relativo a cui guardare con più attenzione: il concetto di durata e quello di ciclo di vita di un manufatto, e quindi di un edificio, fondano nuovi modelli, più coerenti con le esigenze di contenimento del prelievo di risorse e la riduzione degli impatti indotti dalle attività umane sugli ecosistemi. E alimentano la messa a punto di nuovi strumenti, di metodi di simulazione, di tecniche di valutazione che aiutino i decisori a valutare le diverse alternative misurandone gli effetti indotti sugli equilibri globali.
2008
Il Progetto Ecosostenibile. Metodi e soluzioni per la casa e la città
63
66
Ciclo di vita dei materiali / E.Antonini. - STAMPA. - (2008), pp. 63-66.
E.Antonini
File in questo prodotto:
Eventuali allegati, non sono esposti

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/54350
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact