Per una consuetudine che risale addirittura al Settecento le storie della letteratura italiana hanno sempre fatto spazio anche a opere e ad autori che sono stati degli scienziati, in primo luogo a Galileo e alla sua scuola. Dei loro scritti però si veniva a privilegiare non già l’aspetto propriamente scientifico, che in realtà ha un ruolo primario, ma le parti dotate di qualche pregio letterario, con un conseguente rovesciamento dei ruoli e dei fini. Una significativa inversione di tendenza, oggetto specifico di questo saggio, si è avuta dalla metà degli anni Sessanta del Novecento da parte di due studiosi dell’Università di Bologna, Ezio Raimondi e Maria Luisa Altieri Biagi. Raimondi, ispirandosi alla History of Ideas di Lovejoy, non si è più accostato alle opere degli scienziati dall’ottica di un principio estetico, interessato alla bella pagina, ma ha privilegiato una «letteratura d’idee», movendo dalla prospettiva di una sociologia della scienza, per indagare i rapporti tra il messaggio scientifico e i centri culturali contemporanei, ossia le istituzioni delle accademie, delle università, dei laboratori, delle biblioteche, dei collegi, in modo che la «filosofia della natura», come si diceva allora, diventasse un bene comune. Gli scienziati del Seicento sono così stati interpretati in chiave diversa, non più per dare risalto alla bella pagina, all’esercizio di stile che esibisce la bravura, ma per la sostanza speculativa, per il gusto dell’esattezza non più fine a se stessa, ma per le esigenze intrinseche al discorso operativo e comunicativo della scienza. Un’altra battaglia culturale, idealmente complementare, è stata combattuta, negli stessi anni, da Maria Luisa Altieri Biagi, sul versante della storia della lingua. I suoi studi sulla lingua di Galileo e su quella della medicina, dall’età medievale al Settecento, hanno voluto mettere a fuoco, più che le esigenze di carattere letterario, il significato epistemologico del rifiuto della terminologia peripatetica, l’esattezza lessicale più che l’eleganza, la linearità sintattica, l’audacia speculativa sottesa alla scelta di un termine piuttosto che un altro. L’obiettivo del saggio è dunque quello di mostrare il contributo che le ricerche svolte nell’Università di Bologna da Raimondi e da Altieri Biagi hanno dato per rivedere sotto una luce meno semplicistica i rapporti che intercorrono tra letteratura e scienza.

Le intersezioni tra letteratura e scienza

BATTISTINI, ANDREA
2015

Abstract

Per una consuetudine che risale addirittura al Settecento le storie della letteratura italiana hanno sempre fatto spazio anche a opere e ad autori che sono stati degli scienziati, in primo luogo a Galileo e alla sua scuola. Dei loro scritti però si veniva a privilegiare non già l’aspetto propriamente scientifico, che in realtà ha un ruolo primario, ma le parti dotate di qualche pregio letterario, con un conseguente rovesciamento dei ruoli e dei fini. Una significativa inversione di tendenza, oggetto specifico di questo saggio, si è avuta dalla metà degli anni Sessanta del Novecento da parte di due studiosi dell’Università di Bologna, Ezio Raimondi e Maria Luisa Altieri Biagi. Raimondi, ispirandosi alla History of Ideas di Lovejoy, non si è più accostato alle opere degli scienziati dall’ottica di un principio estetico, interessato alla bella pagina, ma ha privilegiato una «letteratura d’idee», movendo dalla prospettiva di una sociologia della scienza, per indagare i rapporti tra il messaggio scientifico e i centri culturali contemporanei, ossia le istituzioni delle accademie, delle università, dei laboratori, delle biblioteche, dei collegi, in modo che la «filosofia della natura», come si diceva allora, diventasse un bene comune. Gli scienziati del Seicento sono così stati interpretati in chiave diversa, non più per dare risalto alla bella pagina, all’esercizio di stile che esibisce la bravura, ma per la sostanza speculativa, per il gusto dell’esattezza non più fine a se stessa, ma per le esigenze intrinseche al discorso operativo e comunicativo della scienza. Un’altra battaglia culturale, idealmente complementare, è stata combattuta, negli stessi anni, da Maria Luisa Altieri Biagi, sul versante della storia della lingua. I suoi studi sulla lingua di Galileo e su quella della medicina, dall’età medievale al Settecento, hanno voluto mettere a fuoco, più che le esigenze di carattere letterario, il significato epistemologico del rifiuto della terminologia peripatetica, l’esattezza lessicale più che l’eleganza, la linearità sintattica, l’audacia speculativa sottesa alla scelta di un termine piuttosto che un altro. L’obiettivo del saggio è dunque quello di mostrare il contributo che le ricerche svolte nell’Università di Bologna da Raimondi e da Altieri Biagi hanno dato per rivedere sotto una luce meno semplicistica i rapporti che intercorrono tra letteratura e scienza.
2015
Una scienza bolognese? Figure e percorsi nella storiografia della scienza
127
147
Battistini, Andrea
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