Attraverso l’esame degli scritti di argomento militare di Francesco Algarotti si fa vedere il nuovo ruolo assunto dall’intellettuale nel Settecento, un secolo in cui, cominciandosi a formare un’opinione pubblica, la letteratura diventa una forma di orientamento dei lettori e assume il compito di “rammorbidire” materie ostiche e specialistiche come quelle dell’arte militare. A indirizzare Algarotti verso la polemologia è quindi la volontà di svelare le tattiche e le nascoste strategie degli stati e dei loro eserciti, di offrire al pubblico le ragioni di certe mosse, di mettere a nudo i pregi e i difetti dei comandanti, rimanendo sempre a contatto con la “realtà effettuale”. Acquista quindi un ruolo centrale nella sua disamina il magistero di Machiavelli, interpretato nella chiave illuministica di colui che svela gli arcana imperii. E anche della lezione dei classici non ci si appropria per un’opera di erudizione ma per meglio comprendere le strategie militari della contemporaneità. I volumi della storiografia critica si integrano con le notizie delle gazzette, facendo sì che la politica non sia più qualcosa di distante e di inaccessibile. Si ipotizza che questa accresciuta familiarità possa essere una delle cause che segnano la crisi irreversibile dell’epica e il decollo del romanzo, insieme con le fortune dei generi favoriti da Algarotti, ossia la lettera-saggio e l’articolo di giornale, che assorbono in sé i medaglioni biografici e l’aneddotica, esposti con parole che l’Autore, ricorrendo a una metafora topica, paragona alle «monete correnti e senza lega», a indicare uno stile conversevole e corrivo.

Battistini, A. (2016). Un conversevole soldato della «letteraria milizia». Roma : Aracne.

Un conversevole soldato della «letteraria milizia»

BATTISTINI, ANDREA
2016

Abstract

Attraverso l’esame degli scritti di argomento militare di Francesco Algarotti si fa vedere il nuovo ruolo assunto dall’intellettuale nel Settecento, un secolo in cui, cominciandosi a formare un’opinione pubblica, la letteratura diventa una forma di orientamento dei lettori e assume il compito di “rammorbidire” materie ostiche e specialistiche come quelle dell’arte militare. A indirizzare Algarotti verso la polemologia è quindi la volontà di svelare le tattiche e le nascoste strategie degli stati e dei loro eserciti, di offrire al pubblico le ragioni di certe mosse, di mettere a nudo i pregi e i difetti dei comandanti, rimanendo sempre a contatto con la “realtà effettuale”. Acquista quindi un ruolo centrale nella sua disamina il magistero di Machiavelli, interpretato nella chiave illuministica di colui che svela gli arcana imperii. E anche della lezione dei classici non ci si appropria per un’opera di erudizione ma per meglio comprendere le strategie militari della contemporaneità. I volumi della storiografia critica si integrano con le notizie delle gazzette, facendo sì che la politica non sia più qualcosa di distante e di inaccessibile. Si ipotizza che questa accresciuta familiarità possa essere una delle cause che segnano la crisi irreversibile dell’epica e il decollo del romanzo, insieme con le fortune dei generi favoriti da Algarotti, ossia la lettera-saggio e l’articolo di giornale, che assorbono in sé i medaglioni biografici e l’aneddotica, esposti con parole che l’Autore, ricorrendo a una metafora topica, paragona alle «monete correnti e senza lega», a indicare uno stile conversevole e corrivo.
2016
L’arte della guerra nel Settecento. I «Discorsi militari» di Francesco Algarotti
15
25
Battistini, A. (2016). Un conversevole soldato della «letteraria milizia». Roma : Aracne.
Battistini, Andrea
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