Questa pubblicazione è il frutto di una ricerca sulla traduttologia nei paesi slavi promossa e finanziata dal Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne (LILEC) dell’Università di Bologna, il cui punto culminante è stato un convegno internazionale svoltosi il 7-8 maggio 2014, al quale ha partecipato la gran parte degli autori di questo volume. L’assunto iniziale della ricerca, avviata nel 2011, era che, malgrado la loro ricchezza e il loro carattere spesso anticipatore, gli studi sulla traduzione condotti nei paesi slavi scontassero una persistente scarsa conoscenza oltreconfine, dovuta a diversi fattori tra cui, in primis, l’ancoramento a un apparato esemplificativo tratto da lingue e letterature nazionali scarsamente note in Occidente. «Die Grenzen meiner Sprache bedeuten die Grenzen meiner Welt», si potrebbe dire ancora con Wittgenstein. Non è un mistero che i manuali di teoria della traduzione diffusi nei paesi occidentali fondino il loro apparato argomentativo-esemplificativo su differenti contesti linguistico-culturali; né i principali repertori enciclopedici sul tema rendono giustizia dell’ampiezza e profondità del dibattito traduttologico nei paesi slavi. Perfino la ricezione delle tradizioni meglio conosciute, come quella russa o cecoslovacca, mostra ancora considerevoli lacune. È pur vero, d’altra parte, che i teorici slavi autori di libri seminali circolanti nelle principali lingue europee si possono contare sulle dita di una mano, o al massimo di due: R. Jakobson, J. Levý, A. Popovič, A. Ljudskanov, E. Tabakowska, P. Torop. Di qui la necessità di gettare luce su un contesto di ricerca estremamente ricco e sfaccettato, favorito e alimentato dal fatto che le culture slave sono tutte culture di traduzione, culture nelle quali il circuito della letteratura tradotta ha sempre interagito in modo molto intenso con il circuito della letteratura originale. Dall’inizio della nostra ricerca, nel 2011, l’interesse internazionale sull’argomento è notevolmente cresciuto, come dimostrano alcune recenti iniziative – e.g. numeri di rivista, convegni - volte a descrivere singole tradizioni traduttologiche sviluppatesi su un determinato territorio nazionale o seguendo un preciso paradigma di ricerca. Questo volume è il più ampio contributo complessivo sul tema a vedere la luce in una lingua occidentale. L’intento è quello di mostrare le peculiarità della riflessione scientifica sulla traduzione condotta in ciascun paese slavo, senza dimenticare le reciproche connessioni e gli elementi di dialogo, e senza tralasciare neppure di fornire i necessari riferimenti al periodo prescientifico. Tutte le aree della Slavia sono rappresentate e descritte, in modo certamente non esaustivo, ma tale, si spera, da stimolare l’ulteriore riflessione critica e aprire la strada a descrizioni più specifiche e approfondite.

Translation Theories in the Slavic Countries

CECCHERELLI, ANDREA;COSTANTINO, LORENZO;
2015

Abstract

Questa pubblicazione è il frutto di una ricerca sulla traduttologia nei paesi slavi promossa e finanziata dal Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne (LILEC) dell’Università di Bologna, il cui punto culminante è stato un convegno internazionale svoltosi il 7-8 maggio 2014, al quale ha partecipato la gran parte degli autori di questo volume. L’assunto iniziale della ricerca, avviata nel 2011, era che, malgrado la loro ricchezza e il loro carattere spesso anticipatore, gli studi sulla traduzione condotti nei paesi slavi scontassero una persistente scarsa conoscenza oltreconfine, dovuta a diversi fattori tra cui, in primis, l’ancoramento a un apparato esemplificativo tratto da lingue e letterature nazionali scarsamente note in Occidente. «Die Grenzen meiner Sprache bedeuten die Grenzen meiner Welt», si potrebbe dire ancora con Wittgenstein. Non è un mistero che i manuali di teoria della traduzione diffusi nei paesi occidentali fondino il loro apparato argomentativo-esemplificativo su differenti contesti linguistico-culturali; né i principali repertori enciclopedici sul tema rendono giustizia dell’ampiezza e profondità del dibattito traduttologico nei paesi slavi. Perfino la ricezione delle tradizioni meglio conosciute, come quella russa o cecoslovacca, mostra ancora considerevoli lacune. È pur vero, d’altra parte, che i teorici slavi autori di libri seminali circolanti nelle principali lingue europee si possono contare sulle dita di una mano, o al massimo di due: R. Jakobson, J. Levý, A. Popovič, A. Ljudskanov, E. Tabakowska, P. Torop. Di qui la necessità di gettare luce su un contesto di ricerca estremamente ricco e sfaccettato, favorito e alimentato dal fatto che le culture slave sono tutte culture di traduzione, culture nelle quali il circuito della letteratura tradotta ha sempre interagito in modo molto intenso con il circuito della letteratura originale. Dall’inizio della nostra ricerca, nel 2011, l’interesse internazionale sull’argomento è notevolmente cresciuto, come dimostrano alcune recenti iniziative – e.g. numeri di rivista, convegni - volte a descrivere singole tradizioni traduttologiche sviluppatesi su un determinato territorio nazionale o seguendo un preciso paradigma di ricerca. Questo volume è il più ampio contributo complessivo sul tema a vedere la luce in una lingua occidentale. L’intento è quello di mostrare le peculiarità della riflessione scientifica sulla traduzione condotta in ciascun paese slavo, senza dimenticare le reciproche connessioni e gli elementi di dialogo, e senza tralasciare neppure di fornire i necessari riferimenti al periodo prescientifico. Tutte le aree della Slavia sono rappresentate e descritte, in modo certamente non esaustivo, ma tale, si spera, da stimolare l’ulteriore riflessione critica e aprire la strada a descrizioni più specifiche e approfondite.
2015
232
978-88-97174-05-9
Ceccherelli, Andrea; Costantino, Lorenzo; Diddi, Cristiano
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/539124
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