Il saggio intende essere una chiave di lettura dell’esperienza storica del fascismo italiano dalle origini nel 1919 al suo epilogo nel 1945 e vuole evidenziare le svolte e i passaggi interni e insieme cogliere gli elementi più continuativi della sua Weltanschauung. Tra questi ultimi si individuano tratti che furono propri del neoimperialismo quale si sviluppò negli ultimi decenni dell’Ottocento in Europa, un aspetto questo finora mai messo a giorno, preferendosi stabilire comparazioni sincroniche – fra i diversi fascismi quali si affermarono in Europa tra le due guerre mondiali – anziché diacroniche – fra le esperienze anche interne ai regimi liberaldemocratici precedenti l’avvento dei fascismi. Dal 1919 al 1945 si assiste, comunque, a salti di qualità in corrispondenza delle conseguenze della crisi del ’29 in Europa e di un pensiero che – indirizzandosi la politica in direzione vieppiù imperialistica – si volge al razzismo e al popolazionismo. Dal pensiero si passa presto all’azione, con pratiche imperialistiche e razzistiche. Anche il popolazionismo, il militarismo e la politica ‘gendered’ del fascismo, con lo scopo di creare l’uomo e la donna ‘nuovi’, rispondono a questo progetto. Con la centralità assunta dall’imperialismo ci si discosta dalla concezione della nazione del primo fascismo per abbracciare l’idea di una civiltà che rifondi la stessa Europa grazie al ‘nuovo ordine del fascismo’. Il saggio mette anche in luce le diverse concezioni interne al fascismo italiano relativamente a questi nodi.
Gagliani, D. (2016). Dalla nazione alla civiltà fascista. Roma : Viella.
Dalla nazione alla civiltà fascista
GAGLIANI, DIANELLA
2016
Abstract
Il saggio intende essere una chiave di lettura dell’esperienza storica del fascismo italiano dalle origini nel 1919 al suo epilogo nel 1945 e vuole evidenziare le svolte e i passaggi interni e insieme cogliere gli elementi più continuativi della sua Weltanschauung. Tra questi ultimi si individuano tratti che furono propri del neoimperialismo quale si sviluppò negli ultimi decenni dell’Ottocento in Europa, un aspetto questo finora mai messo a giorno, preferendosi stabilire comparazioni sincroniche – fra i diversi fascismi quali si affermarono in Europa tra le due guerre mondiali – anziché diacroniche – fra le esperienze anche interne ai regimi liberaldemocratici precedenti l’avvento dei fascismi. Dal 1919 al 1945 si assiste, comunque, a salti di qualità in corrispondenza delle conseguenze della crisi del ’29 in Europa e di un pensiero che – indirizzandosi la politica in direzione vieppiù imperialistica – si volge al razzismo e al popolazionismo. Dal pensiero si passa presto all’azione, con pratiche imperialistiche e razzistiche. Anche il popolazionismo, il militarismo e la politica ‘gendered’ del fascismo, con lo scopo di creare l’uomo e la donna ‘nuovi’, rispondono a questo progetto. Con la centralità assunta dall’imperialismo ci si discosta dalla concezione della nazione del primo fascismo per abbracciare l’idea di una civiltà che rifondi la stessa Europa grazie al ‘nuovo ordine del fascismo’. Il saggio mette anche in luce le diverse concezioni interne al fascismo italiano relativamente a questi nodi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.