Lo Zoroastrismo può essere considerato senza ombra di dubbio come una delle più antiche religioni esistenti al mondo, la cui tradizione, nonostante le pur molteplici e controverse mutazioni, alcune veramente radicali, affonda le sue radici sin nella prima metà del primo millennio a.C., se non addirittura in fasi ben più remote, almeno dal punto di vista dell’eredità etno-linguistica e antropologico-rituale indo-iranica. Sebbene la definizione di “Zoroastrismo” rimandi alla figura, molto labile sul piano della ricostruzione storica, di un profeta, Zaraθuštra (ovvero Zoroastro, secondo la nomenclatura più diffusa nelle tradizioni occidentali a partire dalla forma greca Zorōástrēs), quella alternativa di “Mazdeismo” deriva, invece, dal nome della divinità suprema di tale culto, Ahura Mazdā (così in lingua avestica, ma Ahuramazdā in antico-persiano cuneiforme e, quindi, Ohrmazd in medio-persiano o pahlavi), il “Saggio Signore”, secondo quanto ci viene appunto tramandato dalla liturgia in avestico, la lingua sacra del rituale ancor oggi praticato dai sacerdoti incaricati della celebrazione dei riti. In realtà, vedremo nelle pagine seguenti che “Zoroastrismo” e “Mazdeismo”, a seconda delle scuole storico-religiose che si sono dedicate allo studio scientifico di tale tradizione, non sempre sono proprio sinonimi, soprattutto se in riferimento ai periodi più antichi. Infatti, la storia del culto di Ahura Mazdā, soprattutto per le sua fasi più arcaiche, presenta una serie ancora aperta e dibattuta di problemi interpretativi, strettamente legati a questioni di ordine filologico-esegetico del canone religioso e del suo contenuto; la profondità ed il tecnicismo di tali controversie hanno complicato enormemente lo studio dello Zoroastrismo, che oggettivamente pone difficoltà estremamente articolate e spinose. In questa sintesi, si cercherà, nei limiti del possibile, di presentare i fatti ed i problemi essenziali, in modo da non lasciare nulla per scontato, ma anche evitando specialismi eccessivi, per entrare in questioni di dettaglio solo ove ciò appaia strettamente necessario. Anzi, per evitare apriorismi di sorta si cercherà, senza rinunciare ad una cornice interpretativa, di distinguere sempre i fatti così come si presentano nelle fonti e la loro possibile interpretazione, in modo da orientare il lettore alla complessità di certe eventuali conclusioni e aiutarlo a prendere in considerazione anche frames differenti, o, forse, meglio ancora a riflettere su come rompere gli schemi attuali per suggerirne di nuovi. Ricordiamo che, oltre ai più comuni termini “Zoroastrismo” e “Mazdeismo”, si incontra, talora, anche la designazione di “Parsismo”, che appare in realtà oltremodo restrittiva ed inadeguata, giacché con essa si fa più specifico (e di fatto esclusivo) riferimento alla varietà religiosa praticata dalla comunità zoroastriana dell’India, minoranza di estrema importanza formatasi progressivamente per via dell’emigrazione forzata sopravvenuta con l’islamizzazione dell’Iran. La storia millenaria dello Zoroastrismo implica, altresì, che le lingue fondamentali nella sua tradizione teologica, rituale ed ecclesiologica, nonché quelle necessarie per seguire la storia delle sue comunità, siano state molte e ben diverse tra loro; innanzitutto l’avestico (noto in almeno due varietà principali), ma anche il pahlavi, il persiano ed il gujarati; hanno peraltro svolto funzioni importanti l’antico-persiano, il sogdiano ed altre lingue medio-iraniche, nonché il sanscrito, così, come per una corretta ricostruzione del suo passato è risultato necessario l’ausilio di molte altre tradizioni linguistiche antiche e moderne. Sotto questo profilo, la storia della cultura mazdaica, così come quella dell’Iran preislamico, hanno un’importanza straordinaria nel quadro dei rapporti interculturali tra Oriente ed Occidente, non solo in relazione ai complessi eventi prodotti dalle sintesi geopolitiche rappresentate prima dall’Impero Achemenide, poi da quello Sasanide, nei loro complessi rapporti militari, economici e intellettuali con il mondo classico e quello romano-bizantino, come sul fronte opposto con India, mondo arabo e Cina, ma anche per l’inevitabile intersecarsi di complessi fenomeni di incontro e scontro tra religioni diverse, quali quella buddhista, cristiana e manichea, solo per menzionare alcune tra le più importanti.
Zoroastrismo. Storia, temi, attualità / Panaino, Antonio. - STAMPA. - (2016), pp. 1-178.
Zoroastrismo. Storia, temi, attualità.
PANAINO, ANTONIO CLEMENTE DOMENICO
2016
Abstract
Lo Zoroastrismo può essere considerato senza ombra di dubbio come una delle più antiche religioni esistenti al mondo, la cui tradizione, nonostante le pur molteplici e controverse mutazioni, alcune veramente radicali, affonda le sue radici sin nella prima metà del primo millennio a.C., se non addirittura in fasi ben più remote, almeno dal punto di vista dell’eredità etno-linguistica e antropologico-rituale indo-iranica. Sebbene la definizione di “Zoroastrismo” rimandi alla figura, molto labile sul piano della ricostruzione storica, di un profeta, Zaraθuštra (ovvero Zoroastro, secondo la nomenclatura più diffusa nelle tradizioni occidentali a partire dalla forma greca Zorōástrēs), quella alternativa di “Mazdeismo” deriva, invece, dal nome della divinità suprema di tale culto, Ahura Mazdā (così in lingua avestica, ma Ahuramazdā in antico-persiano cuneiforme e, quindi, Ohrmazd in medio-persiano o pahlavi), il “Saggio Signore”, secondo quanto ci viene appunto tramandato dalla liturgia in avestico, la lingua sacra del rituale ancor oggi praticato dai sacerdoti incaricati della celebrazione dei riti. In realtà, vedremo nelle pagine seguenti che “Zoroastrismo” e “Mazdeismo”, a seconda delle scuole storico-religiose che si sono dedicate allo studio scientifico di tale tradizione, non sempre sono proprio sinonimi, soprattutto se in riferimento ai periodi più antichi. Infatti, la storia del culto di Ahura Mazdā, soprattutto per le sua fasi più arcaiche, presenta una serie ancora aperta e dibattuta di problemi interpretativi, strettamente legati a questioni di ordine filologico-esegetico del canone religioso e del suo contenuto; la profondità ed il tecnicismo di tali controversie hanno complicato enormemente lo studio dello Zoroastrismo, che oggettivamente pone difficoltà estremamente articolate e spinose. In questa sintesi, si cercherà, nei limiti del possibile, di presentare i fatti ed i problemi essenziali, in modo da non lasciare nulla per scontato, ma anche evitando specialismi eccessivi, per entrare in questioni di dettaglio solo ove ciò appaia strettamente necessario. Anzi, per evitare apriorismi di sorta si cercherà, senza rinunciare ad una cornice interpretativa, di distinguere sempre i fatti così come si presentano nelle fonti e la loro possibile interpretazione, in modo da orientare il lettore alla complessità di certe eventuali conclusioni e aiutarlo a prendere in considerazione anche frames differenti, o, forse, meglio ancora a riflettere su come rompere gli schemi attuali per suggerirne di nuovi. Ricordiamo che, oltre ai più comuni termini “Zoroastrismo” e “Mazdeismo”, si incontra, talora, anche la designazione di “Parsismo”, che appare in realtà oltremodo restrittiva ed inadeguata, giacché con essa si fa più specifico (e di fatto esclusivo) riferimento alla varietà religiosa praticata dalla comunità zoroastriana dell’India, minoranza di estrema importanza formatasi progressivamente per via dell’emigrazione forzata sopravvenuta con l’islamizzazione dell’Iran. La storia millenaria dello Zoroastrismo implica, altresì, che le lingue fondamentali nella sua tradizione teologica, rituale ed ecclesiologica, nonché quelle necessarie per seguire la storia delle sue comunità, siano state molte e ben diverse tra loro; innanzitutto l’avestico (noto in almeno due varietà principali), ma anche il pahlavi, il persiano ed il gujarati; hanno peraltro svolto funzioni importanti l’antico-persiano, il sogdiano ed altre lingue medio-iraniche, nonché il sanscrito, così, come per una corretta ricostruzione del suo passato è risultato necessario l’ausilio di molte altre tradizioni linguistiche antiche e moderne. Sotto questo profilo, la storia della cultura mazdaica, così come quella dell’Iran preislamico, hanno un’importanza straordinaria nel quadro dei rapporti interculturali tra Oriente ed Occidente, non solo in relazione ai complessi eventi prodotti dalle sintesi geopolitiche rappresentate prima dall’Impero Achemenide, poi da quello Sasanide, nei loro complessi rapporti militari, economici e intellettuali con il mondo classico e quello romano-bizantino, come sul fronte opposto con India, mondo arabo e Cina, ma anche per l’inevitabile intersecarsi di complessi fenomeni di incontro e scontro tra religioni diverse, quali quella buddhista, cristiana e manichea, solo per menzionare alcune tra le più importanti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.