Abbiamo bussato e ci hanno aperto. Ci hanno cercato e abbiamo risposto. Abbiamo incontrato gente di sport. Ci siamo parlati, ci siamo capiti. Nel dire che lo sport è strada educativa. Abbiamo incontrato gente d’azienda. Si è convenuto che si scrive lavoro e si legge uomo. Che l’uomo che lavora e che si presenta ai cancelli non mette la tuta e diventa robot. Sotto la tuta c’è l’uomo di prima. Con pensieri leggeri o pensieri dolenti, con sorriso di volto o volto sperduto. Abbiamo incontrato genitori e insegnanti, su invito di scuole e comuni. Per dire che il figlio è un ragazzo con pensieri nascenti che vanno ascoltati. Per dire che lo studente è un ragazzo e che vale lo sguardo a ciascuno rivolto. E capire la classe segreta. Abbiamo incontrato ragazzi per dire che la vita è bella. Li abbiamo portati a pensare al tanto che abbiamo. La bellezza di un pianeta che sembra fatto apposta per noi, gli esseri umani. La generosità della Terra con il suo eterno ritorno di doni in ogni stagione dell’anno. E la nostra capacità di amare. Tutto il resto è superfluo o conta di meno. Il volume esprime la specificità delle comunità terapeutiche italiane e cioè la gestione collettiva della crisi della presenza. Invece che essere confinati nelle riserve indiane della terapia uno a uno (anche laddove necessaria, mai da sola sufficiente) la vita di gruppo, lo specchiarsi negli altri ogni giorno consente alle soggettività, normalmente imprigionate da modelli esterni standard, di “fare il loro gioco”, di venire in luce e di permettere alle persone, anche alle più ferite e lacerate, di ritrovare se stesse e l’attaccamento alla vita necessario a chiunque per andare avanti. Riportare la società a misura d’uomo, uscire dalla logica incrementale del successo e del consumo e ridare vita alla dimensione collettiva sono tra le cose migliori che le comunità tendono a fare, valendosi in realtà, cosa che non molti hanno compreso, di quel millenario patrimonio di cultura contadina di cui il nostro paese è dotato. Le radici delle comunità terapeutiche poggiano sulle radici più profonde della cultura rurale italiana. Prima che sia del tutto tardi, è ora di ritrovarle.

Comunità terapeutica e comunità locale. Dalla vulnerabilità alla condivisione / Natale Bottura; Sergio Bovi; Giovanni Pieretti. - STAMPA. - (2016), pp. 1-125.

Comunità terapeutica e comunità locale. Dalla vulnerabilità alla condivisione

PIERETTI, GIOVANNI
2016

Abstract

Abbiamo bussato e ci hanno aperto. Ci hanno cercato e abbiamo risposto. Abbiamo incontrato gente di sport. Ci siamo parlati, ci siamo capiti. Nel dire che lo sport è strada educativa. Abbiamo incontrato gente d’azienda. Si è convenuto che si scrive lavoro e si legge uomo. Che l’uomo che lavora e che si presenta ai cancelli non mette la tuta e diventa robot. Sotto la tuta c’è l’uomo di prima. Con pensieri leggeri o pensieri dolenti, con sorriso di volto o volto sperduto. Abbiamo incontrato genitori e insegnanti, su invito di scuole e comuni. Per dire che il figlio è un ragazzo con pensieri nascenti che vanno ascoltati. Per dire che lo studente è un ragazzo e che vale lo sguardo a ciascuno rivolto. E capire la classe segreta. Abbiamo incontrato ragazzi per dire che la vita è bella. Li abbiamo portati a pensare al tanto che abbiamo. La bellezza di un pianeta che sembra fatto apposta per noi, gli esseri umani. La generosità della Terra con il suo eterno ritorno di doni in ogni stagione dell’anno. E la nostra capacità di amare. Tutto il resto è superfluo o conta di meno. Il volume esprime la specificità delle comunità terapeutiche italiane e cioè la gestione collettiva della crisi della presenza. Invece che essere confinati nelle riserve indiane della terapia uno a uno (anche laddove necessaria, mai da sola sufficiente) la vita di gruppo, lo specchiarsi negli altri ogni giorno consente alle soggettività, normalmente imprigionate da modelli esterni standard, di “fare il loro gioco”, di venire in luce e di permettere alle persone, anche alle più ferite e lacerate, di ritrovare se stesse e l’attaccamento alla vita necessario a chiunque per andare avanti. Riportare la società a misura d’uomo, uscire dalla logica incrementale del successo e del consumo e ridare vita alla dimensione collettiva sono tra le cose migliori che le comunità tendono a fare, valendosi in realtà, cosa che non molti hanno compreso, di quel millenario patrimonio di cultura contadina di cui il nostro paese è dotato. Le radici delle comunità terapeutiche poggiano sulle radici più profonde della cultura rurale italiana. Prima che sia del tutto tardi, è ora di ritrovarle.
2016
125
9788891735959
Comunità terapeutica e comunità locale. Dalla vulnerabilità alla condivisione / Natale Bottura; Sergio Bovi; Giovanni Pieretti. - STAMPA. - (2016), pp. 1-125.
Natale Bottura; Sergio Bovi; Giovanni Pieretti
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/534456
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