La documentazione conservata nell’Archivio Capitolare di Vercelli rappresenta un oggetto di studio privilegiato per il tema delle copie e dei falsi: come noto la maggior parte dei diplomi di età ottoniana per la chiesa di Vercelli ci sono giunti attraverso copie interpolate e palesi falsificazioni collegate allo scontro che oppose il più importante dei “vescovi imperiali” italici, Leone (998-1026), ad Arduino marchese di Ivrea e poi re d’Italia (1002-1004, 1014). La problematicità della documentazione conservata, e la complicazione data dai successivi interventi di riscrittura operati in età comunale, hanno condotto la storiografia a conclusioni divergenti sull’autenticità e sulle modalità di produzione dei diplomi imperiali, in particolare di Ottone III ed Enrico II, conservati per la maggior parte solo in copie tarde. Il contributo intende concentrarsi sugli unici due casi in cui si conservino sia le copie, sia gli originali, di documenti pubblici del periodo considerato: due casi per i quali è dunque possibile un confronto degli elementi estrinseci, oltre che la valutazione del significato storico degli aspetti patrimoniali e politici degli atti nel momento di emissione e in quello di copia. La prima copia considerata è un documento databile paleograficamente alla seconda metà del secolo XII che riunisce in un’unica pergamena due diplomi di secolo X: 1) la donazione effettuata nel 945 dai re Ugo e Lotario degli alvei dei fiumi Sesia e Cervo a favore dei canonici vercellesi (DUL 81); 2) il diploma con il quale Ottone III nel 997 prendeva sotto la sua protezione gli stessi canonici e i loro beni (DOIII 264). La pergamena ha le caratteristiche della copia parzialmente imitativa e riprende alcuni dei caratteri estrinseci degli originali. Nonostante porti traccia di una successiva piegatura, essa originariamente doveva far parte di una serie documentaria legata in forma di rotolo che attestava i diritti dei canonici, come si può desumere dai segni di cucitura in alto e in basso nella pergamena. La produzione di questa copia può essere messa in relazione con la disputa che a metà del secolo XII contrappose i canonici al vescovo, e che fu vinta dai canonici proprio in forza dei due privilegi qui riuniti, dando il via a un processo di precisazione e riorganizzazione del patrimonio capitolare. 1) La riconsiderazione del contesto di emissione della donazione di Ugo e Lotario del 945 permette di comprenderne il significato politico e le modalità di redazione. Si tratta di un atto imposto da Berengario II ai due re ormai privi di potere dopo il “colpo di stato” della Pasqua del 945: il privilegio va a favore del vescovo Attone, autore del dettato del privilegio e sostenitore del marchio Berengario, vero padrone del regno. Il diploma, di scrittore altrimenti ignoto, fu probabilmente preparato dallo stesso ricevente. L’ottenimento del privilegio si accompagna alla riorganizzazione della canonica eusebiana attuata anche attraverso una contemporanea donazione fatta dal vescovo stesso, di cui si conserva l’originale a Vercelli. 2) Il diploma di Ottone III del 997, unico originale (su 6 atti!) di quell’imperatore conservato a Vercelli, si situa all’indomani dell’uccisione del vescovo Pietro e attesta la proprietà da parte dei canonici dell’importante corte incastellata di Caresana. Sulla nota vicenda di questa corte, donata tre volte ai canonici di Vercelli da tre donatori diversi tra 987 e 996 è possibile indicare due nuovi dati documentari: - Una querela fatta dagli uomini di Caresana al vescovo Adalberto sui soprusi dei fautori di Arduino, databile alla seconda metà del 998, copiata nel ms. XXI (19) della Capitolare Veronese. - La presenza nell’Archivio Capitolare vercellese dell’originale del placito inerente il possesso di Caresana del settembre 996, originale di cui non si avvalse Cesare Manaresi per l’edizione nei Placiti del Regno Italico (Doc. 230). Proprio quest’ultimo documento rappresenta l’altro caso in cui possediamo sia l’originale, sia una copia di secolo XI (quella su cui si basa l’edizione Manaresi) di un atto pubblico indirizzato ai canonici vercellesi.
Vignodelli, G. (2018). Prima di Leone. Originali e copie di diplomi regi e imperiali nell’Archivio Capitolare di Vercelli. Leipzig : n.n..
Prima di Leone. Originali e copie di diplomi regi e imperiali nell’Archivio Capitolare di Vercelli
VIGNODELLI, GIACOMO
2018
Abstract
La documentazione conservata nell’Archivio Capitolare di Vercelli rappresenta un oggetto di studio privilegiato per il tema delle copie e dei falsi: come noto la maggior parte dei diplomi di età ottoniana per la chiesa di Vercelli ci sono giunti attraverso copie interpolate e palesi falsificazioni collegate allo scontro che oppose il più importante dei “vescovi imperiali” italici, Leone (998-1026), ad Arduino marchese di Ivrea e poi re d’Italia (1002-1004, 1014). La problematicità della documentazione conservata, e la complicazione data dai successivi interventi di riscrittura operati in età comunale, hanno condotto la storiografia a conclusioni divergenti sull’autenticità e sulle modalità di produzione dei diplomi imperiali, in particolare di Ottone III ed Enrico II, conservati per la maggior parte solo in copie tarde. Il contributo intende concentrarsi sugli unici due casi in cui si conservino sia le copie, sia gli originali, di documenti pubblici del periodo considerato: due casi per i quali è dunque possibile un confronto degli elementi estrinseci, oltre che la valutazione del significato storico degli aspetti patrimoniali e politici degli atti nel momento di emissione e in quello di copia. La prima copia considerata è un documento databile paleograficamente alla seconda metà del secolo XII che riunisce in un’unica pergamena due diplomi di secolo X: 1) la donazione effettuata nel 945 dai re Ugo e Lotario degli alvei dei fiumi Sesia e Cervo a favore dei canonici vercellesi (DUL 81); 2) il diploma con il quale Ottone III nel 997 prendeva sotto la sua protezione gli stessi canonici e i loro beni (DOIII 264). La pergamena ha le caratteristiche della copia parzialmente imitativa e riprende alcuni dei caratteri estrinseci degli originali. Nonostante porti traccia di una successiva piegatura, essa originariamente doveva far parte di una serie documentaria legata in forma di rotolo che attestava i diritti dei canonici, come si può desumere dai segni di cucitura in alto e in basso nella pergamena. La produzione di questa copia può essere messa in relazione con la disputa che a metà del secolo XII contrappose i canonici al vescovo, e che fu vinta dai canonici proprio in forza dei due privilegi qui riuniti, dando il via a un processo di precisazione e riorganizzazione del patrimonio capitolare. 1) La riconsiderazione del contesto di emissione della donazione di Ugo e Lotario del 945 permette di comprenderne il significato politico e le modalità di redazione. Si tratta di un atto imposto da Berengario II ai due re ormai privi di potere dopo il “colpo di stato” della Pasqua del 945: il privilegio va a favore del vescovo Attone, autore del dettato del privilegio e sostenitore del marchio Berengario, vero padrone del regno. Il diploma, di scrittore altrimenti ignoto, fu probabilmente preparato dallo stesso ricevente. L’ottenimento del privilegio si accompagna alla riorganizzazione della canonica eusebiana attuata anche attraverso una contemporanea donazione fatta dal vescovo stesso, di cui si conserva l’originale a Vercelli. 2) Il diploma di Ottone III del 997, unico originale (su 6 atti!) di quell’imperatore conservato a Vercelli, si situa all’indomani dell’uccisione del vescovo Pietro e attesta la proprietà da parte dei canonici dell’importante corte incastellata di Caresana. Sulla nota vicenda di questa corte, donata tre volte ai canonici di Vercelli da tre donatori diversi tra 987 e 996 è possibile indicare due nuovi dati documentari: - Una querela fatta dagli uomini di Caresana al vescovo Adalberto sui soprusi dei fautori di Arduino, databile alla seconda metà del 998, copiata nel ms. XXI (19) della Capitolare Veronese. - La presenza nell’Archivio Capitolare vercellese dell’originale del placito inerente il possesso di Caresana del settembre 996, originale di cui non si avvalse Cesare Manaresi per l’edizione nei Placiti del Regno Italico (Doc. 230). Proprio quest’ultimo documento rappresenta l’altro caso in cui possediamo sia l’originale, sia una copia di secolo XI (quella su cui si basa l’edizione Manaresi) di un atto pubblico indirizzato ai canonici vercellesi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.