Il saggio indaga e riflette sui peculiari caratteri e sulle modificazioni che intervengono nella città contemporanea e sul loro senso, sulle conseguenze connesse alla tendenza di quest’ultima ad assumere una dimensione "tendenzialmente infinita" e sui processi di de-territorializzazione in atto; a fronte di processi apparentemente incontrollabili, poiché sempre più rapidi e "immediati", che sembrano aver relegato l'architettura ad un ruolo sempre più marginale, lo scritto riconosce l'attualità dell’architettura nel suo carattere scientifico, esaltando, attraverso la lettura dei rapporti compositivi che i documenti carto-iconografici storici rivelano, la possibilità e il valore conoscitivo della scelta razionale in architettura. Se la città contemporanea sembra aver spezzato il proprio legame con la tradizione, imponendo quell'unico tema ricorrente della modernità che accomuna ormai tecnici, progettisti e amministratori in un'unica superstizione del nuovo, le vicende che si sono drammaticamente consumate sotto i nostri occhi derivano dal modo con cui abbiamo inteso il nostro mestiere, dall'arbitraria frammentazione imposta al sapere, dallo spostamento di fatti e concetti rispetto alla razionalità della pratica nata dall'esperienza, dalla scompaginazione del disegno antico e permanente dei luoghi avvenuta nell'indifferenza, spingendosi talvolta fino alla rovina anche dei loro caratteri naturali. Una distruzione che ha investito in modo più sbrigativo le campagne, luogo in cui natura e artificio più facilmente sono ignorati in nome di un equivoco che identifica il vuoto con il nulla; i territori edificati non sono intesi come un vuoto abitato e costruito con densità e caratteri diversi da quelli urbani, ma come "inesistente" appunto, secondo un concetto che, come per le periferie, traduce la distanza fisica in distanza logica. L'esito di questi processi è registrato dalle carte storiche che riportano il disegno planimetrico dell'unità indissolubile dei processi costruttivi. Rinunciando ad ogni valenza figurativa ed ad ogni pretesa di verosimiglianza, la rappresentazione persegue una conoscenza razionale e reale dei fatti e dei luoghi, una conoscenza che paradossalmente sembra sfuggire a chi non voglia seguire l'astratto procedimento che il sistema topografico richiede. Ma se la questione centrale non è più la disposizione sul suolo degli edifici, se si separa la dimensione scientifica dei fatti urbani dalla loro percezione sensibile, l'architettura perde la sua sostanza spaziale restringendosi ad un problema di trattamento delle superfici, in ciò sospinta all'interno delle elaborazioni delle arti figurative e ad esse subalterna. Il ragionamento permette di delineare alcuni contributi positivi per l’assetto della Großstadt attuale, a partire da tutta la complessità dei suoi moderni problemi, riconoscendo che la questione centrale è ancora una volta l’elaborazione di un’idea complessiva, di una centralità perduta nei reali meccanismi del farsi della città contemporanea. Opere, manufatti e impianti insediativi restano disponibili all’analisi che ne dimostri la logica e che consenta, inserendosi in essa, di proseguirne la costruzione come è sempre avvenuto, attraverso il progressivo fronteggiarsi di dati di necessità e fatti di invenzione. L’ordinamento rigoroso espresso dalle carte storiche mostra che tanto più sono posti con chiarezza i problemi, tanto più le risposte avranno condizione di concretezza e tutto ciò, lontano dall’indurre esiti univoci o meccanicistici, esalta in modo inequivocabile il valore della scelta razionale in architettura: come sempre, al massimo di precisione della regola corrisponde il massimo grado di potenzialità della risposta.

Disegno storico e città contemporanea

SAVINI, MAURA
2014

Abstract

Il saggio indaga e riflette sui peculiari caratteri e sulle modificazioni che intervengono nella città contemporanea e sul loro senso, sulle conseguenze connesse alla tendenza di quest’ultima ad assumere una dimensione "tendenzialmente infinita" e sui processi di de-territorializzazione in atto; a fronte di processi apparentemente incontrollabili, poiché sempre più rapidi e "immediati", che sembrano aver relegato l'architettura ad un ruolo sempre più marginale, lo scritto riconosce l'attualità dell’architettura nel suo carattere scientifico, esaltando, attraverso la lettura dei rapporti compositivi che i documenti carto-iconografici storici rivelano, la possibilità e il valore conoscitivo della scelta razionale in architettura. Se la città contemporanea sembra aver spezzato il proprio legame con la tradizione, imponendo quell'unico tema ricorrente della modernità che accomuna ormai tecnici, progettisti e amministratori in un'unica superstizione del nuovo, le vicende che si sono drammaticamente consumate sotto i nostri occhi derivano dal modo con cui abbiamo inteso il nostro mestiere, dall'arbitraria frammentazione imposta al sapere, dallo spostamento di fatti e concetti rispetto alla razionalità della pratica nata dall'esperienza, dalla scompaginazione del disegno antico e permanente dei luoghi avvenuta nell'indifferenza, spingendosi talvolta fino alla rovina anche dei loro caratteri naturali. Una distruzione che ha investito in modo più sbrigativo le campagne, luogo in cui natura e artificio più facilmente sono ignorati in nome di un equivoco che identifica il vuoto con il nulla; i territori edificati non sono intesi come un vuoto abitato e costruito con densità e caratteri diversi da quelli urbani, ma come "inesistente" appunto, secondo un concetto che, come per le periferie, traduce la distanza fisica in distanza logica. L'esito di questi processi è registrato dalle carte storiche che riportano il disegno planimetrico dell'unità indissolubile dei processi costruttivi. Rinunciando ad ogni valenza figurativa ed ad ogni pretesa di verosimiglianza, la rappresentazione persegue una conoscenza razionale e reale dei fatti e dei luoghi, una conoscenza che paradossalmente sembra sfuggire a chi non voglia seguire l'astratto procedimento che il sistema topografico richiede. Ma se la questione centrale non è più la disposizione sul suolo degli edifici, se si separa la dimensione scientifica dei fatti urbani dalla loro percezione sensibile, l'architettura perde la sua sostanza spaziale restringendosi ad un problema di trattamento delle superfici, in ciò sospinta all'interno delle elaborazioni delle arti figurative e ad esse subalterna. Il ragionamento permette di delineare alcuni contributi positivi per l’assetto della Großstadt attuale, a partire da tutta la complessità dei suoi moderni problemi, riconoscendo che la questione centrale è ancora una volta l’elaborazione di un’idea complessiva, di una centralità perduta nei reali meccanismi del farsi della città contemporanea. Opere, manufatti e impianti insediativi restano disponibili all’analisi che ne dimostri la logica e che consenta, inserendosi in essa, di proseguirne la costruzione come è sempre avvenuto, attraverso il progressivo fronteggiarsi di dati di necessità e fatti di invenzione. L’ordinamento rigoroso espresso dalle carte storiche mostra che tanto più sono posti con chiarezza i problemi, tanto più le risposte avranno condizione di concretezza e tutto ciò, lontano dall’indurre esiti univoci o meccanicistici, esalta in modo inequivocabile il valore della scelta razionale in architettura: come sempre, al massimo di precisione della regola corrisponde il massimo grado di potenzialità della risposta.
2014
Ritratti di città in un interno
29
37
Maura Savini
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/532639
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