Attualmente le diverse problematiche legate alla conservazione e valorizzazione dei Beni Culturali, coinvolgono uno spettro sempre più ampio di discipline, alcune specifiche, altre mutuate da altri settori scientifici di ricerca. In generale, tra le tecnologie applicate ai Beni Culturali, stanno assumendo un ruolo di crescente interesse le Time Compression Technologies, come Ingegneria Inversa e Prototipazione Rapida. L’impiego di queste tecnologie, già consolidate nell’ambito della progettazione industriale come strumenti di grande efficacia per sostenere l’innovazione di prodotto e migliorare la competitività aziendale, nasce principalmente dall’esigenza di ridurre il Time to Market, cioè l’intervallo di tempo che intercorre tra la progettazione di un nuovo prodotto o servizio e la sua commercializzazione. In particolare, con il termine di Ingegneria Inversa si individua la metodologia che consente, partendo da un oggetto reale, di risalire al suo modello digitale attraverso processi di acquisizione 3D, mentre, con il termine di Prototipazione Rapida si individua una serie di sistemi che, prescindendo dalla complessità costruttiva, sono in grado di realizzare un modello fisico per addizione di materiale layer by layer, a partire dal suo modello digitale. L’impiego di queste tecnologie, per la loro trasversalità e flessibilità, consente, ora, di progettare nuove modalità di intervento anche nel campo dei Beni Culturali. Uno degli obiettivi legati ad applicazioni in questo campo è quello di ottenere riproduzioni ad alta precisione (modelli digitali e fisici) che possono essere proficuamente impiegate a scopo divulgativo e scientifico. Da un lato possono essere progettati nuovi sistemi di fruizione da parte del pubblico e, di conseguenza, nuove modalità di musealizzazione dei reperti, dall’altro, si possono fornire ad archeologi e ricercatori nuovi strumenti finalizzati a semplificare lo studio dei Beni Culturali, a incrementare la quantità e la qualità delle informazioni ottenibili dall’analisi dei modelli e a progettare nuove ipotesi di restauro. In questo lavoro si descrive la procedura seguita per rilevare la forma, ricostruire il modello digitale e realizzare una copia fisica di due casi di studio, il volto di un busto muliebre e un reperto di mosaico, in occasione di una campagna di rilievi svoltasi a Pompei nell’ottobre del 2005. Per la digitalizzazione dei reperti in situ è stato utilizzato il digitalizzatore piezoelettrico Picza PIX-30 della Roland, mentre, per la realizzazione delle copie fisiche, avvenuta in laboratorio, è stata impiegata la stampante 3D Dimension SST della Stratasys.
Massimiliano, F., Francesca, D.C. (2007). Dal modello reale alla copia fisica: alcuni casi studio. MILANO : SKIRA.
Dal modello reale alla copia fisica: alcuni casi studio
FANTINI, MASSIMILIANO;DE CRESCENZIO, FRANCESCA
2007
Abstract
Attualmente le diverse problematiche legate alla conservazione e valorizzazione dei Beni Culturali, coinvolgono uno spettro sempre più ampio di discipline, alcune specifiche, altre mutuate da altri settori scientifici di ricerca. In generale, tra le tecnologie applicate ai Beni Culturali, stanno assumendo un ruolo di crescente interesse le Time Compression Technologies, come Ingegneria Inversa e Prototipazione Rapida. L’impiego di queste tecnologie, già consolidate nell’ambito della progettazione industriale come strumenti di grande efficacia per sostenere l’innovazione di prodotto e migliorare la competitività aziendale, nasce principalmente dall’esigenza di ridurre il Time to Market, cioè l’intervallo di tempo che intercorre tra la progettazione di un nuovo prodotto o servizio e la sua commercializzazione. In particolare, con il termine di Ingegneria Inversa si individua la metodologia che consente, partendo da un oggetto reale, di risalire al suo modello digitale attraverso processi di acquisizione 3D, mentre, con il termine di Prototipazione Rapida si individua una serie di sistemi che, prescindendo dalla complessità costruttiva, sono in grado di realizzare un modello fisico per addizione di materiale layer by layer, a partire dal suo modello digitale. L’impiego di queste tecnologie, per la loro trasversalità e flessibilità, consente, ora, di progettare nuove modalità di intervento anche nel campo dei Beni Culturali. Uno degli obiettivi legati ad applicazioni in questo campo è quello di ottenere riproduzioni ad alta precisione (modelli digitali e fisici) che possono essere proficuamente impiegate a scopo divulgativo e scientifico. Da un lato possono essere progettati nuovi sistemi di fruizione da parte del pubblico e, di conseguenza, nuove modalità di musealizzazione dei reperti, dall’altro, si possono fornire ad archeologi e ricercatori nuovi strumenti finalizzati a semplificare lo studio dei Beni Culturali, a incrementare la quantità e la qualità delle informazioni ottenibili dall’analisi dei modelli e a progettare nuove ipotesi di restauro. In questo lavoro si descrive la procedura seguita per rilevare la forma, ricostruire il modello digitale e realizzare una copia fisica di due casi di studio, il volto di un busto muliebre e un reperto di mosaico, in occasione di una campagna di rilievi svoltasi a Pompei nell’ottobre del 2005. Per la digitalizzazione dei reperti in situ è stato utilizzato il digitalizzatore piezoelettrico Picza PIX-30 della Roland, mentre, per la realizzazione delle copie fisiche, avvenuta in laboratorio, è stata impiegata la stampante 3D Dimension SST della Stratasys.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.