La chiesa di Santo Stefano in Bologna per la complessità delle sue vicende storiche, per il suo alto valore artistico e per quel “mistero” che ancora la avvolge, induce un interesse particolare in chiunque vi si avvicini: per il visitatore, che percorrendo la via omonima da Porta Ravegnana, vede aprirsi due ali di portici e di palazzi cinquecenteschi e scorge al centro di questa grande cornice un insieme di chiese; per lo studioso, che tenta di comprendere le costruzioni e ricostruzioni architettoniche che nei secoli si sono sovrapposte al monumentale edificio. Il filo che ci conduce all’interno di questo scrigno di pietra sembra talvolta lambire realtà e certezze, ma molte incognite permangono e il prezioso tesoro custodito da quelle mura ci appare ancora avvolto da un velo che lascia ampie zone di oscurità. Osservare, studiare, indagare ancora oggi i luoghi sacri che compongono il complesso stefaniano significa innanzitutto serbare memoria della millenaria storia devozionale e spirituale di tutti coloro che qui, nella “Gerusalemme bolognese”, sono giunti. È col nome “Sette Chiese”3 che la tradizione popolare designa il complesso di Santo Stefano al quale fu conferito anche l’appellativo di "Sancta Hjerusalem bononiensis", attestato alla fine del IX secolo, ma con ogni probabilità risalente a tempi più remoti. Questo gruppo di edifici rappresenta una delle più compiute riproduzioni esistenti della chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme e ha lasciato nel corso di una storia ultramillenaria, una significativa impronta nella storia religiosa e civile della comunità bolognese. I restauri effettuati intorno al 1880 – non tutti con felice esito – hanno cambiato l’antico volto del complesso, riducendo a quattro le tradizionali “Sette Chiese”. Con ogni probabilità in origine si intese riprodurre simbolicamente la città santa di Gerusalemme per dotare Bologna di luoghi sacri atti ad evocare la Passione del Cristo.
Borghi, B. (2013). In viaggio verso la Terrasanta. La basilica di Santo Stefano in Bologna. FIRENZE : Sismel edizioni del Galluzzo.
In viaggio verso la Terrasanta. La basilica di Santo Stefano in Bologna
BORGHI, BEATRICE
2013
Abstract
La chiesa di Santo Stefano in Bologna per la complessità delle sue vicende storiche, per il suo alto valore artistico e per quel “mistero” che ancora la avvolge, induce un interesse particolare in chiunque vi si avvicini: per il visitatore, che percorrendo la via omonima da Porta Ravegnana, vede aprirsi due ali di portici e di palazzi cinquecenteschi e scorge al centro di questa grande cornice un insieme di chiese; per lo studioso, che tenta di comprendere le costruzioni e ricostruzioni architettoniche che nei secoli si sono sovrapposte al monumentale edificio. Il filo che ci conduce all’interno di questo scrigno di pietra sembra talvolta lambire realtà e certezze, ma molte incognite permangono e il prezioso tesoro custodito da quelle mura ci appare ancora avvolto da un velo che lascia ampie zone di oscurità. Osservare, studiare, indagare ancora oggi i luoghi sacri che compongono il complesso stefaniano significa innanzitutto serbare memoria della millenaria storia devozionale e spirituale di tutti coloro che qui, nella “Gerusalemme bolognese”, sono giunti. È col nome “Sette Chiese”3 che la tradizione popolare designa il complesso di Santo Stefano al quale fu conferito anche l’appellativo di "Sancta Hjerusalem bononiensis", attestato alla fine del IX secolo, ma con ogni probabilità risalente a tempi più remoti. Questo gruppo di edifici rappresenta una delle più compiute riproduzioni esistenti della chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme e ha lasciato nel corso di una storia ultramillenaria, una significativa impronta nella storia religiosa e civile della comunità bolognese. I restauri effettuati intorno al 1880 – non tutti con felice esito – hanno cambiato l’antico volto del complesso, riducendo a quattro le tradizionali “Sette Chiese”. Con ogni probabilità in origine si intese riprodurre simbolicamente la città santa di Gerusalemme per dotare Bologna di luoghi sacri atti ad evocare la Passione del Cristo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.