La complessità delle dinamiche, la velocità dei flussi e i cambiamenti sociali che caratterizzano i contesti urbani contemporanei sembrano offrire ai ricercatori molteplici “mandati” nell’analizzare i processi trasformativi che stanno oggi investendo il funzionamento, la qualità e la natura dei servizi del Terzo settore, da un lato, e le “morfologie” del fenomeno migratorio, che sta oggi assumendo nelle nostre città nuove e inedite forme, dall’altro. Se nella lettura dei processi di integrazione una visione stato-centrica, fondata su un approccio esclusivamente rivolto al ruolo e alle politiche dello Stato, sembra avere spesso perso di vista la dimensione concreta, identitaria e negoziale in cui si costruiscono e attivano relazioni multiculturali, le città si mostrano oggi come campi di analisi estremamente interessanti nel rappresentare tanto i laboratori dove si “consuma” la nostra quotidianità quanto i teatri dove si sperimentano nuove policy e strategie di innovazione. Da un lato, i contesti urbani, dominati in misura crescente da nuovi processi di esclusione sociale, nuove povertà, nuove forme di degrado e disuguaglianza, sembrano infatti avere negli ultimi anni attratto in misura crescente l’attenzione di sociologi e antropologi nell’analisi delle forme e pratiche multiculturali della vita quotidiana. Dall’altro lato, gli stessi antropologi, impegnati nello studio delle migrazioni, hanno da tempo messo in discussione gli approcci centrati univocamente sui contesti d’approdo rivolgendosi più proficuamente verso le relazioni transnazionali e le reti multiple che gli stessi immigrati costruiscono costantemente tra il “qui” e il “lì”, tra il contesto di approdo e il paese di origine, pur non leggendo necessariamente in esse un “declino” dello Stato-nazione. A prescindere dalle diverse prospettive che hanno alimentato il dibattito all’interno dello studio antropologico dei processi migratori, questa tendenza sembra avere posto nuovamente l’attenzione, oltre che sulle politiche, sui processi e sulle pratiche istituzionali che si costruiscono e attivano all’interno delle nostre città di fronte al crescente e diversificato impatto del fenomeno migratorio. In questa direzione il ruolo dell’antropologia istituzionale e dell’etnografia organizzativa nella lettura dei contesti urbani dovrebbe essere colto come centrale nell’individuare nuove e interessanti piste di analisi focalizzate sulla lettura delle rappresentazioni, narrazioni e pratiche delle istituzioni e organizzazioni del welfare (servizi socio-educativi, servizi di orientamento, servizi sanitari ecc). L’esplorazione della natura della relazione tra fenomeno migratorio e sistema del welfare ci sembra infatti rappresentare una dimensione critica nella lettura delle città contemporanee e, allo stesso tempo, porre il contributo antropologico e la metodologia etnografica in primo piano nell’indagine delle pratiche culturali, delle rappresentazioni sociali, delle culture istituzionali e delle negoziazioni identitari e nei contesti urbani. Focalizzandosi sul contesto bolognese, gli autori si pongono l'obiettivo di portare alla luce la criticità delle suddette questioni a partire dai dati qualitativi e quantitativi emersi in precedenti ricerche e in diverse sedi.

Pazzagli Ivo Giuseppe, Tarabusi Federica (2007). Servizi in frontiera: uno sguardo etnografico alle relazioni tra immigrazione e sistema del "welfare" locale. RIMINI : Guaraldi.

Servizi in frontiera: uno sguardo etnografico alle relazioni tra immigrazione e sistema del "welfare" locale

PAZZAGLI, IVO GIUSEPPE;TARABUSI, FEDERICA
2007

Abstract

La complessità delle dinamiche, la velocità dei flussi e i cambiamenti sociali che caratterizzano i contesti urbani contemporanei sembrano offrire ai ricercatori molteplici “mandati” nell’analizzare i processi trasformativi che stanno oggi investendo il funzionamento, la qualità e la natura dei servizi del Terzo settore, da un lato, e le “morfologie” del fenomeno migratorio, che sta oggi assumendo nelle nostre città nuove e inedite forme, dall’altro. Se nella lettura dei processi di integrazione una visione stato-centrica, fondata su un approccio esclusivamente rivolto al ruolo e alle politiche dello Stato, sembra avere spesso perso di vista la dimensione concreta, identitaria e negoziale in cui si costruiscono e attivano relazioni multiculturali, le città si mostrano oggi come campi di analisi estremamente interessanti nel rappresentare tanto i laboratori dove si “consuma” la nostra quotidianità quanto i teatri dove si sperimentano nuove policy e strategie di innovazione. Da un lato, i contesti urbani, dominati in misura crescente da nuovi processi di esclusione sociale, nuove povertà, nuove forme di degrado e disuguaglianza, sembrano infatti avere negli ultimi anni attratto in misura crescente l’attenzione di sociologi e antropologi nell’analisi delle forme e pratiche multiculturali della vita quotidiana. Dall’altro lato, gli stessi antropologi, impegnati nello studio delle migrazioni, hanno da tempo messo in discussione gli approcci centrati univocamente sui contesti d’approdo rivolgendosi più proficuamente verso le relazioni transnazionali e le reti multiple che gli stessi immigrati costruiscono costantemente tra il “qui” e il “lì”, tra il contesto di approdo e il paese di origine, pur non leggendo necessariamente in esse un “declino” dello Stato-nazione. A prescindere dalle diverse prospettive che hanno alimentato il dibattito all’interno dello studio antropologico dei processi migratori, questa tendenza sembra avere posto nuovamente l’attenzione, oltre che sulle politiche, sui processi e sulle pratiche istituzionali che si costruiscono e attivano all’interno delle nostre città di fronte al crescente e diversificato impatto del fenomeno migratorio. In questa direzione il ruolo dell’antropologia istituzionale e dell’etnografia organizzativa nella lettura dei contesti urbani dovrebbe essere colto come centrale nell’individuare nuove e interessanti piste di analisi focalizzate sulla lettura delle rappresentazioni, narrazioni e pratiche delle istituzioni e organizzazioni del welfare (servizi socio-educativi, servizi di orientamento, servizi sanitari ecc). L’esplorazione della natura della relazione tra fenomeno migratorio e sistema del welfare ci sembra infatti rappresentare una dimensione critica nella lettura delle città contemporanee e, allo stesso tempo, porre il contributo antropologico e la metodologia etnografica in primo piano nell’indagine delle pratiche culturali, delle rappresentazioni sociali, delle culture istituzionali e delle negoziazioni identitari e nei contesti urbani. Focalizzandosi sul contesto bolognese, gli autori si pongono l'obiettivo di portare alla luce la criticità delle suddette questioni a partire dai dati qualitativi e quantitativi emersi in precedenti ricerche e in diverse sedi.
2007
Mappe urbane. Per una etnografia della città
141
170
Pazzagli Ivo Giuseppe, Tarabusi Federica (2007). Servizi in frontiera: uno sguardo etnografico alle relazioni tra immigrazione e sistema del "welfare" locale. RIMINI : Guaraldi.
Pazzagli Ivo Giuseppe; Tarabusi Federica
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