L'autore spiega per la prima volta una parola di questa epigrafe dedicatoria, che aveva costituito una vera crux interpretum per gli ebraisti ed epigrafisti che se ne erano occupati. Infatti già Graziadio Isaia Ascoli, a metà dell'Ottocebnto, quindi Umberto Cassuto nella prima metà del Novencento e infine Cesare Colafemmina in epoca recente, non riuscirono a leggere correttamente il nome del donatore, grazie al quale era stato possibile costruire la sinagoga. Invece del corretto morenu natan, i precedenti interpreti leggevano minyan ossia gruppo, numero, oppure mevin ossia intendente, sovrintendente, con grave compromissione della comprensione del testo.
Una rilettura dell'epigrafe ebraica del 1246/47 per la dedicazione della sinagoga Scola Grande di Trani
PERANI, MAURO
2013
Abstract
L'autore spiega per la prima volta una parola di questa epigrafe dedicatoria, che aveva costituito una vera crux interpretum per gli ebraisti ed epigrafisti che se ne erano occupati. Infatti già Graziadio Isaia Ascoli, a metà dell'Ottocebnto, quindi Umberto Cassuto nella prima metà del Novencento e infine Cesare Colafemmina in epoca recente, non riuscirono a leggere correttamente il nome del donatore, grazie al quale era stato possibile costruire la sinagoga. Invece del corretto morenu natan, i precedenti interpreti leggevano minyan ossia gruppo, numero, oppure mevin ossia intendente, sovrintendente, con grave compromissione della comprensione del testo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.