Dopo i recenti lavori di pulizia e di risistemazione del cimitero, si è reso possibile trascrivere e catalogare 23 lapidi. Altri frammenti trovati non sono decifrabili o riferibili ad altre parti mutile in alcuna maniera. Gli epitaffi sono incisi dai lapicidi, che spesso erano dei cristiani, in uno stile che potrei definire povero e assai semplice. Spesso le lettere sono delineate con tratti non sempre precisissimi, e in uno stile che pur non essendo chiaramente connotato, si avvicina alla scrittura quadrata di tipo italiano. L’arco temporale delle loro sepolture è compreso tra il 1678 e il 1795 e ben concorda con la data del 1654, in cui ci è documentato l’atto di acquisto del terreno1, e il 1799 anno che segna la fine della presenza ebraica nella cittadina posta sul monte. Altre sepolture dopo questa ultima data sono da escludere, anche se sono stati ritrovati due documenti del 1840 e 1841 con richieste di tumulazioni in detto cimitero, richieste che probabilmente non hanno avuto seguito. Non abbiamo invece alcuna indicazione di luoghi di sepoltura degli ebrei di Monte San Savino in periodi antecedenti al 1654. In un rilievo dettagliato dell’inizio secolo XIX, ritrovato nell’Archivio storico della Comunità di Siena, sono segnate le posizioni di circa 160 lapidi. Per quelle ritrovate fino ad oggi, le posizioni indicate sulla piantina collimano perfettamente. Le lapidi sono di pietra serena, estremamente sensibile alla erosione che in molti casi ha completamente obliterato le scritte scolpite. I testi sono incisi da una mano non professionale, forse di un lapicida cristiano, come lasciano trasparire le lettere spesso un po’ goffe, irregolari e certamente non della perfezione formale e calligrafica di certi epitaffi cinquecenteschi, scolpiti nella bella scrittura ashkenazita gemmata, come quelli del Museo Medievale di Bologna, preparati per le sepolture di banchieri o membri dell’alta borghesia ebraica bolognese della metà del sec. XVI, i quali non di rado furono riusati per defunti cristiani, utilizzando il verso o tagliando nel senso dello spessore le grosse pietre, qualche anno dopo l’espulsione degli ebrei dalla città del 1569.

Le epigrafi del Campaccio

PERANI, MAURO;
2014

Abstract

Dopo i recenti lavori di pulizia e di risistemazione del cimitero, si è reso possibile trascrivere e catalogare 23 lapidi. Altri frammenti trovati non sono decifrabili o riferibili ad altre parti mutile in alcuna maniera. Gli epitaffi sono incisi dai lapicidi, che spesso erano dei cristiani, in uno stile che potrei definire povero e assai semplice. Spesso le lettere sono delineate con tratti non sempre precisissimi, e in uno stile che pur non essendo chiaramente connotato, si avvicina alla scrittura quadrata di tipo italiano. L’arco temporale delle loro sepolture è compreso tra il 1678 e il 1795 e ben concorda con la data del 1654, in cui ci è documentato l’atto di acquisto del terreno1, e il 1799 anno che segna la fine della presenza ebraica nella cittadina posta sul monte. Altre sepolture dopo questa ultima data sono da escludere, anche se sono stati ritrovati due documenti del 1840 e 1841 con richieste di tumulazioni in detto cimitero, richieste che probabilmente non hanno avuto seguito. Non abbiamo invece alcuna indicazione di luoghi di sepoltura degli ebrei di Monte San Savino in periodi antecedenti al 1654. In un rilievo dettagliato dell’inizio secolo XIX, ritrovato nell’Archivio storico della Comunità di Siena, sono segnate le posizioni di circa 160 lapidi. Per quelle ritrovate fino ad oggi, le posizioni indicate sulla piantina collimano perfettamente. Le lapidi sono di pietra serena, estremamente sensibile alla erosione che in molti casi ha completamente obliterato le scritte scolpite. I testi sono incisi da una mano non professionale, forse di un lapicida cristiano, come lasciano trasparire le lettere spesso un po’ goffe, irregolari e certamente non della perfezione formale e calligrafica di certi epitaffi cinquecenteschi, scolpiti nella bella scrittura ashkenazita gemmata, come quelli del Museo Medievale di Bologna, preparati per le sepolture di banchieri o membri dell’alta borghesia ebraica bolognese della metà del sec. XVI, i quali non di rado furono riusati per defunti cristiani, utilizzando il verso o tagliando nel senso dello spessore le grosse pietre, qualche anno dopo l’espulsione degli ebrei dalla città del 1569.
2014
La nazione ebrea di Monte San Savino e il suo Campaccio
49
102
Mauro Perani; Jack Arbib
File in questo prodotto:
Eventuali allegati, non sono esposti

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/525691
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact