Il volume costituisce, in parte, frutto dei risultati emersi dal progetto di ricerca GOETE («Governance of Educational Trajectories in Europe»), finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del VII Programma Quadro (gennaio 2010 –marzo 2013) e, in parte, frutto dei supplementi di indagine che sulla scorta dell’impianto teorico-metodologico del progetto europeo, il gruppo di ricerca locale ha effettuato sul territorio bolognese. Nella cornice del discorso europeo sulla Società della conoscenza, il progetto GOETE si proponeva di verificare se i sistemi scolastici nazionali stessero compiendo i passi necessari a trasformare l’istruzione pubblica in termini di lifelong learning, combinando le prospettive del corso di vita e della governance. L’adozione di questo quadro di riferimento teorico si deve al fatto che la combinazione di queste due prospettive permette di considerare sia la pluralizzazione degli attori coinvolti nel processo di istruzione contemporaneo sia quella delle fasi esistenziali e degli ambiti esperienziali impliciti ai processi di apprendimento odierni. Nel discorso europeo sulla società della conoscenza, l’adeguatezza dei processi formativi contemporanei, si misura in termini di bilancio tra gli aspetti individuali, sociali ed economici impliciti nel fenomeno, ma non tutti i Paesi europei interpretano le direttive alla stessa maniera. Per colmare questa zona d’ombra, i 60 ricercatori di otto Paesi europei (Finlandia, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito e Slovenia) che hanno preso parte al progetto si sono posti l’obiettivo di analizzare il modo in cui le diverse istituzioni nazionali teorizzano e realizzano le traiettorie formative individuali, soprattutto rispetto ai bambini e ai giovani in condizione di svantaggio socioeconomico e culturale. La ricerca aveva come target-group studenti europei tra i 10 e i 16 anni di età, frequentanti l’ultimo anno della scuola secondaria inferiore e in procinto di compiere la scelta della scuola secondaria superiore o della formazione professionale. È proprio sui processi di transizione che si concentra il focus del progetto, che più nello specifico analizza le modalità che regolano l’accesso dei giovani alle diverse fasi della formazione, le misure che facilitano la realizzazione di un sistema di istruzione e formazione per tutta la vita e la rilevanza che le istituzioni e i giovani stessi assegnano all’educazione quale fattore di futura integrazione sociale e benessere individuale. Abbiamo scelto di concentrarci su questo crocevia educativo, perché esso attribuisce a bambini e giovani il compito di decidere dove e come collocarsi nel percorso scolastico immediatamente successivo e in molti Paesi coincide con la fine dell’istruzione obbligatoria, che li trova, troppo giovani e impreparati, a confrontarsi per la prima volta con aspettative, status e pratiche da adulti. Questo momento decisionale, che avrà effetti di lungo termine sul loro futuro corso di vita, crea un momento di discontinuità che a livello soggettivo può essere interpretato come una sfida emozionante o foriera di stress, un’acquisizione o una perdita di status a seconda della valutazione soggettiva, delle capacità individuali e delle risorse e delle condizioni strutturali. Nello stato di liminalità tra l’uscita da un livello scolastico e l’entrata in un nuovo percorso formativo, gli studenti si scoprono spesso sovraccaricati dal compito di controllare le procedure implicite nel cambiamento di ruoli e responsabilità, adottando — o non riuscendo ad adottare — un concetto di sé flessibile in risposta (o in ottica di resistenza) alla nuova scuola e alle aspettative ambientali. Mentre in passato erano i governi che svolgevano il ruolo predominante nel coordinamento dell’istruzione, in molti paesi europei la distribuzione delle responsabilità è in fase di ristrutturazione: famiglie, comunità locali e nuove tipologie di attori del privato sociale intervengono nei diversi aspetti della governance dei percorsi formativi, sollevando istanze di maggiore equità sociale e partecipazione. Adottando la prospettiva della governance il progetto GOETE si proponeva di illustrare e interpretare i meccanismi regolativi dei percorsi formativi rispetto all’accesso, alle possibilità di riuscita e alla loro rilevanza nella percezione dei diversi attori coinvolti. Un tale approccio implicava, ad un livello più istituzionale, l’analisi dei diversi attori e livelli amministrativi coinvolti e della comunicazione e cooperazione tra le scuole, il mondo produttivo e la società civile. A livello più individuale, l’analisi di se e come le voci degli studenti e dei loro genitori siano tenute in considerazione nel processo decisionale. Adottando la prospettiva del corso di vita, si voleva invece indagare su come fosse regolato l’accesso degli studenti ai differenti livelli dell’istruzione, se le loro possibilità di riuscita di fronte ai processi di apprendimento scolastico fossero sostenute attraverso forme di sostegno formale e non formale e in che misura gli studenti ritenessero l’istruzione rilevante per la loro vita futura. In linea con i più recenti studi sulla governance e il corso di vita, la ricerca sul campo si è avvalsa di un approccio metodologico integrato, quantitativo e qualitativo, che tenendo conto dei diversi livelli e dei diversi attori coinvolti mira a identificare le possibili variabili che incidono sui percorsi formativi sia a livello locale, nazionale ed europeo, cercando di identificare il ruolo dei diversi attori e delle loro interrelazioni nella strutturazione dei processi formativi. Negli otto Paesi europei in cui è stato svolto, lo studio empirico ha previsto le seguenti fasi di raccolta dati: - Questionari somministrati agli allievi e ai genitori prima del passaggio alla scuola superiore; - Questionari ai dirigenti scolastici; - Comparazione della formazione degli insegnanti; - Case-study sulle scuole e lo spazio educativo locale, improntati su interviste in profondità ad allievi e genitori due mesi dopo l’inizio della scuola superiore; - Analisi del dibattito in corso sulle politiche scolastiche; - Interviste con esperti, politici e istituzioni scolastiche locali. Come si evince da questo impianto, il tema delle transizioni è stato affrontato a più livelli e ha tenuto conto del punto di vista di tutti gli attori coinvolti. A livello territoriale, il nostro gruppo di ricerca ha incrementato il numero di questionari previsti dal progetto europeo riuscendo a mappare circa la metà delle scuole bolognesi, collocate in quartieri che presentano caratteristiche socio-economiche e culturali che coprono adeguatamente le diverse realtà presenti in città. Inoltre sono stati condotti due studi di caso su realtà scolastiche che si situano in due quartieri tradizionalmente considerati svantaggiati nel contesto cittadino. Il valore aggiunto di questo volume consiste nel suo sguardo bifocale, che illustra e analizza sia il versante istituzionale delle transizioni, sotto scacco per la mancata occasione di ristrutturazione globale della struttura della scuola italiana, sia il versante individuale, che restituisce voce ai bistrattati bisogni di tanti preadolescenti, i quali si trovano a fronteggiare la loro prima scelta da adulti senza esserlo veramente. Nel 2011, il “Rapporto sulla scuola della Fondazione Agnelli” , denunciandone il suo status di anello debole del sistema formativo italiano, giudicava la scuola media inefficace e inefficiente, senza però sottolineare adeguatamente il vacuum legislativo, che la priva di chiarezza rispetto alla sua finalità ultima e ai suoi percorsi e lascia agli insegnanti il compito di attribuirle senso e rotta. A questo proposito, ci è sembrato opportuno effettuare una indagine più approfondita all’interno delle scuole medie bolognesi per tentare di rispondere attraverso le parole dei soggetti coinvolti (allievi, genitori ed insegnanti) ad alcune delle questioni focali del dibattito sulla scuola media italiana , ovvero: • Come si rapportano oggi le scuole medie italiane con le rapide e rilevanti trasformazioni che interessano la popolazione studentesca, le loro famiglie e lo stesso sistema educativo? • Quali relazioni si costruiscono tra scuola e territorio? • Quali forme di cooperazione si sviluppano con le famiglie, le organizzazione della società civile organizzata e le altre istituzioni socio-educative? • Che ruolo svolgono i diversi spazi educativi locali di fronte alle trasformazioni in corso? • Come avviene la transizione tra la scuola media inferiore e quella superiore? • Quali forme ha assunto l’area del disagio nei contesti educativi? • Quali interventi vengono sviluppati a favore degli studenti svantaggiati nei diversi spazi educativi locali? • Quali difficoltà si manifestano?

Il tempo delle medie. Esperienze scolastiche e transizioni generazionali

CUCONATO, MORENA
2014

Abstract

Il volume costituisce, in parte, frutto dei risultati emersi dal progetto di ricerca GOETE («Governance of Educational Trajectories in Europe»), finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del VII Programma Quadro (gennaio 2010 –marzo 2013) e, in parte, frutto dei supplementi di indagine che sulla scorta dell’impianto teorico-metodologico del progetto europeo, il gruppo di ricerca locale ha effettuato sul territorio bolognese. Nella cornice del discorso europeo sulla Società della conoscenza, il progetto GOETE si proponeva di verificare se i sistemi scolastici nazionali stessero compiendo i passi necessari a trasformare l’istruzione pubblica in termini di lifelong learning, combinando le prospettive del corso di vita e della governance. L’adozione di questo quadro di riferimento teorico si deve al fatto che la combinazione di queste due prospettive permette di considerare sia la pluralizzazione degli attori coinvolti nel processo di istruzione contemporaneo sia quella delle fasi esistenziali e degli ambiti esperienziali impliciti ai processi di apprendimento odierni. Nel discorso europeo sulla società della conoscenza, l’adeguatezza dei processi formativi contemporanei, si misura in termini di bilancio tra gli aspetti individuali, sociali ed economici impliciti nel fenomeno, ma non tutti i Paesi europei interpretano le direttive alla stessa maniera. Per colmare questa zona d’ombra, i 60 ricercatori di otto Paesi europei (Finlandia, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito e Slovenia) che hanno preso parte al progetto si sono posti l’obiettivo di analizzare il modo in cui le diverse istituzioni nazionali teorizzano e realizzano le traiettorie formative individuali, soprattutto rispetto ai bambini e ai giovani in condizione di svantaggio socioeconomico e culturale. La ricerca aveva come target-group studenti europei tra i 10 e i 16 anni di età, frequentanti l’ultimo anno della scuola secondaria inferiore e in procinto di compiere la scelta della scuola secondaria superiore o della formazione professionale. È proprio sui processi di transizione che si concentra il focus del progetto, che più nello specifico analizza le modalità che regolano l’accesso dei giovani alle diverse fasi della formazione, le misure che facilitano la realizzazione di un sistema di istruzione e formazione per tutta la vita e la rilevanza che le istituzioni e i giovani stessi assegnano all’educazione quale fattore di futura integrazione sociale e benessere individuale. Abbiamo scelto di concentrarci su questo crocevia educativo, perché esso attribuisce a bambini e giovani il compito di decidere dove e come collocarsi nel percorso scolastico immediatamente successivo e in molti Paesi coincide con la fine dell’istruzione obbligatoria, che li trova, troppo giovani e impreparati, a confrontarsi per la prima volta con aspettative, status e pratiche da adulti. Questo momento decisionale, che avrà effetti di lungo termine sul loro futuro corso di vita, crea un momento di discontinuità che a livello soggettivo può essere interpretato come una sfida emozionante o foriera di stress, un’acquisizione o una perdita di status a seconda della valutazione soggettiva, delle capacità individuali e delle risorse e delle condizioni strutturali. Nello stato di liminalità tra l’uscita da un livello scolastico e l’entrata in un nuovo percorso formativo, gli studenti si scoprono spesso sovraccaricati dal compito di controllare le procedure implicite nel cambiamento di ruoli e responsabilità, adottando — o non riuscendo ad adottare — un concetto di sé flessibile in risposta (o in ottica di resistenza) alla nuova scuola e alle aspettative ambientali. Mentre in passato erano i governi che svolgevano il ruolo predominante nel coordinamento dell’istruzione, in molti paesi europei la distribuzione delle responsabilità è in fase di ristrutturazione: famiglie, comunità locali e nuove tipologie di attori del privato sociale intervengono nei diversi aspetti della governance dei percorsi formativi, sollevando istanze di maggiore equità sociale e partecipazione. Adottando la prospettiva della governance il progetto GOETE si proponeva di illustrare e interpretare i meccanismi regolativi dei percorsi formativi rispetto all’accesso, alle possibilità di riuscita e alla loro rilevanza nella percezione dei diversi attori coinvolti. Un tale approccio implicava, ad un livello più istituzionale, l’analisi dei diversi attori e livelli amministrativi coinvolti e della comunicazione e cooperazione tra le scuole, il mondo produttivo e la società civile. A livello più individuale, l’analisi di se e come le voci degli studenti e dei loro genitori siano tenute in considerazione nel processo decisionale. Adottando la prospettiva del corso di vita, si voleva invece indagare su come fosse regolato l’accesso degli studenti ai differenti livelli dell’istruzione, se le loro possibilità di riuscita di fronte ai processi di apprendimento scolastico fossero sostenute attraverso forme di sostegno formale e non formale e in che misura gli studenti ritenessero l’istruzione rilevante per la loro vita futura. In linea con i più recenti studi sulla governance e il corso di vita, la ricerca sul campo si è avvalsa di un approccio metodologico integrato, quantitativo e qualitativo, che tenendo conto dei diversi livelli e dei diversi attori coinvolti mira a identificare le possibili variabili che incidono sui percorsi formativi sia a livello locale, nazionale ed europeo, cercando di identificare il ruolo dei diversi attori e delle loro interrelazioni nella strutturazione dei processi formativi. Negli otto Paesi europei in cui è stato svolto, lo studio empirico ha previsto le seguenti fasi di raccolta dati: - Questionari somministrati agli allievi e ai genitori prima del passaggio alla scuola superiore; - Questionari ai dirigenti scolastici; - Comparazione della formazione degli insegnanti; - Case-study sulle scuole e lo spazio educativo locale, improntati su interviste in profondità ad allievi e genitori due mesi dopo l’inizio della scuola superiore; - Analisi del dibattito in corso sulle politiche scolastiche; - Interviste con esperti, politici e istituzioni scolastiche locali. Come si evince da questo impianto, il tema delle transizioni è stato affrontato a più livelli e ha tenuto conto del punto di vista di tutti gli attori coinvolti. A livello territoriale, il nostro gruppo di ricerca ha incrementato il numero di questionari previsti dal progetto europeo riuscendo a mappare circa la metà delle scuole bolognesi, collocate in quartieri che presentano caratteristiche socio-economiche e culturali che coprono adeguatamente le diverse realtà presenti in città. Inoltre sono stati condotti due studi di caso su realtà scolastiche che si situano in due quartieri tradizionalmente considerati svantaggiati nel contesto cittadino. Il valore aggiunto di questo volume consiste nel suo sguardo bifocale, che illustra e analizza sia il versante istituzionale delle transizioni, sotto scacco per la mancata occasione di ristrutturazione globale della struttura della scuola italiana, sia il versante individuale, che restituisce voce ai bistrattati bisogni di tanti preadolescenti, i quali si trovano a fronteggiare la loro prima scelta da adulti senza esserlo veramente. Nel 2011, il “Rapporto sulla scuola della Fondazione Agnelli” , denunciandone il suo status di anello debole del sistema formativo italiano, giudicava la scuola media inefficace e inefficiente, senza però sottolineare adeguatamente il vacuum legislativo, che la priva di chiarezza rispetto alla sua finalità ultima e ai suoi percorsi e lascia agli insegnanti il compito di attribuirle senso e rotta. A questo proposito, ci è sembrato opportuno effettuare una indagine più approfondita all’interno delle scuole medie bolognesi per tentare di rispondere attraverso le parole dei soggetti coinvolti (allievi, genitori ed insegnanti) ad alcune delle questioni focali del dibattito sulla scuola media italiana , ovvero: • Come si rapportano oggi le scuole medie italiane con le rapide e rilevanti trasformazioni che interessano la popolazione studentesca, le loro famiglie e lo stesso sistema educativo? • Quali relazioni si costruiscono tra scuola e territorio? • Quali forme di cooperazione si sviluppano con le famiglie, le organizzazione della società civile organizzata e le altre istituzioni socio-educative? • Che ruolo svolgono i diversi spazi educativi locali di fronte alle trasformazioni in corso? • Come avviene la transizione tra la scuola media inferiore e quella superiore? • Quali forme ha assunto l’area del disagio nei contesti educativi? • Quali interventi vengono sviluppati a favore degli studenti svantaggiati nei diversi spazi educativi locali? • Quali difficoltà si manifestano?
2014
225
9788843073948
Cuconato, Morena
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/524779
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