Il saggio analizza le teorie di S. Blackburn e di A. Gibbard come il tentativo sia di superare e risolvere i problemi di fondo delle versioni classiche (quali l’emotivismo) del non cognitivismo (cioè della tesi secondo cui i giudizi morali non esprimono credenze bensì credenze e sentimenti), sia di fornire una risposta al problema della pretesa di oggettività dei discorsi morali messa in luce da larga parte del dibattito etico e metaetico della seconda metà del Novecento. Questi autori sostengono la possibilità di trattare il linguaggio morale alla stregua di quello proposizionale e perciò di derivarne le condizioni di razionalità, accettabilità e giustificazione. Questo compito si sviluppa attraverso un’analisi degli enunciati morali (in particolare nei contesti discorsivi complessi) che ne delinea la struttura alla luce degli atteggiamenti: ciò permette di evidenziare una logica degli atteggiamenti (e degli impegni che questi richiedono) e, su questa base, di delinearne gli aspetti di razionalità o irrazionalità. L’oggettività è perciò in questa prospettiva non riferita tanto alla verità o falsità delle asserzioni morali rispetto al mondo, quanto alle condizioni di esprimibilità dei giudizi morali alla luce di una logica degli enunciati e degli atteggiamenti.
G. Bongiovanni (2007). Espressivismo, "quasi-realismo" e oggettività: la prospettiva di S. Blackburn e Alan Gibbard. MILANO : Bruno Mondadori.
Espressivismo, "quasi-realismo" e oggettività: la prospettiva di S. Blackburn e Alan Gibbard
BONGIOVANNI, GIORGIO
2007
Abstract
Il saggio analizza le teorie di S. Blackburn e di A. Gibbard come il tentativo sia di superare e risolvere i problemi di fondo delle versioni classiche (quali l’emotivismo) del non cognitivismo (cioè della tesi secondo cui i giudizi morali non esprimono credenze bensì credenze e sentimenti), sia di fornire una risposta al problema della pretesa di oggettività dei discorsi morali messa in luce da larga parte del dibattito etico e metaetico della seconda metà del Novecento. Questi autori sostengono la possibilità di trattare il linguaggio morale alla stregua di quello proposizionale e perciò di derivarne le condizioni di razionalità, accettabilità e giustificazione. Questo compito si sviluppa attraverso un’analisi degli enunciati morali (in particolare nei contesti discorsivi complessi) che ne delinea la struttura alla luce degli atteggiamenti: ciò permette di evidenziare una logica degli atteggiamenti (e degli impegni che questi richiedono) e, su questa base, di delinearne gli aspetti di razionalità o irrazionalità. L’oggettività è perciò in questa prospettiva non riferita tanto alla verità o falsità delle asserzioni morali rispetto al mondo, quanto alle condizioni di esprimibilità dei giudizi morali alla luce di una logica degli enunciati e degli atteggiamenti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.