Nel discorso europeo sulla società della conoscenza, l’adeguatezza dei processi formativi contemporanei, si misura in termini di bilancio tra gli aspetti individuali, sociali ed economici impliciti nel fenomeno, ma non tutti i Paesi europei interpretano le direttive alla stessa maniera. Per colmare questa zona d’ombra, i 60 ricercatori di otto Paesi europei (Finlandia, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito e Slovenia) che hanno preso parte al progetto si sono posti l’obiettivo di analizzare il modo in cui le diverse istituzioni nazionali teorizzano e realizzano le traiettorie formative individuali, soprattutto rispetto ai bambini e ai giovani in condizione di svantaggio socioeconomico e culturale. La ricerca aveva come target-group studenti europei tra i 10 e i 16 anni di età, frequentanti l’ultimo anno della scuola secondaria inferiore e in procinto di compiere la scelta della scuola secondaria superiore o della formazione professionale. È proprio sui processi di transizione che si concentra il focus del progetto, che più nello specifico analizza le modalità che regolano l’accesso dei giovani alle diverse fasi della formazione, le misure che facilitano la realizzazione di un sistema di istruzione e formazione per tutta la vita e la rilevanza che le istituzioni e i giovani stessi assegnano all’educazione quale fattore di futura integrazione so-ciale e benessere individuale. Abbiamo scelto di concentrarci su questo crocevia educativo, perché esso attribuisce a bambini e giovani il compito di decidere dove e come collocarsi nel percorso scola-stico immediatamente successivo e in molti Paesi coincide con la fine dell’istruzione obbligatoria, che li trova, troppo giovani e impreparati, a confrontarsi per la prima volta con aspettative, status e pratiche da adulti. Questo momento decisionale, che avrà effetti di lungo termine sul loro futuro corso di vita, crea un momento di discontinuità che a livello soggettivo può essere interpretato come una sfida emozionan-te o foriera di stress, un’acquisizione o una perdita di status a seconda della valutazione soggettiva, delle capacità individuali e delle risorse e delle condizioni strutturali. Nello stato di liminalità tra l’uscita da un livello scolastico e l’entrata in un nuovo percorso formativo, gli studenti si scoprono spesso sovraccaricati dal compito di controllare le procedure implicite nel cambiamento di ruoli e responsabilità, adottando — o non riuscendo ad adottare — un concetto di sé flessibile in risposta (o in ottica di resistenza) alla nuova scuola e alle aspettative ambientali. Mentre in passato erano i governi che svolgevano il ruolo predominante nel coordinamento dell’istruzione, in molti paesi europei la distribuzione delle responsabilità è in fase di ristrutturazione: famiglie, comunità locali e nuove tipologie di attori del privato sociale intervengono nei diversi aspetti della governance dei percorsi formativi, sollevando istanze di maggiore equità sociale e partecipazione. Adottando la prospettiva della governance il progetto GOETE si proponeva di illustrare e interpretare i meccanismi regolativi dei percorsi formativi rispetto all’accesso, alle possibilità di riuscita e alla loro rilevanza nella percezione dei diversi attori coinvolti. Un tale approccio implicava, ad un livello più istituzionale, l’analisi dei diversi attori e livelli amministrativi coinvolti e della comunicazione e cooperazione tra le scuole, il mondo produttivo e la società civile. A livello più individuale, l’analisi di se e come le voci degli studenti e dei loro genitori siano tenute in considerazione nel pro-cesso decisionale. Adottando la prospettiva del corso di vita, si voleva invece indagare su come fosse regolato l’accesso degli studenti ai differenti livelli dell’istruzione, se le loro possibilità di riuscita di fronte ai processi di apprendimento scolastico fossero sostenute attraverso forme di sostegno formale e non formale e in che misura gli studenti ritenessero l’istruzione rilevante per la loro vita fu-tura. In linea con i più recenti studi sulla governance e il corso di vita, la ricerca sul campo si é avvalsa di un approccio metodologico integrato, quantitativo e qualitativo, che tenendo conto dei di-versi livelli e dei diversi attori coinvolti mira a identificare le possibili variabili che incidono sui per-corsi formativi sia a livello locale, nazionale ed europeo, cercando di identificare il ruolo dei diversi attori e delle loro interrelazioni nella strutturazione dei processi formativi. Negli otto Paesi europei in cui è stato svolto, lo studio empirico ha previsto le seguenti fasi di raccolta dati: - Questionari somministrati agli allievi e ai genitori prima del passaggio alla scuola superiore; - Questionari ai dirigenti scolastici; - Comparazione della formazione degli insegnanti; - Case-study sulle scuole e lo spazio educativo locale, improntati su interviste in profondità ad allievi e genitori due mesi dopo l’inizio della scuola superiore; - Analisi del dibattito in corso sulle politiche scolastiche; - Interviste con esperti, politici e istituzioni scolastiche locali. Come si evince da questo impianto, il tema delle transizioni è stato affrontato a più livelli e ha tenuto conto del punto di vista di tutti gli attori coinvolti. A livello territoriale, il nostro gruppo di ricerca ha incrementato il numero di questionari previsti dal progetto europeo riuscendo a mappare circa la metà delle scuole bolognesi, collocate in quartieri che presentano caratteristiche socio-economiche e culturali che coprono adeguatamente le diverse realtà presenti in città. Inoltre sono stati condotti due studi di caso su realtà scolastiche che si situano in due quartieri tradizionalmente considerati svantaggiati nel contesto cittadino.

Introduzione. La ricerca e le sue origini

CUCONATO, MORENA
2014

Abstract

Nel discorso europeo sulla società della conoscenza, l’adeguatezza dei processi formativi contemporanei, si misura in termini di bilancio tra gli aspetti individuali, sociali ed economici impliciti nel fenomeno, ma non tutti i Paesi europei interpretano le direttive alla stessa maniera. Per colmare questa zona d’ombra, i 60 ricercatori di otto Paesi europei (Finlandia, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito e Slovenia) che hanno preso parte al progetto si sono posti l’obiettivo di analizzare il modo in cui le diverse istituzioni nazionali teorizzano e realizzano le traiettorie formative individuali, soprattutto rispetto ai bambini e ai giovani in condizione di svantaggio socioeconomico e culturale. La ricerca aveva come target-group studenti europei tra i 10 e i 16 anni di età, frequentanti l’ultimo anno della scuola secondaria inferiore e in procinto di compiere la scelta della scuola secondaria superiore o della formazione professionale. È proprio sui processi di transizione che si concentra il focus del progetto, che più nello specifico analizza le modalità che regolano l’accesso dei giovani alle diverse fasi della formazione, le misure che facilitano la realizzazione di un sistema di istruzione e formazione per tutta la vita e la rilevanza che le istituzioni e i giovani stessi assegnano all’educazione quale fattore di futura integrazione so-ciale e benessere individuale. Abbiamo scelto di concentrarci su questo crocevia educativo, perché esso attribuisce a bambini e giovani il compito di decidere dove e come collocarsi nel percorso scola-stico immediatamente successivo e in molti Paesi coincide con la fine dell’istruzione obbligatoria, che li trova, troppo giovani e impreparati, a confrontarsi per la prima volta con aspettative, status e pratiche da adulti. Questo momento decisionale, che avrà effetti di lungo termine sul loro futuro corso di vita, crea un momento di discontinuità che a livello soggettivo può essere interpretato come una sfida emozionan-te o foriera di stress, un’acquisizione o una perdita di status a seconda della valutazione soggettiva, delle capacità individuali e delle risorse e delle condizioni strutturali. Nello stato di liminalità tra l’uscita da un livello scolastico e l’entrata in un nuovo percorso formativo, gli studenti si scoprono spesso sovraccaricati dal compito di controllare le procedure implicite nel cambiamento di ruoli e responsabilità, adottando — o non riuscendo ad adottare — un concetto di sé flessibile in risposta (o in ottica di resistenza) alla nuova scuola e alle aspettative ambientali. Mentre in passato erano i governi che svolgevano il ruolo predominante nel coordinamento dell’istruzione, in molti paesi europei la distribuzione delle responsabilità è in fase di ristrutturazione: famiglie, comunità locali e nuove tipologie di attori del privato sociale intervengono nei diversi aspetti della governance dei percorsi formativi, sollevando istanze di maggiore equità sociale e partecipazione. Adottando la prospettiva della governance il progetto GOETE si proponeva di illustrare e interpretare i meccanismi regolativi dei percorsi formativi rispetto all’accesso, alle possibilità di riuscita e alla loro rilevanza nella percezione dei diversi attori coinvolti. Un tale approccio implicava, ad un livello più istituzionale, l’analisi dei diversi attori e livelli amministrativi coinvolti e della comunicazione e cooperazione tra le scuole, il mondo produttivo e la società civile. A livello più individuale, l’analisi di se e come le voci degli studenti e dei loro genitori siano tenute in considerazione nel pro-cesso decisionale. Adottando la prospettiva del corso di vita, si voleva invece indagare su come fosse regolato l’accesso degli studenti ai differenti livelli dell’istruzione, se le loro possibilità di riuscita di fronte ai processi di apprendimento scolastico fossero sostenute attraverso forme di sostegno formale e non formale e in che misura gli studenti ritenessero l’istruzione rilevante per la loro vita fu-tura. In linea con i più recenti studi sulla governance e il corso di vita, la ricerca sul campo si é avvalsa di un approccio metodologico integrato, quantitativo e qualitativo, che tenendo conto dei di-versi livelli e dei diversi attori coinvolti mira a identificare le possibili variabili che incidono sui per-corsi formativi sia a livello locale, nazionale ed europeo, cercando di identificare il ruolo dei diversi attori e delle loro interrelazioni nella strutturazione dei processi formativi. Negli otto Paesi europei in cui è stato svolto, lo studio empirico ha previsto le seguenti fasi di raccolta dati: - Questionari somministrati agli allievi e ai genitori prima del passaggio alla scuola superiore; - Questionari ai dirigenti scolastici; - Comparazione della formazione degli insegnanti; - Case-study sulle scuole e lo spazio educativo locale, improntati su interviste in profondità ad allievi e genitori due mesi dopo l’inizio della scuola superiore; - Analisi del dibattito in corso sulle politiche scolastiche; - Interviste con esperti, politici e istituzioni scolastiche locali. Come si evince da questo impianto, il tema delle transizioni è stato affrontato a più livelli e ha tenuto conto del punto di vista di tutti gli attori coinvolti. A livello territoriale, il nostro gruppo di ricerca ha incrementato il numero di questionari previsti dal progetto europeo riuscendo a mappare circa la metà delle scuole bolognesi, collocate in quartieri che presentano caratteristiche socio-economiche e culturali che coprono adeguatamente le diverse realtà presenti in città. Inoltre sono stati condotti due studi di caso su realtà scolastiche che si situano in due quartieri tradizionalmente considerati svantaggiati nel contesto cittadino.
2014
Il tempo delle medie. Esperienze scolastiche e transizioni generazionali
12
25
Cuconato, Morena
File in questo prodotto:
Eventuali allegati, non sono esposti

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/524117
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact