La classificazione dei taxa plio-pleistocenici della famiglia Mangeliidae è da sempre un argomento difficile, che si presta a controverse interpretazioni. Gli autori, come nei precedenti volumi, hanno posto alla base delle loro analisi il reperimento dei tipi e le loro definizioni originali, pietre miliari della ricerca tassonomica. Questo approccio ha permesso di verificare, ad esempio, come alcune specie siano definite da serie tipo ormai scomparse e da descrizioni non sufficienti a caratterizzarle. Gli autori, in questi casi, hanno determinato gli esemplari studiati sulla base dell’iconografia (quando possibile dei tipi) e delle pubblicazioni successive, pur con il beneficio del dubbio, esteso anche a tutte le citazioni precedenti della specie, che suggerisce la necessità di reperire dei topotipi e designare un neotipo. Questi casi documentano la serietà della loro revisione (vedi nota dei curatori del vol. 1). Nella determinazione degli esemplari fossili gli autori hanno preso in considerazione anche i taxa attuali del Mediterraneo con relative problematiche tassonomiche, condizione indispensabile per affrontare la classificazione e la determinazione delle specie plio-pleistoceniche. Può essere motivo di discussione l’elevato numero di nuove specie proposto; ma negli studi sulla biodiversità è più opportuno segnalare nuovi taxa che trascurarne le peculiarità ed affossarne forse per sempre la possibilità di una distinzione. Saranno le ricerche future che decreteranno la validità o meno di queste nuove specie. La classificazione e la determinazione dei Conoidea hanno sempre rappresentato uno scoglio notevole e come conseguenza la loro utilizzazione per analisi biogeografiche e/o sulla biodiversità è sempre stata limitata. In letteratura infatti sono stati prevalentemente utilizzati gruppi con classificazioni più consolidate (ad esempio i bivalvi) e quindi con distribuzioni stratigrafiche, biogeografiche ed ecologiche più affidabili. Vorremmo ricordare, concludendo, che l’obiettivo di partenza degli autori era proprio quello di fornire un contributo alla possibilità di utilizzare correntemente questo taxon per analisi biogeografiche e paleoecologiche nel Plio-Pleistocene.

I Molluschi marini del Plio-Pleistocene dell'Emilia-Romagna e della Toscana. Superfamiglia Conoidea. Mangeliidae - Vol. 4 - Conidae II.

SCARPONI, DANIELE
2015

Abstract

La classificazione dei taxa plio-pleistocenici della famiglia Mangeliidae è da sempre un argomento difficile, che si presta a controverse interpretazioni. Gli autori, come nei precedenti volumi, hanno posto alla base delle loro analisi il reperimento dei tipi e le loro definizioni originali, pietre miliari della ricerca tassonomica. Questo approccio ha permesso di verificare, ad esempio, come alcune specie siano definite da serie tipo ormai scomparse e da descrizioni non sufficienti a caratterizzarle. Gli autori, in questi casi, hanno determinato gli esemplari studiati sulla base dell’iconografia (quando possibile dei tipi) e delle pubblicazioni successive, pur con il beneficio del dubbio, esteso anche a tutte le citazioni precedenti della specie, che suggerisce la necessità di reperire dei topotipi e designare un neotipo. Questi casi documentano la serietà della loro revisione (vedi nota dei curatori del vol. 1). Nella determinazione degli esemplari fossili gli autori hanno preso in considerazione anche i taxa attuali del Mediterraneo con relative problematiche tassonomiche, condizione indispensabile per affrontare la classificazione e la determinazione delle specie plio-pleistoceniche. Può essere motivo di discussione l’elevato numero di nuove specie proposto; ma negli studi sulla biodiversità è più opportuno segnalare nuovi taxa che trascurarne le peculiarità ed affossarne forse per sempre la possibilità di una distinzione. Saranno le ricerche future che decreteranno la validità o meno di queste nuove specie. La classificazione e la determinazione dei Conoidea hanno sempre rappresentato uno scoglio notevole e come conseguenza la loro utilizzazione per analisi biogeografiche e/o sulla biodiversità è sempre stata limitata. In letteratura infatti sono stati prevalentemente utilizzati gruppi con classificazioni più consolidate (ad esempio i bivalvi) e quindi con distribuzioni stratigrafiche, biogeografiche ed ecologiche più affidabili. Vorremmo ricordare, concludendo, che l’obiettivo di partenza degli autori era proprio quello di fornire un contributo alla possibilità di utilizzare correntemente questo taxon per analisi biogeografiche e paleoecologiche nel Plio-Pleistocene.
2015
80
Della Bella, Giano; Naldi, Francesco; Scarponi, Daniele
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