Il 30 novembre 2000 la Città Universitaria di Caracas, opera dell’architetto venezuelano Carlos Raúl Villanueva, è stata dichiarata dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità. Costruita durante gli anni Quaranta e Cinquanta sui terreni dell’antica Hacienda Ibarra, essa rappresenta una sorta di utopia costruita, l’espressione tangibile della ricerca di un mondo ideale perseguita attraverso gli assunti elaborati dalle avanguardie della prima metà del Novecento nell’ambito della pianificazione urbana e delle teorie dell’architettura e dell’arte. Il progetto, concepito con l’obiettivo di realizzare un centro in cui potesse trovare spazio ed espressione la vita accademica, culturale e sociale di una comunità, accetta la sfida con le problematiche della città moderna proponendo un sistema che, senza rifiutare gli esiti dell’industrializzazione, si regge su di un’organizzazione funzionale rigorosa, una grande attenzione al rapporto fra architettura e natura e un’elevata permeabilità degli spazi. Nella Città Universitaria il tema dello spazio e della scala umana è costantemente presente. L’obiettivo che Villanueva cerca di raggiungere attraverso lo studio raffinato delle relazioni fra natura, spazio e forma, è legato alla possibile definizione in chiave “monumentale” di un’armonica convivenza fra l’uomo e l’architettura. Vero e proprio esempio di come le arti potessero collaborare nella costruzione di uno spazio integrato e dinamico e divenire esse stesse parte essenziale del luogo abitato dall’uomo, il progetto per la Città Universitaria è anche il frutto della collaborazione fra l’architetto e un folto gruppo di artisti. Il contributo intende mettere in luce, al di là del riconosciuto valore storico della Città Universitaria di Caracas, il complesso di dispositivi, spaziali e non, che Villanueva mette in atto e controlla magistralmente allo scopo di soddisfare gli obbiettivi progettuali. Gran parte di questi dispositivi rivelano ancora oggi la loro inesauribile forza, la capacità di definirsi come possibili ed utili strumenti per una riflessione progettuale. La Città Universitaria conserva, come ricorda Enrique Larrañaga, una “forza suggestiva attiva” che implica una capacità di offrire suggerimenti per il futuro.

La ciudad universitaria di Caracas e lo spazio dell’arte

MUCELLI, ELENA
2014

Abstract

Il 30 novembre 2000 la Città Universitaria di Caracas, opera dell’architetto venezuelano Carlos Raúl Villanueva, è stata dichiarata dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità. Costruita durante gli anni Quaranta e Cinquanta sui terreni dell’antica Hacienda Ibarra, essa rappresenta una sorta di utopia costruita, l’espressione tangibile della ricerca di un mondo ideale perseguita attraverso gli assunti elaborati dalle avanguardie della prima metà del Novecento nell’ambito della pianificazione urbana e delle teorie dell’architettura e dell’arte. Il progetto, concepito con l’obiettivo di realizzare un centro in cui potesse trovare spazio ed espressione la vita accademica, culturale e sociale di una comunità, accetta la sfida con le problematiche della città moderna proponendo un sistema che, senza rifiutare gli esiti dell’industrializzazione, si regge su di un’organizzazione funzionale rigorosa, una grande attenzione al rapporto fra architettura e natura e un’elevata permeabilità degli spazi. Nella Città Universitaria il tema dello spazio e della scala umana è costantemente presente. L’obiettivo che Villanueva cerca di raggiungere attraverso lo studio raffinato delle relazioni fra natura, spazio e forma, è legato alla possibile definizione in chiave “monumentale” di un’armonica convivenza fra l’uomo e l’architettura. Vero e proprio esempio di come le arti potessero collaborare nella costruzione di uno spazio integrato e dinamico e divenire esse stesse parte essenziale del luogo abitato dall’uomo, il progetto per la Città Universitaria è anche il frutto della collaborazione fra l’architetto e un folto gruppo di artisti. Il contributo intende mettere in luce, al di là del riconosciuto valore storico della Città Universitaria di Caracas, il complesso di dispositivi, spaziali e non, che Villanueva mette in atto e controlla magistralmente allo scopo di soddisfare gli obbiettivi progettuali. Gran parte di questi dispositivi rivelano ancora oggi la loro inesauribile forza, la capacità di definirsi come possibili ed utili strumenti per una riflessione progettuale. La Città Universitaria conserva, come ricorda Enrique Larrañaga, una “forza suggestiva attiva” che implica una capacità di offrire suggerimenti per il futuro.
2014
Progetto STAVECO. Un nuovo polo universitario tra centro storico e collina
189
196
Mucelli, Elena
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