Il contributo analizza i dibattuti fenomeni della pianificazione fiscale dei contribuenti e della concorrenza fiscale tra gli Stati in una prospettiva peculiare e consapevolmente provocatoria, assumendoli come oggetto, rispettivamente, di un diritto dei contribuenti e di una libertà degli Stati. Le libertà economiche del Trattato UE, che istituiscono per le società la libertà di circolazione secondaria e consentono la libertà di circolazione primaria in Europa, incontrano il loro polo dialettico appunto nella concorrenza fiscale e nella pianificazione tributaria, di modo che la definizione dei loro contenuti, della loro portata e dei loro limiti costituiscono da un lato una questione politica che ancora non è risolta a livello europeo, e dell'altro dipendono da soluzioni normative che devono garantire l'esercizio "giusto", non abusivo, di queslle stesse libertà. La tesi che il lavoro cerca di sviluppare è che le misure contro la pianificazione fiscale internazionale abusiva o fraudolenta cercano in realtà di dare una risposta prettamente giuridica (elaborata in parte anche dalla giurisprudenza europea), sul piano dei rapporti tra Stato e contribuente, a un problema di tipo politico realtivo al rapporto tra ordinamenti fiscali nazionali, a cui l'ordinamento giuridico dell'UE non è riuscito fino ad oggi a dare una soluzione giuridicamente efficace e accettabile sul piano delle relazioni internazionali. Questo perchè il sistema giuridico europeo continua ad essere caratterizzato da una latente contraddizione, da una parte garantendo una libertà economica che, per il primato del diritto comunitario, giunge a conformare i sistemi tributari nazionali, ma dall'altro non impediendo agli Stati di mantenere sistemi fiscali differenti, asimmetrici, che offrono ai contribuenti, ma anche agli stessi Stati, spazi per ottenere vantaggi e per farsi una concorrenza che possono essere entrambi apprezzati come "ingiusti" o "sleali". Il lavoro cerca appunto di mettere a fuoco in che misura e in quale prospettiva (nazionale, sovranazionale o internazionale) le esternalità negative che l'esercizio di libertà economiche transnazionali, in un assetto asimmetrico e non armonizzato di ordinamenti fiscali nazionali, possono essere valutate in termini di giustizia o ingiustizia, di legittimità o di illegalità. A tal fine, oltre ad analizzare le importanti raccomandazioni della Commissione europea n. 8805 e 8806 del 2012 per sottolineare la connessione tra concorrenza fiscale dannosa e pianificazione fiscale aggressiva, il contributo esamina l'esperienza italiana, con particolare riguardo ai mezzi di contrasto ai paradisi fiscali e alla particolare vicenda dei rapporti tra Italia e Repubblica di San Marino, alla disciplina della controlled foreign companies e al controverso regime, rimasto inattuato, di "attrazione europea" delle imprese, assunto come esempio sintomatico della latente "attrazione" degli ordinamenti nazionali, pure apprtenenti al mercato comune e all'ordinamento eurounitario, per la concorrenza fiscale tra Stati.
Mondini, A. (2014). Movilidad de las sociedades entre competencia fiscal perniciosa, planificaciòn fiscal agresiva y libertad europea: alguna reflexiones desde la experiencia italiana. Navarra : Thomson Reuters - Editorial Aranzadi.
Movilidad de las sociedades entre competencia fiscal perniciosa, planificaciòn fiscal agresiva y libertad europea: alguna reflexiones desde la experiencia italiana
MONDINI, ANDREA
2014
Abstract
Il contributo analizza i dibattuti fenomeni della pianificazione fiscale dei contribuenti e della concorrenza fiscale tra gli Stati in una prospettiva peculiare e consapevolmente provocatoria, assumendoli come oggetto, rispettivamente, di un diritto dei contribuenti e di una libertà degli Stati. Le libertà economiche del Trattato UE, che istituiscono per le società la libertà di circolazione secondaria e consentono la libertà di circolazione primaria in Europa, incontrano il loro polo dialettico appunto nella concorrenza fiscale e nella pianificazione tributaria, di modo che la definizione dei loro contenuti, della loro portata e dei loro limiti costituiscono da un lato una questione politica che ancora non è risolta a livello europeo, e dell'altro dipendono da soluzioni normative che devono garantire l'esercizio "giusto", non abusivo, di queslle stesse libertà. La tesi che il lavoro cerca di sviluppare è che le misure contro la pianificazione fiscale internazionale abusiva o fraudolenta cercano in realtà di dare una risposta prettamente giuridica (elaborata in parte anche dalla giurisprudenza europea), sul piano dei rapporti tra Stato e contribuente, a un problema di tipo politico realtivo al rapporto tra ordinamenti fiscali nazionali, a cui l'ordinamento giuridico dell'UE non è riuscito fino ad oggi a dare una soluzione giuridicamente efficace e accettabile sul piano delle relazioni internazionali. Questo perchè il sistema giuridico europeo continua ad essere caratterizzato da una latente contraddizione, da una parte garantendo una libertà economica che, per il primato del diritto comunitario, giunge a conformare i sistemi tributari nazionali, ma dall'altro non impediendo agli Stati di mantenere sistemi fiscali differenti, asimmetrici, che offrono ai contribuenti, ma anche agli stessi Stati, spazi per ottenere vantaggi e per farsi una concorrenza che possono essere entrambi apprezzati come "ingiusti" o "sleali". Il lavoro cerca appunto di mettere a fuoco in che misura e in quale prospettiva (nazionale, sovranazionale o internazionale) le esternalità negative che l'esercizio di libertà economiche transnazionali, in un assetto asimmetrico e non armonizzato di ordinamenti fiscali nazionali, possono essere valutate in termini di giustizia o ingiustizia, di legittimità o di illegalità. A tal fine, oltre ad analizzare le importanti raccomandazioni della Commissione europea n. 8805 e 8806 del 2012 per sottolineare la connessione tra concorrenza fiscale dannosa e pianificazione fiscale aggressiva, il contributo esamina l'esperienza italiana, con particolare riguardo ai mezzi di contrasto ai paradisi fiscali e alla particolare vicenda dei rapporti tra Italia e Repubblica di San Marino, alla disciplina della controlled foreign companies e al controverso regime, rimasto inattuato, di "attrazione europea" delle imprese, assunto come esempio sintomatico della latente "attrazione" degli ordinamenti nazionali, pure apprtenenti al mercato comune e all'ordinamento eurounitario, per la concorrenza fiscale tra Stati.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.