Tutti crediamo di sapere che cos’è la democrazia. Ci definiamo «democratici» e lamentiamo pretese «non democratiche» in tanti comportamenti di persone e istituzioni. Eppure ingiustizia, sopraffazione e oppressione dilagano. Non sempre riconosciute, spesso incontrastate. Come mai? Il libro risponde a questa domanda, offrendo un quadro articolato della democrazia reale – del suo stato di salute al tempo della «globalizzazione neoliberista» – e indagando la costellazione di insidie e di patologie che da più parti l’assediano: dal populismo alla retorica dell’antipolitica, dalla tecnocrazia all’ineffabile meritocrazia, dalla corruzione al moralismo politico. Ma la critica non è fine a se stessa. Rielaborando i contributi teorici di due protagonisti della scena filosofica contemporanea (Habermas e Castoriadis), si apre, in positivo, alla costruzione di un modello di comunità sociale capace di esprimere il senso più autentico del principio democratico. Lontani si è da quell’idea di democrazia che in modo semplicistico o strumentale si riduce all’esercizio della regola della maggioranza e a procedure solo formali, non vincolate da standard di giustizia che ne selezionino gli esiti secondo criteri di correttezza, di coerenza e di equità. Difesa è una definizione di democrazia radicale. Il termine «radicale» affiancato a quello di «democrazia» evidenzia la natura non residuale di un’immagine dell’autorità che si risolve essenzialmente nella pratica dell’autonomia. Tende a prescrivere la nitida corrispondenza tra i cittadini che insieme vivono, lavorano e agiscono e un concetto di diritto inteso come limite alla forza, contenimento della violenza, non sua mera organizzazione. In una democrazia così intesa i cittadini scelgono e si autorappresentano le regole della loro convivenza e si costituiscono come società. Fulcro dell’analisi è dunque una nozione non individualistica di autonomia. Che non significa indipendenza né astratta autodeterminazione. Che non si risolve nel libero arbitrio individuale né si affida alla proliferazione delle opzioni disponibili. Ma chiama in causa la nostra dimensione storica e situata: la dimensione relazionale delle storie di vita e le dinamiche di riconoscimento e di partecipazione sociale. Allo sguardo critico su una realtà sempre più distante dai «requisiti minimi» del costituzionalismo democratico si affianca così una definizione di democrazia densa e impegnativa. Perché soltanto sulla scorta di un criterio ideale è possibile leggere la realtà in modo libero e consapevole e scoprire la via per approssimarsi a una società meno iniqua.

La democrazia assediata. Sui principi e la loro violazione / Lalatta Costerbosa, Marina. - STAMPA. - (2014), pp. 1-191.

La democrazia assediata. Sui principi e la loro violazione

LALATTA COSTERBOSA, MARINA
2014

Abstract

Tutti crediamo di sapere che cos’è la democrazia. Ci definiamo «democratici» e lamentiamo pretese «non democratiche» in tanti comportamenti di persone e istituzioni. Eppure ingiustizia, sopraffazione e oppressione dilagano. Non sempre riconosciute, spesso incontrastate. Come mai? Il libro risponde a questa domanda, offrendo un quadro articolato della democrazia reale – del suo stato di salute al tempo della «globalizzazione neoliberista» – e indagando la costellazione di insidie e di patologie che da più parti l’assediano: dal populismo alla retorica dell’antipolitica, dalla tecnocrazia all’ineffabile meritocrazia, dalla corruzione al moralismo politico. Ma la critica non è fine a se stessa. Rielaborando i contributi teorici di due protagonisti della scena filosofica contemporanea (Habermas e Castoriadis), si apre, in positivo, alla costruzione di un modello di comunità sociale capace di esprimere il senso più autentico del principio democratico. Lontani si è da quell’idea di democrazia che in modo semplicistico o strumentale si riduce all’esercizio della regola della maggioranza e a procedure solo formali, non vincolate da standard di giustizia che ne selezionino gli esiti secondo criteri di correttezza, di coerenza e di equità. Difesa è una definizione di democrazia radicale. Il termine «radicale» affiancato a quello di «democrazia» evidenzia la natura non residuale di un’immagine dell’autorità che si risolve essenzialmente nella pratica dell’autonomia. Tende a prescrivere la nitida corrispondenza tra i cittadini che insieme vivono, lavorano e agiscono e un concetto di diritto inteso come limite alla forza, contenimento della violenza, non sua mera organizzazione. In una democrazia così intesa i cittadini scelgono e si autorappresentano le regole della loro convivenza e si costituiscono come società. Fulcro dell’analisi è dunque una nozione non individualistica di autonomia. Che non significa indipendenza né astratta autodeterminazione. Che non si risolve nel libero arbitrio individuale né si affida alla proliferazione delle opzioni disponibili. Ma chiama in causa la nostra dimensione storica e situata: la dimensione relazionale delle storie di vita e le dinamiche di riconoscimento e di partecipazione sociale. Allo sguardo critico su una realtà sempre più distante dai «requisiti minimi» del costituzionalismo democratico si affianca così una definizione di democrazia densa e impegnativa. Perché soltanto sulla scorta di un criterio ideale è possibile leggere la realtà in modo libero e consapevole e scoprire la via per approssimarsi a una società meno iniqua.
2014
191
9788865481035
La democrazia assediata. Sui principi e la loro violazione / Lalatta Costerbosa, Marina. - STAMPA. - (2014), pp. 1-191.
Lalatta Costerbosa, Marina
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/522815
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