Lo studio delle frane costituisce un campo di applicazione di notevole interesse, in cui il contributo del geomorfologo è certamente indispensabile. Alcune monografie recenti trattano diffusamente dell’individuazione e della caratterizzazione delle frane, nonché della valutazione del rischio da frana, illustrando anche misure di mitigazione (Vallario, 1992; Amanti e al., 1996; Dikau e al., 1996b; Glade e al., 2005). A queste si rimanda per un trattazione dettagliata dell’argomento, mentre nel presente capitolo si intende fornire un quadro aggiornato dal punto di vista concettuale e terminologico relativamente alle cause dell’instabilità dei versanti e alla loro caratterizzazione tipologica e morfologica, facendo riferimento agli standard utilizzati sia a livello internazionale, che dal Servizio Geologico Nazionale (SGN ora confluito in Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i Servizi Tecnici, APAT). Infine verranno introdotte le problematiche relative alla pericolosità e al rischio da frana e illustrate le più comuni ed efficaci misure di mitigazione. È indubbio che gli eventi franosi possano rappresentare un serio rischio per l’uomo e le sue attività, tuttavia spesso viene posta maggiore enfasi su altri tipi di pericolosità naturali, quali quella sismica o vulcanica, che in termini mediatici risultano certamente più impressionanti e spettacolari. Si è calcolato che siano circa 225.000 le persone che ogni anno perdono la vita a causa di eventi naturali (Burton e al., 1978); tra queste un numero rilevante è dovuto ad eventi di frana collegati anche a terremoti, eruzioni vulcaniche e uragani, che ne costituiscono la causa innescante. Un caso significativo è quello dell’enorme valanga di detrito che si mobilizzò a partire dalla vetta settentrionale del Nevado Huascarán (Perù), in occasione di un terremoto, nel 1970: quasi un terzo delle 70.000 vittime furono letteralmente sepolte dai detriti (Plafker e Ericksen, 1978). In termini di danni socio-economici, inoltre, non debbono essere sottovalutati i numerosi e ricorrenti fenomeni franosi di piccole e medie dimensioni che a lungo termine possono causare maggiori danni (sia diretti che indiretti) di quelli di grandi dimensioni.
Borgatti L., Soldati M. (2005). I fenomeni franosi. MILANO : Franco Angeli.
I fenomeni franosi
BORGATTI, LISA;
2005
Abstract
Lo studio delle frane costituisce un campo di applicazione di notevole interesse, in cui il contributo del geomorfologo è certamente indispensabile. Alcune monografie recenti trattano diffusamente dell’individuazione e della caratterizzazione delle frane, nonché della valutazione del rischio da frana, illustrando anche misure di mitigazione (Vallario, 1992; Amanti e al., 1996; Dikau e al., 1996b; Glade e al., 2005). A queste si rimanda per un trattazione dettagliata dell’argomento, mentre nel presente capitolo si intende fornire un quadro aggiornato dal punto di vista concettuale e terminologico relativamente alle cause dell’instabilità dei versanti e alla loro caratterizzazione tipologica e morfologica, facendo riferimento agli standard utilizzati sia a livello internazionale, che dal Servizio Geologico Nazionale (SGN ora confluito in Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i Servizi Tecnici, APAT). Infine verranno introdotte le problematiche relative alla pericolosità e al rischio da frana e illustrate le più comuni ed efficaci misure di mitigazione. È indubbio che gli eventi franosi possano rappresentare un serio rischio per l’uomo e le sue attività, tuttavia spesso viene posta maggiore enfasi su altri tipi di pericolosità naturali, quali quella sismica o vulcanica, che in termini mediatici risultano certamente più impressionanti e spettacolari. Si è calcolato che siano circa 225.000 le persone che ogni anno perdono la vita a causa di eventi naturali (Burton e al., 1978); tra queste un numero rilevante è dovuto ad eventi di frana collegati anche a terremoti, eruzioni vulcaniche e uragani, che ne costituiscono la causa innescante. Un caso significativo è quello dell’enorme valanga di detrito che si mobilizzò a partire dalla vetta settentrionale del Nevado Huascarán (Perù), in occasione di un terremoto, nel 1970: quasi un terzo delle 70.000 vittime furono letteralmente sepolte dai detriti (Plafker e Ericksen, 1978). In termini di danni socio-economici, inoltre, non debbono essere sottovalutati i numerosi e ricorrenti fenomeni franosi di piccole e medie dimensioni che a lungo termine possono causare maggiori danni (sia diretti che indiretti) di quelli di grandi dimensioni.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.