Durante il vent'ennio fascista si assiste ad una campagna culturale autarchica per vietare le traduzioni di opere straniere, soprattutto provenienti da nazioni nemiche dell'Italia. Le maglie della censura però non erano così ferree da impedire in toto le traduzioni, e inoltre le imposizioni in campo artistico-letterario non venivano rispettate pedissequamente dalle redazioni delle molte riviste dell'epoca, allineate o meno al regime. In quest'ottica si intende proporre l'analisi del caso specifico della rivista bolognese “L'Orto” (1931-1939), che si occupava di arte e letteratura. La rivista - di carattere volutamente provinciale, ma nata sotto l'ala protettiva di Giuseppe Bottai - affronta innumerevoli tematiche ed esercita una funzione mediatrice tra le più accese polemiche, dando spazio a posizioni divergenti senza mai provocare la rottura. Infatti a metà degli anni '30, pur appoggiando la polemica sul divieto alle traduzioni, la rivista continua a pubblicare traduzioni dei testi di autori anomali rispetto alle linee guida del regime, ad esempio: brani dal Diario postumo di Jules Renard; alcuni racconti del portoghese De Carvalho; il racconto Sciacalli ed arabi di Franz Kafka, accompagnato da un importante saggio di Carlo Bo; poesie di Sergej Esenin; testi del poeta afro-americano Langston Hughes; una poesia di Archibald MacLeish; un saggio di Luigi Berti sulla Avanguardia della poesia inglese oggi. Non si tratta di scelte eversive, ma di un tentativo (condiviso con molte riviste dell'epoca) di mantenere un buon profilo culturale, nonostante gli ottusi veti, senza mai diventare una rivista della “fronda” interna al regime.
Milani, F. (2015). Traduzioni e divieti durante il Fascismo. Il caso della rivista "L'Orto" (1931-1939). Tokyo : Sanrei Printing.
Traduzioni e divieti durante il Fascismo. Il caso della rivista "L'Orto" (1931-1939)
MILANI, FILIPPO
2015
Abstract
Durante il vent'ennio fascista si assiste ad una campagna culturale autarchica per vietare le traduzioni di opere straniere, soprattutto provenienti da nazioni nemiche dell'Italia. Le maglie della censura però non erano così ferree da impedire in toto le traduzioni, e inoltre le imposizioni in campo artistico-letterario non venivano rispettate pedissequamente dalle redazioni delle molte riviste dell'epoca, allineate o meno al regime. In quest'ottica si intende proporre l'analisi del caso specifico della rivista bolognese “L'Orto” (1931-1939), che si occupava di arte e letteratura. La rivista - di carattere volutamente provinciale, ma nata sotto l'ala protettiva di Giuseppe Bottai - affronta innumerevoli tematiche ed esercita una funzione mediatrice tra le più accese polemiche, dando spazio a posizioni divergenti senza mai provocare la rottura. Infatti a metà degli anni '30, pur appoggiando la polemica sul divieto alle traduzioni, la rivista continua a pubblicare traduzioni dei testi di autori anomali rispetto alle linee guida del regime, ad esempio: brani dal Diario postumo di Jules Renard; alcuni racconti del portoghese De Carvalho; il racconto Sciacalli ed arabi di Franz Kafka, accompagnato da un importante saggio di Carlo Bo; poesie di Sergej Esenin; testi del poeta afro-americano Langston Hughes; una poesia di Archibald MacLeish; un saggio di Luigi Berti sulla Avanguardia della poesia inglese oggi. Non si tratta di scelte eversive, ma di un tentativo (condiviso con molte riviste dell'epoca) di mantenere un buon profilo culturale, nonostante gli ottusi veti, senza mai diventare una rivista della “fronda” interna al regime.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.