Il saggio evidenzia come la scoperta delle componenti geologiche minerali dei materiali del paesaggio americano, come anche le vestigia della civiltà industriale, i depositi e le discariche, le sedi delle imprese, le strade o i viadotti, abbiamo spinto Robert Smithson a intraprendere una serie di viaggi attraverso il territorio degli Stati Uniti, e a documentare scientificamente, con i criteri di un archeologo o di un mineralogista, attraverso carte geografiche, mappe, fotografie e reperti, le varie qualità di quei luoghi – i “sites” -, per trasferirne l’essenza in gallerie e musei, con i reperti classificati in appositi contenitori metallici – i “non-sites”. Queste prime indagini portano Smithson a confrontarsi anche con materiali artificiali quali il cemento e i suoi prodotti, a riflettere sulla stessa conformazione fisica che grazie a quei materiali è stata data agli artefatti edili, e a produrre alcune prime opere significative come "Concrete Pour", "Circular Plateau" o "Island of Brocken Concrete", nelle quali il calcestruzzo, pur essendo trattato nel suo stato di "liquid stone" già sperimentato da Louis I. Kahn e Paul Rudolph, è comunque utilizzato secondo una messa in opera che trascende quella seguita da architetti e ingegneri nei cantieri edili e che anche gli artisti perseguono nelle loro sculture. Il saggio analizza le opere di Smithson attraverso documenti di archivio, incrociando la sue produzioni con alcuni dei concetti chiave delle sue teorizzazioni quali quello di “ruin in reverse” e di “de-architectured project” sullo sfondo dell'opera di Piranesi.

Rosellini, A. (2015). Robert Smithson et la nature du béton: ruin in reverse, de-architectured project, Concrete Pour. Lausanne : Presses polytechniques et universitaires romandes (PPUR).

Robert Smithson et la nature du béton: ruin in reverse, de-architectured project, Concrete Pour

ROSELLINI, ANNA
2015

Abstract

Il saggio evidenzia come la scoperta delle componenti geologiche minerali dei materiali del paesaggio americano, come anche le vestigia della civiltà industriale, i depositi e le discariche, le sedi delle imprese, le strade o i viadotti, abbiamo spinto Robert Smithson a intraprendere una serie di viaggi attraverso il territorio degli Stati Uniti, e a documentare scientificamente, con i criteri di un archeologo o di un mineralogista, attraverso carte geografiche, mappe, fotografie e reperti, le varie qualità di quei luoghi – i “sites” -, per trasferirne l’essenza in gallerie e musei, con i reperti classificati in appositi contenitori metallici – i “non-sites”. Queste prime indagini portano Smithson a confrontarsi anche con materiali artificiali quali il cemento e i suoi prodotti, a riflettere sulla stessa conformazione fisica che grazie a quei materiali è stata data agli artefatti edili, e a produrre alcune prime opere significative come "Concrete Pour", "Circular Plateau" o "Island of Brocken Concrete", nelle quali il calcestruzzo, pur essendo trattato nel suo stato di "liquid stone" già sperimentato da Louis I. Kahn e Paul Rudolph, è comunque utilizzato secondo una messa in opera che trascende quella seguita da architetti e ingegneri nei cantieri edili e che anche gli artisti perseguono nelle loro sculture. Il saggio analizza le opere di Smithson attraverso documenti di archivio, incrociando la sue produzioni con alcuni dei concetti chiave delle sue teorizzazioni quali quello di “ruin in reverse” e di “de-architectured project” sullo sfondo dell'opera di Piranesi.
2015
Matières 12
116
137
Rosellini, A. (2015). Robert Smithson et la nature du béton: ruin in reverse, de-architectured project, Concrete Pour. Lausanne : Presses polytechniques et universitaires romandes (PPUR).
Rosellini, Anna
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