Il libro critica la dicotomia prevalente concentrato/diffuso, utilizzata per classificare i sistemi di giustizia costituzionale; ricorda che già molti autori hanno proposto di tenere in conto altri elementi, come il bene protetto, la vicinanza agli interessi sottesi, l’efficacia diretta delle pronunce, ecc.; suggerisce però di considerare “pertinenti” ulteriori fattori importanti a fini tassonomici. Nega inoltre che, in via di principio, sia possible classificare i modelli di giustizia costituzionale considerando un solo elemento. Per formulare una proposta ricostruttiva, formula i seguenti passaggi: a) muovendo dalla critica di Tusseau ai modelli, innanzitutto la accentua, non solo contestando la “purezza” del modello statunitense, ma mettendo in dubbio addirittura che esso si possa considerare un “modello” diffuso; b) sposta l’attenzione, dalla classificazione ancorata ai modelli, a quella basata sull’analisi dei sistemi; c) nega l’utilità di costruire classi rigide, suggerendo l’uso di classificazioni deboli, che consentono di collocare le esperienze lungo linee graduate; d) seleziona alcuni elementi importanti per procedere alle classificazioni, considerando quelli tradizionali, ma rivalutandone alcuni lasciati di solito in ombra (specialmente il parametro e l’oggetto). Il volume suggerisce infine alcune modalità per raggruppare in classi duttili i vari sistemi, incrociando le singole classificazioni proposte, al fine di misurare la capacità di condizionamento della giustizia costituzionale nei vari sistemi.

Giustizia costituzionale comparata. Dai modelli ai sistemi

PEGORARO, LUCIO
2015

Abstract

Il libro critica la dicotomia prevalente concentrato/diffuso, utilizzata per classificare i sistemi di giustizia costituzionale; ricorda che già molti autori hanno proposto di tenere in conto altri elementi, come il bene protetto, la vicinanza agli interessi sottesi, l’efficacia diretta delle pronunce, ecc.; suggerisce però di considerare “pertinenti” ulteriori fattori importanti a fini tassonomici. Nega inoltre che, in via di principio, sia possible classificare i modelli di giustizia costituzionale considerando un solo elemento. Per formulare una proposta ricostruttiva, formula i seguenti passaggi: a) muovendo dalla critica di Tusseau ai modelli, innanzitutto la accentua, non solo contestando la “purezza” del modello statunitense, ma mettendo in dubbio addirittura che esso si possa considerare un “modello” diffuso; b) sposta l’attenzione, dalla classificazione ancorata ai modelli, a quella basata sull’analisi dei sistemi; c) nega l’utilità di costruire classi rigide, suggerendo l’uso di classificazioni deboli, che consentono di collocare le esperienze lungo linee graduate; d) seleziona alcuni elementi importanti per procedere alle classificazioni, considerando quelli tradizionali, ma rivalutandone alcuni lasciati di solito in ombra (specialmente il parametro e l’oggetto). Il volume suggerisce infine alcune modalità per raggruppare in classi duttili i vari sistemi, incrociando le singole classificazioni proposte, al fine di misurare la capacità di condizionamento della giustizia costituzionale nei vari sistemi.
2015
306
9788834859650
Lucio Pegoraro
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/511967
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