Il contributo è incentrato sull'analisi degli episodi di dono di capi di abbigliamento che contraddistinsero i primi incontri tra Aztechi e Spagnoli tra 1518 e 1519. L’analisi di numerose fonti del XVI secolo, sia indigene che spagnole, permette di osservare quanto diversa sia stata la percezione di uno stesso evento da parte dei diversi attori sociali che vi presero parte, nonché di osservare come i comportamenti aztechi rispondessero a una sorta di "codice del dono" che risulta rivelatore in quanto alla percezione indigena dell'identità degli Europei. L'inedita identificazione dei mantelli donati agli Spagnoli come mantelli di impersonatori rituali delle divinità, effettuata qui per la prima volta mediante la comparazione tra fonti alfabetiche indigene e le pittografie contenute nel Codice Magliabechiano di Firenze, suggerisce che gli Spagnoli siano stati concettualizzati come ixiptla ("pelle") di diverse entità extraumane. In diverse occasioni rituali azteche, infatti, impersonatori umani, mediante l’atto della vestizione, assumevano l’identità di divinità diverse divenendone ixiptla. Una simile concezione investiva anche la percezione indigena della regalità, secondo la quale il sovrano poteva fungere da ixiptla di divinità diverse mediante diversi atti di vestizione. La rilevanza di tali atti è testimoniata nelle fonti alfabetiche derivanti da informatori indigeni, come nel caso del Codice Fiorentino di Bernardino de Sahagun, dalla presenza di lunghi elenchi di vesti e ornamenti, evidentemente derivanti da prototipi pittografici andati perduti, dei quali il Codice Magliabechiano di Firenze rappresenta una derivazione coloniale. L’analisi etnostorica degli episodi di consegna dei doni permette quindi di comprendere come gli Spagnoli siano stati percepiti attraverso l’applicazione categorie culturali indigene relative alla regalità e, in sostanza, trattati come esseri dall’identità ambigua, esattamente come lo erano i sovrani indigeni. D’altro canto, l’incomprensione europea di tali meccanismi e del “codice indigeno del dono” portò gli Spagnoli a intendere come fenomeni di “apoteosi del bianco” dei comportamenti che erano in realtà molto frequenti e consueti nel mondo mesoamericano.

Disegni di vesti, vesti di segni. I doni di capi di abbigliamento nei primi incontri tra Aztechi e Spagnoli

DOMENICI, DAVIDE
2007

Abstract

Il contributo è incentrato sull'analisi degli episodi di dono di capi di abbigliamento che contraddistinsero i primi incontri tra Aztechi e Spagnoli tra 1518 e 1519. L’analisi di numerose fonti del XVI secolo, sia indigene che spagnole, permette di osservare quanto diversa sia stata la percezione di uno stesso evento da parte dei diversi attori sociali che vi presero parte, nonché di osservare come i comportamenti aztechi rispondessero a una sorta di "codice del dono" che risulta rivelatore in quanto alla percezione indigena dell'identità degli Europei. L'inedita identificazione dei mantelli donati agli Spagnoli come mantelli di impersonatori rituali delle divinità, effettuata qui per la prima volta mediante la comparazione tra fonti alfabetiche indigene e le pittografie contenute nel Codice Magliabechiano di Firenze, suggerisce che gli Spagnoli siano stati concettualizzati come ixiptla ("pelle") di diverse entità extraumane. In diverse occasioni rituali azteche, infatti, impersonatori umani, mediante l’atto della vestizione, assumevano l’identità di divinità diverse divenendone ixiptla. Una simile concezione investiva anche la percezione indigena della regalità, secondo la quale il sovrano poteva fungere da ixiptla di divinità diverse mediante diversi atti di vestizione. La rilevanza di tali atti è testimoniata nelle fonti alfabetiche derivanti da informatori indigeni, come nel caso del Codice Fiorentino di Bernardino de Sahagun, dalla presenza di lunghi elenchi di vesti e ornamenti, evidentemente derivanti da prototipi pittografici andati perduti, dei quali il Codice Magliabechiano di Firenze rappresenta una derivazione coloniale. L’analisi etnostorica degli episodi di consegna dei doni permette quindi di comprendere come gli Spagnoli siano stati percepiti attraverso l’applicazione categorie culturali indigene relative alla regalità e, in sostanza, trattati come esseri dall’identità ambigua, esattamente come lo erano i sovrani indigeni. D’altro canto, l’incomprensione europea di tali meccanismi e del “codice indigeno del dono” portò gli Spagnoli a intendere come fenomeni di “apoteosi del bianco” dei comportamenti che erano in realtà molto frequenti e consueti nel mondo mesoamericano.
2007
America indigena/1. Abiti identitari
9
61
D. Domenici
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