La Piazza d’Oro rappresenta uno degli edifici più complessi e innovativi realizzati da Adriano nella grandiosa residenza tiburtina. La monumentalità, la ricchezza delle decorazioni e la peculiarità di determinati elementi e aspetti che contribuivano a costituirne la straordinaria scenografia - oggi in buona parte scomparsa - hanno da sempre interessato e appassionato i molti studiosi che si sono susseguiti nell’occuparsi di questo articolato peristilio con giardino, circondato da ambienti singolari e costellato di fontane, specchi d’acqua, cupole e belvederi. Ancora oggi, a vari secoli dalla ‘riscoperta’ in epoca moderna dell’edificio, i motivi di interesse sono molteplici e continuano ad alimentare e animare alcune delle più celebri diatribe, come ad esempio la questione della copertura o meno della sala principale del padiglione meridionale, che hanno visto contrapporsi accademici di varia provenienza e formazione. Fin dai primi studi con finalità di documentazione e ricostruzione, ascrivibili all’esperienza dei Pensionnnaires dell’Accademia di Francia, si può osservare che il principale elemento di interesse di Pierre-Gérome Honoré Daumet, Charles Louis Girault e Charles Louis Boussois era quello di immaginare come si concludesse la zona meridionale di Piazza d’Oro, considerata la vera e propria terminazione concettuale e percettiva dell’intera composizione. A questo tema, di sicuro interesse, anche se di difficile soluzione data la mancanza di resti in situ dell’eventuale copertura della sala centrale, se ne affianca un altro, ad esso strettamente connesso in relazione alla formulazione di ipotesi ricostruttive, la spoliazione quasi integrale della trabeazione marmorea mistilinea ornata da fregi figurati a rilievo, che riproponeva in elevato l’andamento concavo-convesso della pianta: l’originalità e la freschezza del modellato delle scene, con eroti impegnati nella caccia o inseriti nel corteggio marino, ne hanno infatti determinato fin dal Rinascimento l’asportazione sistematica, finalizzata ad abbellire nuovi spazi nelle dimore nobiliari del tempo e ad arricchire le collezioni dei molti amanti dell’arte antica ‘riscoperta’. Destino simile hanno subito le trabeazioni del Teatro Marittimo, ugualmente caratterizzate da una pregevole decorazione figurata a rilievo, che risultano attualmente disperse in varie collezioni italiane ed europee . Le problematiche, in parte analoghe, relative alle soluzioni architettoniche adottate nei due edifici, accomunati da un insistito impiego di schemi mistilinei, hanno indotto ad affrontare lo studio di entrambi i complessi ricorrendo ad un approccio metodologico integrato, con utilizzo della tecnologia digitale mediante apparecchiature laser scanner e fotogrammetria di nuova generazione. Le recenti campagne di rilievo, avviate a partire dal 2009, hanno consentito di intraprendere una sistematica e capillare analisi sia dei resti architettonici in situ del Teatro Marittimo e di Piazza d’Oro sia dell’apparato decorativo architettonico, facendo emergere – come vedremo - nuove possibilità di interpretazione e, per certi versi, di ripensamento delle ipotesi espresse in passato - anche da studiosi di chiara fama - che si sono occupati della Villa e in particolare degli edifici caratterizzati da architettura mistilinea.
Benedetta Adembri, Sergio Di Tondo, Filippo Fantini, Fabio Ristori (2014). Nuove prospettive di ricerca su Piazza d'Oro e gli ambienti mistilinei a pianta centrale: confronti tipologici e ipotesi ricostruttive. Milano : ELECTA.
Nuove prospettive di ricerca su Piazza d'Oro e gli ambienti mistilinei a pianta centrale: confronti tipologici e ipotesi ricostruttive
FANTINI, FILIPPO;
2014
Abstract
La Piazza d’Oro rappresenta uno degli edifici più complessi e innovativi realizzati da Adriano nella grandiosa residenza tiburtina. La monumentalità, la ricchezza delle decorazioni e la peculiarità di determinati elementi e aspetti che contribuivano a costituirne la straordinaria scenografia - oggi in buona parte scomparsa - hanno da sempre interessato e appassionato i molti studiosi che si sono susseguiti nell’occuparsi di questo articolato peristilio con giardino, circondato da ambienti singolari e costellato di fontane, specchi d’acqua, cupole e belvederi. Ancora oggi, a vari secoli dalla ‘riscoperta’ in epoca moderna dell’edificio, i motivi di interesse sono molteplici e continuano ad alimentare e animare alcune delle più celebri diatribe, come ad esempio la questione della copertura o meno della sala principale del padiglione meridionale, che hanno visto contrapporsi accademici di varia provenienza e formazione. Fin dai primi studi con finalità di documentazione e ricostruzione, ascrivibili all’esperienza dei Pensionnnaires dell’Accademia di Francia, si può osservare che il principale elemento di interesse di Pierre-Gérome Honoré Daumet, Charles Louis Girault e Charles Louis Boussois era quello di immaginare come si concludesse la zona meridionale di Piazza d’Oro, considerata la vera e propria terminazione concettuale e percettiva dell’intera composizione. A questo tema, di sicuro interesse, anche se di difficile soluzione data la mancanza di resti in situ dell’eventuale copertura della sala centrale, se ne affianca un altro, ad esso strettamente connesso in relazione alla formulazione di ipotesi ricostruttive, la spoliazione quasi integrale della trabeazione marmorea mistilinea ornata da fregi figurati a rilievo, che riproponeva in elevato l’andamento concavo-convesso della pianta: l’originalità e la freschezza del modellato delle scene, con eroti impegnati nella caccia o inseriti nel corteggio marino, ne hanno infatti determinato fin dal Rinascimento l’asportazione sistematica, finalizzata ad abbellire nuovi spazi nelle dimore nobiliari del tempo e ad arricchire le collezioni dei molti amanti dell’arte antica ‘riscoperta’. Destino simile hanno subito le trabeazioni del Teatro Marittimo, ugualmente caratterizzate da una pregevole decorazione figurata a rilievo, che risultano attualmente disperse in varie collezioni italiane ed europee . Le problematiche, in parte analoghe, relative alle soluzioni architettoniche adottate nei due edifici, accomunati da un insistito impiego di schemi mistilinei, hanno indotto ad affrontare lo studio di entrambi i complessi ricorrendo ad un approccio metodologico integrato, con utilizzo della tecnologia digitale mediante apparecchiature laser scanner e fotogrammetria di nuova generazione. Le recenti campagne di rilievo, avviate a partire dal 2009, hanno consentito di intraprendere una sistematica e capillare analisi sia dei resti architettonici in situ del Teatro Marittimo e di Piazza d’Oro sia dell’apparato decorativo architettonico, facendo emergere – come vedremo - nuove possibilità di interpretazione e, per certi versi, di ripensamento delle ipotesi espresse in passato - anche da studiosi di chiara fama - che si sono occupati della Villa e in particolare degli edifici caratterizzati da architettura mistilinea.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.