Progetto e rilievo nel corso della storia dell’architettura si sono intrecciati innumerevoli volte così come architettura e archeologia che hanno sempre offerto prezioso materiale di riferimento l’una verso l’altra a supportare pensieri, ipotesi, movimenti culturali, correnti di pensiero, ideologie. Nel realizzare il rilievo delle rovine archeologiche il problema rappresentativo che si poneva e si pone agli architetti è quello base della figurazione in architettura: la riproduzione in forma astratta del reale con tutte le mancanze, le eccezioni, le permanenze, le sovrapposizioni, le interferenze che ne impediscono l’isolamento in forma pura e, all’inverso, ne consentono l’inserimento in un contesto. In questo senso uno strumento descrittivo privilegiato è quello dei modelli. Un modello, al pari delle altre forme di rappresentazione, è sempre stato uno schema con chiari codici capaci di confermare la distanza rispetto alla realizzazione e tuttavia uno strumento atto a sviluppare una similarità conoscitiva. La modellazione è dunque una strategia conoscitiva in cui gioca un ruolo decisivo l’idea di similarità rispetto alla realtà che viene sfruttata in modi differenti a seconda del tipo di modello che si vada a realizzare. L’elaboratore consente, poi, l’utilizzo dei modelli non come semplice figurazione statica, ma come sistema di rappresentazione dinamica percettiva e oggettiva in tutto simile al modo in cui osserviamo il mondo reale. Sappiamo tutti come il controllo della prassi progettuale architettonica e della rappresentazione dell’ambiente costruito e naturale avviene da oltre cinquecento anni secondo una prassi consolidata che prevede la redazione del progetto e poi la sua illustrazione mediante la trascrizione su supporto cartaceo (semplice foglio, libro o rivista) a mezzo del segno riportato a penna o a matita. Solo recentemente ai consueti modelli iconici (maquettes, disegni, etc.), sono spesso stati affiancati anche modelli non-iconici. In architettura si tratta di una particolare categoria della percezione collegata alla visione prospettica monoculare. Essa ha quindi sempre presentato, fino ad oggi, un chiaro limite nella figurazione del progetto per il committente che, raramente, risulta in grado di comprendere il criptico metabolismo del linguaggio tecnico codificato in piante, prospetti e sezioni. La disponibilità di sistemi di visualizzazione stereoscopici semi-immersivi a grande schermo in grado di poter generare immagini iconiche di spazi alla scala 1:1 in cui l’utente è posto nello stesso sistema inerziale della scena consente poi di tramutare questi modelli da piccoli riferimenti a sistemi percepibili ad un osservatore similmente al reale. Lo scritto si propone proprio questo: costruire lo scenario di riferimento di un percorso che guida attraverso i sentieri di architettura e archeologia, della formazione delle maquettes e della loro trasposizione in forma digitale, partendo dal formarsi dell’idea di modello e della maquette, fino alla sua costruzione e al suo rilievo in forma digitale come mezzo per immaginare di nuovo una realtà già immaginata in quanto vasta e ordinata immagine di un reale percepibile virtualizzato.

M.Gaiani (2005). L’architettura degli archeologi ovvero l’archeologia degli architetti: un approccio a partire dai modelli. MILANO : PoliDesign.

L’architettura degli archeologi ovvero l’archeologia degli architetti: un approccio a partire dai modelli

GAIANI, MARCO
2005

Abstract

Progetto e rilievo nel corso della storia dell’architettura si sono intrecciati innumerevoli volte così come architettura e archeologia che hanno sempre offerto prezioso materiale di riferimento l’una verso l’altra a supportare pensieri, ipotesi, movimenti culturali, correnti di pensiero, ideologie. Nel realizzare il rilievo delle rovine archeologiche il problema rappresentativo che si poneva e si pone agli architetti è quello base della figurazione in architettura: la riproduzione in forma astratta del reale con tutte le mancanze, le eccezioni, le permanenze, le sovrapposizioni, le interferenze che ne impediscono l’isolamento in forma pura e, all’inverso, ne consentono l’inserimento in un contesto. In questo senso uno strumento descrittivo privilegiato è quello dei modelli. Un modello, al pari delle altre forme di rappresentazione, è sempre stato uno schema con chiari codici capaci di confermare la distanza rispetto alla realizzazione e tuttavia uno strumento atto a sviluppare una similarità conoscitiva. La modellazione è dunque una strategia conoscitiva in cui gioca un ruolo decisivo l’idea di similarità rispetto alla realtà che viene sfruttata in modi differenti a seconda del tipo di modello che si vada a realizzare. L’elaboratore consente, poi, l’utilizzo dei modelli non come semplice figurazione statica, ma come sistema di rappresentazione dinamica percettiva e oggettiva in tutto simile al modo in cui osserviamo il mondo reale. Sappiamo tutti come il controllo della prassi progettuale architettonica e della rappresentazione dell’ambiente costruito e naturale avviene da oltre cinquecento anni secondo una prassi consolidata che prevede la redazione del progetto e poi la sua illustrazione mediante la trascrizione su supporto cartaceo (semplice foglio, libro o rivista) a mezzo del segno riportato a penna o a matita. Solo recentemente ai consueti modelli iconici (maquettes, disegni, etc.), sono spesso stati affiancati anche modelli non-iconici. In architettura si tratta di una particolare categoria della percezione collegata alla visione prospettica monoculare. Essa ha quindi sempre presentato, fino ad oggi, un chiaro limite nella figurazione del progetto per il committente che, raramente, risulta in grado di comprendere il criptico metabolismo del linguaggio tecnico codificato in piante, prospetti e sezioni. La disponibilità di sistemi di visualizzazione stereoscopici semi-immersivi a grande schermo in grado di poter generare immagini iconiche di spazi alla scala 1:1 in cui l’utente è posto nello stesso sistema inerziale della scena consente poi di tramutare questi modelli da piccoli riferimenti a sistemi percepibili ad un osservatore similmente al reale. Lo scritto si propone proprio questo: costruire lo scenario di riferimento di un percorso che guida attraverso i sentieri di architettura e archeologia, della formazione delle maquettes e della loro trasposizione in forma digitale, partendo dal formarsi dell’idea di modello e della maquette, fino alla sua costruzione e al suo rilievo in forma digitale come mezzo per immaginare di nuovo una realtà già immaginata in quanto vasta e ordinata immagine di un reale percepibile virtualizzato.
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Il modello fisico come forma di rappresentazione
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M.Gaiani (2005). L’architettura degli archeologi ovvero l’archeologia degli architetti: un approccio a partire dai modelli. MILANO : PoliDesign.
M.Gaiani
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/50295
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