La visualizzazione digitale rende attivabili tipi di indagini finora assolutamente impensabili nei campi dell’archiviazione e consultazione dati (disegni, fotografie, testi, dati quantitativi), dell’analisi spaziale, della verifica di progetti non realizzati, ecc. Inoltre fornisce la capacità di lettura integrata dei vari tipi di dati e, tramite Internet, la consultazione in tempo reale di differenti archivi a partire da un unico desktop sostituendo al movimento dello studioso quello dell’informazione. Infine rende banali operazioni solitamente macchinose e/o che richiedono ampio spazio fisico, come il tipico strumento dell’esperto in arti visive, cioè l’analisi comparativa. In questa direzione lo scritto prova ad incrociare l’ipotesi di base dei dispositivi di input ed output del computing come strumenti che abilitano nuove forme della conoscenza con i tipici campi di applicazione dei beni culturali, definendo una prima approssimativa, ma significativa, indicazione degli sviluppi che certamente si verificheranno nei prossimi anni e delle loro implicazioni. Si propone quindi di passarli in rassegna seguendo una classificazione per tipologie di azione. Riesaminando nel loro complesso le innovazioni che digitale e rappresentazione digitale hanno apportato ai concetti di acquisizione, archiviazione, visualizzazione e navigazione, lo scritto fa emergere come non si tratti più semplicemente della disponibilità di mezzi atti a velocizzare processi già codificati (l’ipotesi di tutta la prima informatizzazione della rappresentazione del progetto con i sistemi CAD), ma di una vera e propria rivoluzione che riporta tutto ciò che era semplicemente valutato qualitativamente ad esserlo quantitativamente, e tutto che ciò che era campionato e numerico a divenire visivo e continuo. Alcuni casi di studio su cui ha lavorato chi scrive e nei quali si é cercato di dare applicazione pratica a quanto sopra evidenziato, sono forse la strada più semplice per cercare di spiegare meglio la portata di queste innovazioni e, per questo vengono descritti dettagliatamente nel testo. I casi descritti sono la digitalizzazione dei giacimenti documentali sulla vita e le opere di Andrea Palladio in quanto strumento capace di rendere la storia visibile; il 3D Virtual GIS “La Via Appia Antica”, realtà virtuale come strumento di lavoro per il restauro architettonico e archeologico; il rilevamento e la restituzione di una porzione della Sala delle Cariatidi, simulazione visiva anch’essa in VR come strumento per il restauro. Lo scritto permette così di arrivare a concludere come le nuove tecnologie offrono molto più che il semplice accesso digitale ad artefatti analogici esistenti e manifestazioni culturali di vario tipo. Mentre i mezzi analogici erano limitati a modelli conoscitivi statici e lineari (di tipo alfabetico, cronologico o geografico), il digitale permette modelli dinamici sincronici, che possono generare tutte queste alternative a richiesta. I mezzi digitali introducono quindi varie possibilità di conoscenza dinamica, che permette restituzioni più sistematiche di istanze già presenti ed irrisolte. Il digitale apre così nuove strade alla conoscenza e a potenziali mezzi di riorganizzazione e conservazione del nostro patrimonio culturale.

Nuove tecnologie e rappresentazione dei Beni Culturali / M.Gaiani. - STAMPA. - (2004), pp. 129-178.

Nuove tecnologie e rappresentazione dei Beni Culturali

GAIANI, MARCO
2004

Abstract

La visualizzazione digitale rende attivabili tipi di indagini finora assolutamente impensabili nei campi dell’archiviazione e consultazione dati (disegni, fotografie, testi, dati quantitativi), dell’analisi spaziale, della verifica di progetti non realizzati, ecc. Inoltre fornisce la capacità di lettura integrata dei vari tipi di dati e, tramite Internet, la consultazione in tempo reale di differenti archivi a partire da un unico desktop sostituendo al movimento dello studioso quello dell’informazione. Infine rende banali operazioni solitamente macchinose e/o che richiedono ampio spazio fisico, come il tipico strumento dell’esperto in arti visive, cioè l’analisi comparativa. In questa direzione lo scritto prova ad incrociare l’ipotesi di base dei dispositivi di input ed output del computing come strumenti che abilitano nuove forme della conoscenza con i tipici campi di applicazione dei beni culturali, definendo una prima approssimativa, ma significativa, indicazione degli sviluppi che certamente si verificheranno nei prossimi anni e delle loro implicazioni. Si propone quindi di passarli in rassegna seguendo una classificazione per tipologie di azione. Riesaminando nel loro complesso le innovazioni che digitale e rappresentazione digitale hanno apportato ai concetti di acquisizione, archiviazione, visualizzazione e navigazione, lo scritto fa emergere come non si tratti più semplicemente della disponibilità di mezzi atti a velocizzare processi già codificati (l’ipotesi di tutta la prima informatizzazione della rappresentazione del progetto con i sistemi CAD), ma di una vera e propria rivoluzione che riporta tutto ciò che era semplicemente valutato qualitativamente ad esserlo quantitativamente, e tutto che ciò che era campionato e numerico a divenire visivo e continuo. Alcuni casi di studio su cui ha lavorato chi scrive e nei quali si é cercato di dare applicazione pratica a quanto sopra evidenziato, sono forse la strada più semplice per cercare di spiegare meglio la portata di queste innovazioni e, per questo vengono descritti dettagliatamente nel testo. I casi descritti sono la digitalizzazione dei giacimenti documentali sulla vita e le opere di Andrea Palladio in quanto strumento capace di rendere la storia visibile; il 3D Virtual GIS “La Via Appia Antica”, realtà virtuale come strumento di lavoro per il restauro architettonico e archeologico; il rilevamento e la restituzione di una porzione della Sala delle Cariatidi, simulazione visiva anch’essa in VR come strumento per il restauro. Lo scritto permette così di arrivare a concludere come le nuove tecnologie offrono molto più che il semplice accesso digitale ad artefatti analogici esistenti e manifestazioni culturali di vario tipo. Mentre i mezzi analogici erano limitati a modelli conoscitivi statici e lineari (di tipo alfabetico, cronologico o geografico), il digitale permette modelli dinamici sincronici, che possono generare tutte queste alternative a richiesta. I mezzi digitali introducono quindi varie possibilità di conoscenza dinamica, che permette restituzioni più sistematiche di istanze già presenti ed irrisolte. Il digitale apre così nuove strade alla conoscenza e a potenziali mezzi di riorganizzazione e conservazione del nostro patrimonio culturale.
2004
Design & Beni Culturali – La cultura del progetto nella valorizzazione del bene culturale
129
178
Nuove tecnologie e rappresentazione dei Beni Culturali / M.Gaiani. - STAMPA. - (2004), pp. 129-178.
M.Gaiani
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