A distanza di cinque secoli una delle migliori descrizioni del processo progettuale di costru-zione edile c’è ancora fornita dal più noto e diffuso libro d’architettura di tutti i tempi: I Quattro Libri dell’Architettura pubblicati da Andrea Palladio a Venezia nel 1570. I Quattro libri mostrano in forma matura un metodo di formare e rappresentare il progetto d’architettura nell’insieme e nelle sue parti che fino all’avvento dei sistemi digitali non ha avuto differenze e che, per estensione, risulta uno dei pochi esempi che può avere attinenza col progetto nel modo in cui lo intendiamo oggi: un sistema che presuppone l’industrializzazione del proces-so, la compartecipazione di più figure, un ordine di grandezza variabile dall’intero oggetto al suo dettaglio che compendia differenti procedure progettuali e costruttive. La sua struttura rappresentativa non solo anticipa il modo di concepire il progetto contemporaneo, ma ne individua anche i nodi cruciali e le zone di permanenza. Il testo è strutturato in modo tale che i caratteri d’ogni singolo edificio sono ricostruibili in ogni parte, servendosi di uno schema dato da una pianta e un alzato (ad esempio per le ville raffigurato nel libro II), ‘esecutivizzabile’ tramite sistemi costruttivi e relativi al proporzionamento sul dimensionamento di stanze, scale e dettagli decorativi pubblicati nel libro I. E se andiamo ad osservare con un po’ più d’attenzione questi ultimi, possiamo fare una scoperta straordinaria: Palladio spiega, infatti, con gran dovizia il modo di fabbricare le parti dell’ordine realizzabili geometricamente con costruzioni piane (il mezzo di rappresentazione a sua disposizione come tecnica progettuale), mentre nulla aggiunge a qualche sommaria incisione alla parte d’ordine che doveva essere ‘modellata’. A Palladio, che non aveva una formazione aristocratica, ma un inizio come scalpellino, era assolu-tamente chiaro come quelle parti non potevano avere alcuna rappresentazione di progetto bidimensionale attendibile per permetterne la realizzazione e dunque non dovevano contribuire a comporre, oltre che nella definizione di uno stilema ipotetico, le regole pratiche del buon costruire . Palladio individua dunque chiaramente uno dei grandi temi della contemporaneità: la sepa-razione tra progettazione generale e progettazione costruttiva, ma anche quello della possi-bilità di usare altri strumenti per realizzare il costruttivo nell’accezione ancora di schema (le sagome per definire i profili di volte, capitelli, colonne...) o di prototipazione, mezzi di realizzazione diretta dell’oggetto finito. Se in epoca pre-industriale il prototipo coincideva ancora con lo stesso oggetto finito e la simulazione era possibile solo in modo sommario, giacché i modelli fisici consentivano di esercitare solo alcuni dei caratteri propri di un sistema simulativo e in ogni caso uno per volta, l’introduzione del digitale ha permesso l’utilizzo dei modelli come sistema di prototipazione e di simulazione effettiva. Il modello non è più semplice prefigurazione, ma sistema manipolabile in grado di simulare il reale parallelamente al nostro lavorare su di esso, dunque strumento in grado di soddisfare i requisiti di strumento creativo per il progetto, in modo assai più potente dei tradizionali mo-delli fisici. Seguendo Claude Lévi-Strauss, i modelli sono “sistemi di simboli che tutelano le proprietà caratteristiche dell’esperienza, ma che, a differenza dell’esperienza, abbiamo il potere di manipolare”. La manipolazione dei modelli è resa possibile dal fatto che sono costruiti in ‘la-boratorio’. Attraverso questo ‘esperimento sui modelli’ riusciamo ad esaminare la reazione a certe modificazioni e a controllare perciò quegli aspetti del comportamento dei fenomeni che sfuggono all’osservazione empirica . Ma i modelli digitali non solo sono costruiti in laboratorio, essi sono scomponibili secondo tutte le proprietà del reale, e pertanto visualizzabili come apparirà l’oggetto finale, senza sc...
M.Gaiani, A.Gaiani (2005). Intersezioni tra design e architettura passando per il disegno: simulazione e prototipazione come elementi si produzione dello sviluppo progetto. MILANO : Unicopli.
Intersezioni tra design e architettura passando per il disegno: simulazione e prototipazione come elementi si produzione dello sviluppo progetto
GAIANI, MARCO;
2005
Abstract
A distanza di cinque secoli una delle migliori descrizioni del processo progettuale di costru-zione edile c’è ancora fornita dal più noto e diffuso libro d’architettura di tutti i tempi: I Quattro Libri dell’Architettura pubblicati da Andrea Palladio a Venezia nel 1570. I Quattro libri mostrano in forma matura un metodo di formare e rappresentare il progetto d’architettura nell’insieme e nelle sue parti che fino all’avvento dei sistemi digitali non ha avuto differenze e che, per estensione, risulta uno dei pochi esempi che può avere attinenza col progetto nel modo in cui lo intendiamo oggi: un sistema che presuppone l’industrializzazione del proces-so, la compartecipazione di più figure, un ordine di grandezza variabile dall’intero oggetto al suo dettaglio che compendia differenti procedure progettuali e costruttive. La sua struttura rappresentativa non solo anticipa il modo di concepire il progetto contemporaneo, ma ne individua anche i nodi cruciali e le zone di permanenza. Il testo è strutturato in modo tale che i caratteri d’ogni singolo edificio sono ricostruibili in ogni parte, servendosi di uno schema dato da una pianta e un alzato (ad esempio per le ville raffigurato nel libro II), ‘esecutivizzabile’ tramite sistemi costruttivi e relativi al proporzionamento sul dimensionamento di stanze, scale e dettagli decorativi pubblicati nel libro I. E se andiamo ad osservare con un po’ più d’attenzione questi ultimi, possiamo fare una scoperta straordinaria: Palladio spiega, infatti, con gran dovizia il modo di fabbricare le parti dell’ordine realizzabili geometricamente con costruzioni piane (il mezzo di rappresentazione a sua disposizione come tecnica progettuale), mentre nulla aggiunge a qualche sommaria incisione alla parte d’ordine che doveva essere ‘modellata’. A Palladio, che non aveva una formazione aristocratica, ma un inizio come scalpellino, era assolu-tamente chiaro come quelle parti non potevano avere alcuna rappresentazione di progetto bidimensionale attendibile per permetterne la realizzazione e dunque non dovevano contribuire a comporre, oltre che nella definizione di uno stilema ipotetico, le regole pratiche del buon costruire . Palladio individua dunque chiaramente uno dei grandi temi della contemporaneità: la sepa-razione tra progettazione generale e progettazione costruttiva, ma anche quello della possi-bilità di usare altri strumenti per realizzare il costruttivo nell’accezione ancora di schema (le sagome per definire i profili di volte, capitelli, colonne...) o di prototipazione, mezzi di realizzazione diretta dell’oggetto finito. Se in epoca pre-industriale il prototipo coincideva ancora con lo stesso oggetto finito e la simulazione era possibile solo in modo sommario, giacché i modelli fisici consentivano di esercitare solo alcuni dei caratteri propri di un sistema simulativo e in ogni caso uno per volta, l’introduzione del digitale ha permesso l’utilizzo dei modelli come sistema di prototipazione e di simulazione effettiva. Il modello non è più semplice prefigurazione, ma sistema manipolabile in grado di simulare il reale parallelamente al nostro lavorare su di esso, dunque strumento in grado di soddisfare i requisiti di strumento creativo per il progetto, in modo assai più potente dei tradizionali mo-delli fisici. Seguendo Claude Lévi-Strauss, i modelli sono “sistemi di simboli che tutelano le proprietà caratteristiche dell’esperienza, ma che, a differenza dell’esperienza, abbiamo il potere di manipolare”. La manipolazione dei modelli è resa possibile dal fatto che sono costruiti in ‘la-boratorio’. Attraverso questo ‘esperimento sui modelli’ riusciamo ad esaminare la reazione a certe modificazioni e a controllare perciò quegli aspetti del comportamento dei fenomeni che sfuggono all’osservazione empirica . Ma i modelli digitali non solo sono costruiti in laboratorio, essi sono scomponibili secondo tutte le proprietà del reale, e pertanto visualizzabili come apparirà l’oggetto finale, senza sc...I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.