L’importanza dell’Unione Europea (Ue) sulla scena internazionale rende indispensabile lo studio della dimensione esterna dei processi di policy europei. In questo studio viene definita “azione economica esterna” la formulazione ed esecuzione di azioni di politica estera dell’Ue nelle aree specifiche della politica commerciale comune, degli Accordi di associazione (Aa) e Accordi di partnership (Epa), e dell’aiuto allo sviluppo. I casi qui analizzati riguardano materie –e politiche- che, secondo il gergo comunitario scaturito dal Trattato sull’Unione europea [Tue 1993], sono comprese nel c.d. “primo pilastro” o “Pilastro Ce”. Le vicende dell’azione economica esterna qui ricostruite si riferiscono a politiche ricomprese a vario titolo entro le materie del commercio, trasporti, regime della concorrenza (commercio agricolo, servizi per il trasporto aereo, servizi per le telecomunicazioni di base, trade-related investments). Questo studio individua le condizioni alle quali l’agire degli Stati membri è avvenuto secondo modalità congiunte, rendendo possibile per l’Unione l’adozione di una linea esterna comune, e quando, invece, questi sono riusciti ad avanzare e difendere i propri interessi economici mediante alleanze strategiche minilaterali oppure in via unilaterale, in sede internazionale. Ad esclusione dei casi di azione esterna comune dovuti ad una originaria omogeneità delle preferenze degli Stati, appaiono importanti ai fini di questo studio i casi in cui, nonostante la presenza di tendenze di free-riding o minilaterali da parte degli Stati, l’Unione ha comunque potuto agire esternamente come attore unitario. La tesi qui sostenuta è che, verosimilmente ciò è accaduto per due ordini di ragioni. In primo luogo, si sono riscontrati casi di policy in cui l’azione comune si è data, nonostante la presenza di tendenze uni- e minilaterali degli Stati, a seguito di una sostanziale evoluzione istituzionale (hard e soft law), vuoi al livello comunitario, vuoi a quello delle istituzioni internazionali (in particolare entro il Gatt General agreeement on tariffs and trade-Wto World trade organization), vuoi, infine, ad entrambi i livelli, con effetti di influenza reciproca. In secondo luogo, l’analisi qui effettuata ha evidenziato casi in cui l’azione dell’Unione è stata stimolata dallo sviluppo e dalla circolazione di idee che hanno orientato le prassi di Stati, Consiglio, Commissione e Parlamento, socializzando i diversi stakeholders di riferimento (ai vari livelli subnazionale, nazionale, comunitario, transnazionale) in merito a specifici principi di policy.

Preferenze, istituzioni e idee: il "policy making" economico esterno dell'Unione europea / E.Baroncelli. - STAMPA. - (2008), pp. 341-375.

Preferenze, istituzioni e idee: il "policy making" economico esterno dell'Unione europea

BARONCELLI, EUGENIA
2008

Abstract

L’importanza dell’Unione Europea (Ue) sulla scena internazionale rende indispensabile lo studio della dimensione esterna dei processi di policy europei. In questo studio viene definita “azione economica esterna” la formulazione ed esecuzione di azioni di politica estera dell’Ue nelle aree specifiche della politica commerciale comune, degli Accordi di associazione (Aa) e Accordi di partnership (Epa), e dell’aiuto allo sviluppo. I casi qui analizzati riguardano materie –e politiche- che, secondo il gergo comunitario scaturito dal Trattato sull’Unione europea [Tue 1993], sono comprese nel c.d. “primo pilastro” o “Pilastro Ce”. Le vicende dell’azione economica esterna qui ricostruite si riferiscono a politiche ricomprese a vario titolo entro le materie del commercio, trasporti, regime della concorrenza (commercio agricolo, servizi per il trasporto aereo, servizi per le telecomunicazioni di base, trade-related investments). Questo studio individua le condizioni alle quali l’agire degli Stati membri è avvenuto secondo modalità congiunte, rendendo possibile per l’Unione l’adozione di una linea esterna comune, e quando, invece, questi sono riusciti ad avanzare e difendere i propri interessi economici mediante alleanze strategiche minilaterali oppure in via unilaterale, in sede internazionale. Ad esclusione dei casi di azione esterna comune dovuti ad una originaria omogeneità delle preferenze degli Stati, appaiono importanti ai fini di questo studio i casi in cui, nonostante la presenza di tendenze di free-riding o minilaterali da parte degli Stati, l’Unione ha comunque potuto agire esternamente come attore unitario. La tesi qui sostenuta è che, verosimilmente ciò è accaduto per due ordini di ragioni. In primo luogo, si sono riscontrati casi di policy in cui l’azione comune si è data, nonostante la presenza di tendenze uni- e minilaterali degli Stati, a seguito di una sostanziale evoluzione istituzionale (hard e soft law), vuoi al livello comunitario, vuoi a quello delle istituzioni internazionali (in particolare entro il Gatt General agreeement on tariffs and trade-Wto World trade organization), vuoi, infine, ad entrambi i livelli, con effetti di influenza reciproca. In secondo luogo, l’analisi qui effettuata ha evidenziato casi in cui l’azione dell’Unione è stata stimolata dallo sviluppo e dalla circolazione di idee che hanno orientato le prassi di Stati, Consiglio, Commissione e Parlamento, socializzando i diversi stakeholders di riferimento (ai vari livelli subnazionale, nazionale, comunitario, transnazionale) in merito a specifici principi di policy.
2008
Governance e politiche nell'Unione europea
341
375
Preferenze, istituzioni e idee: il "policy making" economico esterno dell'Unione europea / E.Baroncelli. - STAMPA. - (2008), pp. 341-375.
E.Baroncelli
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/49609
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