Nell’ambito delle prospettive teoriche psico-sociali sulla famiglia, esiste un generale accordo nel riconoscere che l’adolescenza di un figlio costituisce un evento critico per la vita dell’intera famiglia: essa entra in una nuova fase che fronteggia attivando processi di cambiamento e strategie di coping, i quali danno origine a una transizione familiare che si affianca a quella del figlio adolescente. Si tratta di una vera e propria “impresa evolutiva congiunta” (Scabini, 1995), infatti già Coleman (1980) sosteneva che la bontà dell’esperienza adolescenziale dipende dalla qualità delle relazioni che l’individuo in questione è riuscito a stabilire con il suo ambiente oltre che con il processo di crescita stesso. I legami familiari definiscono il luogo principale in cui si verificano i processi di individuazione e differenziazione dell’adolescenza. Un corpus di ricerche molto consistente mostra che i genitori che utilizzano uno stile educativo autorevole favoriscono al meglio l’adattamento sociale dei figli (Baumrind, 1968). Rispetto agli stili autoritario, indulgente e indifferente, quello autorevole è contraddistinto da un adeguato equilibrio tra calore, concessione di autonomia psicologica e controllo da parte dei genitori (Steinberg, 2003). Secondo il Modello del Valore di Gruppo (Tyler, Degoey e Smith, 1996), coloro che rivestono un ruolo di autorità all’interno dei gruppi sociali promuovono lo sviluppo dell’autostima collettiva dei membri appartenenti e comportamenti di reciprocità verso il gruppo stesso, nella misura in cui esercitano la loro leadership rispettando le norme della giustizia sia procedurale che distributiva. In particolare, Tyler e colleghi (1998) hanno riscontrato che le persone reagiscono alle decisioni dell’autorità valutando le procedure utilizzate per arrivare ad una decisione, piuttosto che l’equità della proporzione fra i propri sforzi e i risultati ottenuti. Dunque, la giustizia procedurale o delle relazioni risulta ricoprire un ruolo maggiormente rilevante rispetto a quella distributiva, per quanto riguarda i gruppi organizzati negli ambienti di lavoro esaminati dagli autori. Alla luce di queste evidenze, il presente studio si propone di verificare se la qualità degli stili genitoriali sottenda l’esercizio di pratiche familiari basate sulla tutela della giustizia, ipotizzando che sia la giustizia procedurale che quella distributiva svolgano una funzione di mediazione tra calore, concessione di autonomia psicologica e controllo esercitati dai genitori e le misure relative all’autostima collettiva familiare, alla volontà di impegno in famiglia e alla tendenza a confidarsi con i propri genitori riferite dagli adolescenti. I risultati, ottenuti da un campione di 400 adolescenti, hanno dimostrato che la giustizia procedurale incide con una significativa mediazione sul rapporto tra qualità degli stili parentali e impegno familiare, lo stesso si verifica nel caso dell’utilizzo della stima familiare come variabile dipendente, al contrario non si può sostenere alcuna mediazione per la variabile relativa all’apertura verso i propri genitori. Invece, la giustizia distributiva, cioè il risultato concreto ottenuto dagli scambi relazionali, svolge un ruolo mediazione significativamente minore su tutte le variabili considerate, rispetto alla giustizia procedurale. L’apertura verso i genitori risulta l’unica variabile non mediata da entrambi i tipi di giustizia, per la maggiore dipendenza con calore ricevuto e altri fattori di personalità degli adolescenti. In conclusione, è possibile affermare la rilevanza della giustizia procedurale percepita, cioè l’onestà delle procedure adottate negli scambi relazionali tra genitori e adolescenti, come elemento chiave per sviluppare un senso di appartenenza positivo alla propria famiglia e favorisce la voglia di auto-coinvolgersi a favore di essa

Prati F., Moscatelli S. (2007). Il ruolo della giustizia procedurale nella relazione tra genitori e adolescenti. BOLOGNA : Bonomo.

Il ruolo della giustizia procedurale nella relazione tra genitori e adolescenti

PRATI, FRANCESCA;MOSCATELLI, SILVIA
2007

Abstract

Nell’ambito delle prospettive teoriche psico-sociali sulla famiglia, esiste un generale accordo nel riconoscere che l’adolescenza di un figlio costituisce un evento critico per la vita dell’intera famiglia: essa entra in una nuova fase che fronteggia attivando processi di cambiamento e strategie di coping, i quali danno origine a una transizione familiare che si affianca a quella del figlio adolescente. Si tratta di una vera e propria “impresa evolutiva congiunta” (Scabini, 1995), infatti già Coleman (1980) sosteneva che la bontà dell’esperienza adolescenziale dipende dalla qualità delle relazioni che l’individuo in questione è riuscito a stabilire con il suo ambiente oltre che con il processo di crescita stesso. I legami familiari definiscono il luogo principale in cui si verificano i processi di individuazione e differenziazione dell’adolescenza. Un corpus di ricerche molto consistente mostra che i genitori che utilizzano uno stile educativo autorevole favoriscono al meglio l’adattamento sociale dei figli (Baumrind, 1968). Rispetto agli stili autoritario, indulgente e indifferente, quello autorevole è contraddistinto da un adeguato equilibrio tra calore, concessione di autonomia psicologica e controllo da parte dei genitori (Steinberg, 2003). Secondo il Modello del Valore di Gruppo (Tyler, Degoey e Smith, 1996), coloro che rivestono un ruolo di autorità all’interno dei gruppi sociali promuovono lo sviluppo dell’autostima collettiva dei membri appartenenti e comportamenti di reciprocità verso il gruppo stesso, nella misura in cui esercitano la loro leadership rispettando le norme della giustizia sia procedurale che distributiva. In particolare, Tyler e colleghi (1998) hanno riscontrato che le persone reagiscono alle decisioni dell’autorità valutando le procedure utilizzate per arrivare ad una decisione, piuttosto che l’equità della proporzione fra i propri sforzi e i risultati ottenuti. Dunque, la giustizia procedurale o delle relazioni risulta ricoprire un ruolo maggiormente rilevante rispetto a quella distributiva, per quanto riguarda i gruppi organizzati negli ambienti di lavoro esaminati dagli autori. Alla luce di queste evidenze, il presente studio si propone di verificare se la qualità degli stili genitoriali sottenda l’esercizio di pratiche familiari basate sulla tutela della giustizia, ipotizzando che sia la giustizia procedurale che quella distributiva svolgano una funzione di mediazione tra calore, concessione di autonomia psicologica e controllo esercitati dai genitori e le misure relative all’autostima collettiva familiare, alla volontà di impegno in famiglia e alla tendenza a confidarsi con i propri genitori riferite dagli adolescenti. I risultati, ottenuti da un campione di 400 adolescenti, hanno dimostrato che la giustizia procedurale incide con una significativa mediazione sul rapporto tra qualità degli stili parentali e impegno familiare, lo stesso si verifica nel caso dell’utilizzo della stima familiare come variabile dipendente, al contrario non si può sostenere alcuna mediazione per la variabile relativa all’apertura verso i propri genitori. Invece, la giustizia distributiva, cioè il risultato concreto ottenuto dagli scambi relazionali, svolge un ruolo mediazione significativamente minore su tutte le variabili considerate, rispetto alla giustizia procedurale. L’apertura verso i genitori risulta l’unica variabile non mediata da entrambi i tipi di giustizia, per la maggiore dipendenza con calore ricevuto e altri fattori di personalità degli adolescenti. In conclusione, è possibile affermare la rilevanza della giustizia procedurale percepita, cioè l’onestà delle procedure adottate negli scambi relazionali tra genitori e adolescenti, come elemento chiave per sviluppare un senso di appartenenza positivo alla propria famiglia e favorisce la voglia di auto-coinvolgersi a favore di essa
2007
AIP Associazione Italiana Psicologia. VIII Congresso Nazionale della Sezione di Psicologia Sociale.
197
198
Prati F., Moscatelli S. (2007). Il ruolo della giustizia procedurale nella relazione tra genitori e adolescenti. BOLOGNA : Bonomo.
Prati F.; Moscatelli S.
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