La memoria, alla quale attinge la storia, che a sua volta la alimenta, mira a salvare il passato soltanto per servire al presente e al futuro. Si deve fare in modo che la memoria collettiva serva alla liberazione, e non all'asservimento, degli uomini. A queste parole, che Jacques Le Goff utilizzò, trenta anni or sono, per concludere il suo celebre saggio sul rapporto tra storia e memoria, vorrei aggiungere che quest'ultima deve servire anche alla liberazione del pensiero e non al suo asservimento. Nell'architettura il termine memoria può essere, a volte, pericoloso. Viene, infatti, associato al termine tradizione che, a sua volta, molto spesso è causa di fraintendimenti, con esiti infausti per la cultura. Valga per tutti l'esempio del postmoderno che nella cultura architettonica degli ultimi decenni ha procurato disastri le cui ripercussioni ricadranno, purtroppo, su di noi per molto tempo ancora. Memoria e tradizione sono valori importantissimi quando sono volti nella direzione dell'innovazione, alla quale servono da sostrato insostituibile. Spesso, invece, la tradizione viene solamente indicata come valore da riproporre, in antitesi a quelli della modernità. Se è vero che la memoria è un elemento fondamentale per la formazione dell'identità collettiva e di un futuro sostenibile, che sono necessità prioritarie del mondo contemporaneo, è anche vero che questa identità non deve essere chiusa su sé stessa, non deve servire da giustificazione per contrastare lo spirito innovativo della modernità. Tradizione non deve essere sinonimo di conservazione, ma di conoscenza che consente di perseguire l'invenzione.
A. Marata (2007). La memoria, elemento fondamentale per un futuro sostenibile. BOLOGNA : Luna.
La memoria, elemento fondamentale per un futuro sostenibile
MARATA, ALESSANDRO
2007
Abstract
La memoria, alla quale attinge la storia, che a sua volta la alimenta, mira a salvare il passato soltanto per servire al presente e al futuro. Si deve fare in modo che la memoria collettiva serva alla liberazione, e non all'asservimento, degli uomini. A queste parole, che Jacques Le Goff utilizzò, trenta anni or sono, per concludere il suo celebre saggio sul rapporto tra storia e memoria, vorrei aggiungere che quest'ultima deve servire anche alla liberazione del pensiero e non al suo asservimento. Nell'architettura il termine memoria può essere, a volte, pericoloso. Viene, infatti, associato al termine tradizione che, a sua volta, molto spesso è causa di fraintendimenti, con esiti infausti per la cultura. Valga per tutti l'esempio del postmoderno che nella cultura architettonica degli ultimi decenni ha procurato disastri le cui ripercussioni ricadranno, purtroppo, su di noi per molto tempo ancora. Memoria e tradizione sono valori importantissimi quando sono volti nella direzione dell'innovazione, alla quale servono da sostrato insostituibile. Spesso, invece, la tradizione viene solamente indicata come valore da riproporre, in antitesi a quelli della modernità. Se è vero che la memoria è un elemento fondamentale per la formazione dell'identità collettiva e di un futuro sostenibile, che sono necessità prioritarie del mondo contemporaneo, è anche vero che questa identità non deve essere chiusa su sé stessa, non deve servire da giustificazione per contrastare lo spirito innovativo della modernità. Tradizione non deve essere sinonimo di conservazione, ma di conoscenza che consente di perseguire l'invenzione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.