La situazione clinica più frequente per un medico di famiglia è far fronte ai problemi di somatizzazione dei propri pazienti. Nella pratica clinica e terapeutica è importante distinguere, in primo luogo, la somatizzazione occasionale, o acuta, da quella persistente o cronica. La somatizzazione acuta è di gran lunga la condizione più frequente, potendo presentarsi in chiunque come conseguenza di un sovraccarico emotivo e della incapacità ad affrontare adeguatamente i momenti di difficoltà. Solitamente essa si manifesta dopo lunghi periodi di relativo benessere. E’ necessario, quindi, considerare i sintomi fisici all’interno di una valutazione più ampia della vita del paziente. Il clinico deve essere in grado di aiutare il paziente a cogliere la relazione tra la propria sofferenza somatica e le circostanze che l’hanno favorita (un litigio, una difficoltà lavorativa, una perdita significativa). In questi casi è necessario assumere un atteggiamento comprensivo e rassicurante che valorizzi le capacità individuali e sostenga di fronte alle difficoltà. Nella somatizzazione cronica, invece, i pazienti non sono alla ricerca tanto di consigli o rassicurazioni (che spesso rifiutano) e neppure sembrano desiderare un miglioramento della propria condizione fisica (la prescrizione di terapie, soprattutto farmacologiche, provoca frequentemente effetti collaterali esagerati). Queste persone hanno soprattutto bisogno di un medico o di uno psicologo che li ascolti, li capisca e li accetti. La personalità del paziente ed il suo stile difensivo assumono, in questi casi, grande importanza. Quasi sempre, infatti, e presente una concomitante sofferenza emotiva (in particolare sintomi di ansia e depressione) ed una più o meno grave alterazione del comportamento di malattia.

Il medico di fronte alla somatizzazione / Baldoni F.. - STAMPA. - (2007), pp. 47-54.

Il medico di fronte alla somatizzazione

BALDONI, FRANCO
2007

Abstract

La situazione clinica più frequente per un medico di famiglia è far fronte ai problemi di somatizzazione dei propri pazienti. Nella pratica clinica e terapeutica è importante distinguere, in primo luogo, la somatizzazione occasionale, o acuta, da quella persistente o cronica. La somatizzazione acuta è di gran lunga la condizione più frequente, potendo presentarsi in chiunque come conseguenza di un sovraccarico emotivo e della incapacità ad affrontare adeguatamente i momenti di difficoltà. Solitamente essa si manifesta dopo lunghi periodi di relativo benessere. E’ necessario, quindi, considerare i sintomi fisici all’interno di una valutazione più ampia della vita del paziente. Il clinico deve essere in grado di aiutare il paziente a cogliere la relazione tra la propria sofferenza somatica e le circostanze che l’hanno favorita (un litigio, una difficoltà lavorativa, una perdita significativa). In questi casi è necessario assumere un atteggiamento comprensivo e rassicurante che valorizzi le capacità individuali e sostenga di fronte alle difficoltà. Nella somatizzazione cronica, invece, i pazienti non sono alla ricerca tanto di consigli o rassicurazioni (che spesso rifiutano) e neppure sembrano desiderare un miglioramento della propria condizione fisica (la prescrizione di terapie, soprattutto farmacologiche, provoca frequentemente effetti collaterali esagerati). Queste persone hanno soprattutto bisogno di un medico o di uno psicologo che li ascolti, li capisca e li accetti. La personalità del paziente ed il suo stile difensivo assumono, in questi casi, grande importanza. Quasi sempre, infatti, e presente una concomitante sofferenza emotiva (in particolare sintomi di ansia e depressione) ed una più o meno grave alterazione del comportamento di malattia.
2007
Disturbi psichici e patologie fisiche. Problemi psicologici in medicina.
47
54
Il medico di fronte alla somatizzazione / Baldoni F.. - STAMPA. - (2007), pp. 47-54.
Baldoni F.
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