Nell'ultimo ventennio abbiamo assistito ad una generale diffusione dell'uso delle medicine non convenzionali (MNC), metodi di cura alternativi e complementari alle terapie classiche sanitarie, soprattutto nei Paesi industrializzati (oltre 11 milioni di cittadini italiani secondo Eurispes, 150 milioni in Europa) che, come sistema di cura primario, utilizzano un modello scientifico biomedico. I motivi di tale diffusione, in base ai dati statistici, sono dovuti ad una richiesta sociale di umanizzazione della medicina, con minori effetti iatrogeni, con una informazione più sicura e con il rispetto del diritto di libera scelta terapeutica. Nonostante alcune Risoluzioni Europee dove si invitano gli Stati membri a regolamentare lo status delle MNC inserendole nei Servizi Sanitari Nazionali (SSN), in Italia, a tutt'oggi, non esiste una regolamentazione definita su questa materia. In mancanza di tale regolamentazione, da un lato i cittadini non sono tutelati sul piano della sicurezza e della qualità delle cure che ricevono e, dall'altro gli operatori qualificati non sono riconosciuti e certificati nella loro figura professionale. Inoltre, gli operatori sanitari non medici stanno occupando spazi professionali a loro non dovuti con il rischio di incorrere nell’abuso di professione medica e di commettere atti nocivi ai cittadini per la mancanza delle fondamentali competenze mediche. Nell'ambito della formazione le Università sono anch’esse in difficoltà ad aprirsi a percorsi culturali e professionali diversificati. In generale, la diffusione delle medicine complementari che si integrano con la medicina ufficiale è già attiva in diverse realtà della nostra Penisola. Si possono infatti menzionare valide esperienze di integrazione nel SSN in diverse regioni: la Toscana ospita circa 100 ambulatori pubblici in cui le medicine complementari fanno a tutti gli effetti parte del sistema sanitario toscano e anche l'Emilia Romagna porta avanti un lavoro importante sulla ricerca e sulla valutazione di efficacia. Altre esperienze significative si ritrovano in Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Umbria, Campania. Nell’importante accordo, sancito il 7 Febbraio 2013 dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, lo Stato demanda a quest'ultime la formazione nell’ambito delle medicine complementari, quali l’agopuntura, la fitoterapia e l’omeopatia. Ultimamente, la ricerca scientifica ha avuto un discreto sviluppo nell'evidenziare le potenzialità biologiche degli oli essenziali (OE), sostanze aromatiche di origine vegetale, che sono parte integrante della fitoterapia, raccogliendo prove di efficacia dei trattamenti complementari in diverse patologie (come ad esempio quelle dermatologiche, uro-ginecologiche, gastro-intestinali, respiratorie, neurologiche) e specialmente nella prevenzione e/o nel trattamento di alcune patologie infettive, anche farmaco-resistenti. Per rispondere alle esigenze formative richieste, il Dipartimento di Malattie Infettive, Parassitarie ed Immunomediate dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS), in collaborazione con la Società Italiana per la Ricerca sugli Oli Essenziali (SIROE), l'Ospedale San Filippo Neri ed il Policlinico Tor Vergata di Roma ha realizzato un percorso formativo di quattro giornate per favorire la comprensione di questi particolari estratti fitoterapici, gli OE, in un approccio terapeutico complementare in diversi contesti correlati alla salute umana e alla salvaguardia dell’ambiente, tramite l’apporto scientifico di ricercatori e docenti, membri SIROE, appartenenti a diverse Università italiane e ad importanti centri di ricerca quali l’ISS, il Centro Nazionale delle Ricerche (CNR) e il Consiglio per la sperimentazione e Ricerca in Agricoltura (CRA). Obiettivi dell’evento formativo sono stati quelli di fornire ai partecipanti la capacità di individuare i criteri fondamentali per garantire qualità, sicurezza ed efficacia dei singoli OE, le modalità di applicazione e somministrazione per interventi preventivi e/o terapeutici, nonché le controindicazioni e gli effetti collaterali degli stessi. Per quanto riguarda la qualità, vista l’enorme variabilità e diversificazione che contraddistingue il Regno Vegetale da cui gli OE stessi hanno origine, è stata messa in evidenza la necessità primaria, in prospettiva di una tracciabilità e di una definizione chiara dell’OE tramite metodiche standard, di una caratterizzazione completa della pianta, ad iniziare dall’inquadramento botanico, comprendente il fingerprinting fitochimico, genetico-molecolare, fino all’indicazione delle ottimali condizioni agronomico-ambientali di crescita e lo status fitosanitario. In particolare, sono state discusse e impartite nozioni relative ai potenziali usi, in termini di efficacia e sicurezza, degli OE in ambito medico, specie in dermatologia, gastroenterologia, endocrinologia, nelle patologie del sistema nervoso centrale, oltre che in ambito chirurgico generale, in oncologia ed in traumatologia. Notevole rilevanza è stata riservata all'approccio delle malattie infettive, anche in alcune forme cliniche resistenti e recidivanti, non solo in ambito medico, ma anche in quello veterinario. Infine, è stato messo in luce l’uso agronomico degli OE finalizzato alla produzione e conservazione degli alimenti destinati all'uso umano e veterinario. Per sintetizzare il significato di questo evento formativo abbiamo cercato di realizzare un’operazione culturale multidisciplinare, rigorosamente scientifica, sempre nell’ottica di garantire e promuovere la tutela della salute pubblica e la salvaguardia dell’ambiente.

INTRODUZIONE AL CORSO

BELLARDI, MARIA GRAZIA;
2015

Abstract

Nell'ultimo ventennio abbiamo assistito ad una generale diffusione dell'uso delle medicine non convenzionali (MNC), metodi di cura alternativi e complementari alle terapie classiche sanitarie, soprattutto nei Paesi industrializzati (oltre 11 milioni di cittadini italiani secondo Eurispes, 150 milioni in Europa) che, come sistema di cura primario, utilizzano un modello scientifico biomedico. I motivi di tale diffusione, in base ai dati statistici, sono dovuti ad una richiesta sociale di umanizzazione della medicina, con minori effetti iatrogeni, con una informazione più sicura e con il rispetto del diritto di libera scelta terapeutica. Nonostante alcune Risoluzioni Europee dove si invitano gli Stati membri a regolamentare lo status delle MNC inserendole nei Servizi Sanitari Nazionali (SSN), in Italia, a tutt'oggi, non esiste una regolamentazione definita su questa materia. In mancanza di tale regolamentazione, da un lato i cittadini non sono tutelati sul piano della sicurezza e della qualità delle cure che ricevono e, dall'altro gli operatori qualificati non sono riconosciuti e certificati nella loro figura professionale. Inoltre, gli operatori sanitari non medici stanno occupando spazi professionali a loro non dovuti con il rischio di incorrere nell’abuso di professione medica e di commettere atti nocivi ai cittadini per la mancanza delle fondamentali competenze mediche. Nell'ambito della formazione le Università sono anch’esse in difficoltà ad aprirsi a percorsi culturali e professionali diversificati. In generale, la diffusione delle medicine complementari che si integrano con la medicina ufficiale è già attiva in diverse realtà della nostra Penisola. Si possono infatti menzionare valide esperienze di integrazione nel SSN in diverse regioni: la Toscana ospita circa 100 ambulatori pubblici in cui le medicine complementari fanno a tutti gli effetti parte del sistema sanitario toscano e anche l'Emilia Romagna porta avanti un lavoro importante sulla ricerca e sulla valutazione di efficacia. Altre esperienze significative si ritrovano in Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Umbria, Campania. Nell’importante accordo, sancito il 7 Febbraio 2013 dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, lo Stato demanda a quest'ultime la formazione nell’ambito delle medicine complementari, quali l’agopuntura, la fitoterapia e l’omeopatia. Ultimamente, la ricerca scientifica ha avuto un discreto sviluppo nell'evidenziare le potenzialità biologiche degli oli essenziali (OE), sostanze aromatiche di origine vegetale, che sono parte integrante della fitoterapia, raccogliendo prove di efficacia dei trattamenti complementari in diverse patologie (come ad esempio quelle dermatologiche, uro-ginecologiche, gastro-intestinali, respiratorie, neurologiche) e specialmente nella prevenzione e/o nel trattamento di alcune patologie infettive, anche farmaco-resistenti. Per rispondere alle esigenze formative richieste, il Dipartimento di Malattie Infettive, Parassitarie ed Immunomediate dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS), in collaborazione con la Società Italiana per la Ricerca sugli Oli Essenziali (SIROE), l'Ospedale San Filippo Neri ed il Policlinico Tor Vergata di Roma ha realizzato un percorso formativo di quattro giornate per favorire la comprensione di questi particolari estratti fitoterapici, gli OE, in un approccio terapeutico complementare in diversi contesti correlati alla salute umana e alla salvaguardia dell’ambiente, tramite l’apporto scientifico di ricercatori e docenti, membri SIROE, appartenenti a diverse Università italiane e ad importanti centri di ricerca quali l’ISS, il Centro Nazionale delle Ricerche (CNR) e il Consiglio per la sperimentazione e Ricerca in Agricoltura (CRA). Obiettivi dell’evento formativo sono stati quelli di fornire ai partecipanti la capacità di individuare i criteri fondamentali per garantire qualità, sicurezza ed efficacia dei singoli OE, le modalità di applicazione e somministrazione per interventi preventivi e/o terapeutici, nonché le controindicazioni e gli effetti collaterali degli stessi. Per quanto riguarda la qualità, vista l’enorme variabilità e diversificazione che contraddistingue il Regno Vegetale da cui gli OE stessi hanno origine, è stata messa in evidenza la necessità primaria, in prospettiva di una tracciabilità e di una definizione chiara dell’OE tramite metodiche standard, di una caratterizzazione completa della pianta, ad iniziare dall’inquadramento botanico, comprendente il fingerprinting fitochimico, genetico-molecolare, fino all’indicazione delle ottimali condizioni agronomico-ambientali di crescita e lo status fitosanitario. In particolare, sono state discusse e impartite nozioni relative ai potenziali usi, in termini di efficacia e sicurezza, degli OE in ambito medico, specie in dermatologia, gastroenterologia, endocrinologia, nelle patologie del sistema nervoso centrale, oltre che in ambito chirurgico generale, in oncologia ed in traumatologia. Notevole rilevanza è stata riservata all'approccio delle malattie infettive, anche in alcune forme cliniche resistenti e recidivanti, non solo in ambito medico, ma anche in quello veterinario. Infine, è stato messo in luce l’uso agronomico degli OE finalizzato alla produzione e conservazione degli alimenti destinati all'uso umano e veterinario. Per sintetizzare il significato di questo evento formativo abbiamo cercato di realizzare un’operazione culturale multidisciplinare, rigorosamente scientifica, sempre nell’ottica di garantire e promuovere la tutela della salute pubblica e la salvaguardia dell’ambiente.
2015
2
F.Mondello; M.G.Bellardi; P.Campagna
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