Nel saggio si ricostruisce e si discute, attraverso l'analisi di documenti di archivio e delle opere, il modo in cui Le Corbusier ha sondato le possibilità artistiche del calcestruzzo, approdate nella sua definitione di "béton brut". Vengono individuate le diverse soluzioni, ricche di effetti plastici e luministici, che Le Corbusier ha messo a punto attraverso una costante sperimentazione condotta in tutti i suoi cantieri del secondo dopoguerra. Il saggio affronta temi come: la scoperta del “béton brut” con “malfaçons” nel cantiere dell’Unité d’Habitation a Marsiglia; gli effetti delle trame grafiche prodotte dall'“opus moderne” e dall'“opus optimum” (tutte sue definizioni che rimandano ad un universo culturale che viene discusso); i valori formali delle superfici e le terminologie usate da Le Corbusier per la loro definizione (“lisse”, “dur”, “rude”, ecc.) nei cantieri a Chandigarh, Ahmedabad e Eveux-sur-Arbresle; infine la “nouvelle stéréotomie”, definizione sempre coniata da Le Corbusier, e che viene ottenuta nei cantieri di Tokyo, Cambridge-Massachusetts e Firminy attraverso il controllo formale del montaggio dei componenti delle casseforme e il traguardo della sparizione delle impronte delle venature del legno. Ne risulta una prima rimessa in discussione dell'idea che il "béton brut" di Le Corbusier fosse unicamente dipendente da una estetica della "malfaçon" del genere dell'Art Brut.
Oltre il « béton brut »: Le Corbusier e la « nouvelle stéréotomie » / Anna Rosellini. - STAMPA. - (2007), pp. 231-258.
Oltre il « béton brut »: Le Corbusier e la « nouvelle stéréotomie »
ROSELLINI, ANNA
2007
Abstract
Nel saggio si ricostruisce e si discute, attraverso l'analisi di documenti di archivio e delle opere, il modo in cui Le Corbusier ha sondato le possibilità artistiche del calcestruzzo, approdate nella sua definitione di "béton brut". Vengono individuate le diverse soluzioni, ricche di effetti plastici e luministici, che Le Corbusier ha messo a punto attraverso una costante sperimentazione condotta in tutti i suoi cantieri del secondo dopoguerra. Il saggio affronta temi come: la scoperta del “béton brut” con “malfaçons” nel cantiere dell’Unité d’Habitation a Marsiglia; gli effetti delle trame grafiche prodotte dall'“opus moderne” e dall'“opus optimum” (tutte sue definizioni che rimandano ad un universo culturale che viene discusso); i valori formali delle superfici e le terminologie usate da Le Corbusier per la loro definizione (“lisse”, “dur”, “rude”, ecc.) nei cantieri a Chandigarh, Ahmedabad e Eveux-sur-Arbresle; infine la “nouvelle stéréotomie”, definizione sempre coniata da Le Corbusier, e che viene ottenuta nei cantieri di Tokyo, Cambridge-Massachusetts e Firminy attraverso il controllo formale del montaggio dei componenti delle casseforme e il traguardo della sparizione delle impronte delle venature del legno. Ne risulta una prima rimessa in discussione dell'idea che il "béton brut" di Le Corbusier fosse unicamente dipendente da una estetica della "malfaçon" del genere dell'Art Brut.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.