Il presente studio si propone di esaminare gli sviluppi più recenti del neokantismo tedesco attraverso le sue due figure più rappresentative: Richard Hönigswald e Wolfgang Cramer. In entrambi si presenta il tentativo di salvaguardare l’autonomia e la fecondità dell’indagine critico-trascendentale rispetto alla fenomenologia e all’esistenzialismo che, nella prima metà del Novecento, sembravano aver occupato l’intero spazio della riflessione filosofica. In un confronto serrato con queste due tradizioni, accogliendone i motivi e le sollecitazioni nel senso di una maggiore attenzione verso le condizioni della vita e dell’esperienza, sia Hönigswald che Cramer sottopongono il neokantismo classico a una profonda revisione che, se da un lato è volta ad abbandonarne i tratti più segnatamente logico-idealistici, dall’altro mantiene e ripropone con vigore la necessità – tipicamente neokantiana – di pervenire alle strutture fondamentali e «ultime» dei processi conoscitivi e culturali. Questa ricerca di una «fondazione ultima» (Letztbegründung), lungi dal ricadere nelle anfibolie della metafisica prekantiana, richiama anzi l’indagine trascendentale al suo compito originario di un chiarimento «ontologico» delle «condizioni di possibilità dell’esperienza», le quali si ampliano a ricomprendere le attività, i metodi e le forme di sapere anche di matrice non strettamente epistemica,. come la psicologia, il linguaggio, l’antropologia e persino la teologia. In questa prospettiva, la nuova ontologia critico-trascendentale non si occupa tanto di «cose», di «forme» o di «modi d’essere» della realtà, ma di significati, di atteggiamenti linguistici e conoscitivi, di intenzioni e di schemi d’azione mediante cui le forme dell’essere si «oggettivano» e si articolano in diversi mondi semantici che esprimono al tempo stesso le forme della vita e della «coscienza concreta». La filosofia del «nuovo neokantismo» è così, essenzialmente, un’ontologia del pensiero, ossia – in un’accezione che si richiama alla «monade» di Leibniz – una ricerca e un’indagine dell’essenza del pensiero come punto di convergenza tra coscienza e realtà, tra «essere» e «soggettività».
Guidetti, L. (2004). L'ontologia del pensiero. Il "nuovo neokantismo" di Richard Hönigswald e Wolfgang Cramer. MACERATA : Quodlibet.
L'ontologia del pensiero. Il "nuovo neokantismo" di Richard Hönigswald e Wolfgang Cramer
GUIDETTI, LUCA
2004
Abstract
Il presente studio si propone di esaminare gli sviluppi più recenti del neokantismo tedesco attraverso le sue due figure più rappresentative: Richard Hönigswald e Wolfgang Cramer. In entrambi si presenta il tentativo di salvaguardare l’autonomia e la fecondità dell’indagine critico-trascendentale rispetto alla fenomenologia e all’esistenzialismo che, nella prima metà del Novecento, sembravano aver occupato l’intero spazio della riflessione filosofica. In un confronto serrato con queste due tradizioni, accogliendone i motivi e le sollecitazioni nel senso di una maggiore attenzione verso le condizioni della vita e dell’esperienza, sia Hönigswald che Cramer sottopongono il neokantismo classico a una profonda revisione che, se da un lato è volta ad abbandonarne i tratti più segnatamente logico-idealistici, dall’altro mantiene e ripropone con vigore la necessità – tipicamente neokantiana – di pervenire alle strutture fondamentali e «ultime» dei processi conoscitivi e culturali. Questa ricerca di una «fondazione ultima» (Letztbegründung), lungi dal ricadere nelle anfibolie della metafisica prekantiana, richiama anzi l’indagine trascendentale al suo compito originario di un chiarimento «ontologico» delle «condizioni di possibilità dell’esperienza», le quali si ampliano a ricomprendere le attività, i metodi e le forme di sapere anche di matrice non strettamente epistemica,. come la psicologia, il linguaggio, l’antropologia e persino la teologia. In questa prospettiva, la nuova ontologia critico-trascendentale non si occupa tanto di «cose», di «forme» o di «modi d’essere» della realtà, ma di significati, di atteggiamenti linguistici e conoscitivi, di intenzioni e di schemi d’azione mediante cui le forme dell’essere si «oggettivano» e si articolano in diversi mondi semantici che esprimono al tempo stesso le forme della vita e della «coscienza concreta». La filosofia del «nuovo neokantismo» è così, essenzialmente, un’ontologia del pensiero, ossia – in un’accezione che si richiama alla «monade» di Leibniz – una ricerca e un’indagine dell’essenza del pensiero come punto di convergenza tra coscienza e realtà, tra «essere» e «soggettività».I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.