Oggi gli edifici tendono ad avere periodi di vita molto contenuti e vengono dimessi dopo un arco di tempo relativamente breve per il nascere di nuove esigenze: 60 anni in media nell’Unione Europea, 45 anni in media negli USA e 30 anni in Giappone. Il concetto di temporaneità delle costruzioni è insito nella storia e nel modo di vivere e trasformare l’ambiente. Si contrappone a quello di permanenza che invece contraddistingue la prevalente necessità dell’uomo di stabilizzare la propria dimora e la sede delle attività. Costruire per la transitorietà non è soltanto un problema di carattere tecnico o organizzativo e gestionale, ma innanzitutto una questione di ordine culturale: la transitorietà e la temporaneità dell’architettura sono una risposta alle nuove dinamiche sociali e lavorative contingenti. La produzione architettonica recente si confronta con gli interrogativi e agli assunti proposti dai tempi sperimentando la possibilità di rispondere al variare repentino e a volte imprevisto delle condizioni al contorno. La nuova concezione temporale e spaziale dell’ambiente costruito rendono utili un approfondimento metodologico all’interno della disciplina architettonica relativo alle tecnologie leggere e flessibili, una ricerca mirata a definire nuovi codici che soddisfino destinazioni d’uso temporanee pre-determinate in fase progettuale, da affiancare e non sostituire ai connotati tradizionali di durabilità propri dell’architettura. La tendenza contemporanea della ricerca e della produzione del settore si muove verso la programmazione dei mezzi a disposizione (tecnologie, materiali, forme, sistemi costruttivi) alla variazione, all’imprevisto casuale o programmato, definendo l’ambito con cui gli operatori devono confrontarsi.
D. Longo (2007). Durabilità programmata degli edifici. MILANO : Editoriale Delfino.
Durabilità programmata degli edifici
LONGO, DANILA
2007
Abstract
Oggi gli edifici tendono ad avere periodi di vita molto contenuti e vengono dimessi dopo un arco di tempo relativamente breve per il nascere di nuove esigenze: 60 anni in media nell’Unione Europea, 45 anni in media negli USA e 30 anni in Giappone. Il concetto di temporaneità delle costruzioni è insito nella storia e nel modo di vivere e trasformare l’ambiente. Si contrappone a quello di permanenza che invece contraddistingue la prevalente necessità dell’uomo di stabilizzare la propria dimora e la sede delle attività. Costruire per la transitorietà non è soltanto un problema di carattere tecnico o organizzativo e gestionale, ma innanzitutto una questione di ordine culturale: la transitorietà e la temporaneità dell’architettura sono una risposta alle nuove dinamiche sociali e lavorative contingenti. La produzione architettonica recente si confronta con gli interrogativi e agli assunti proposti dai tempi sperimentando la possibilità di rispondere al variare repentino e a volte imprevisto delle condizioni al contorno. La nuova concezione temporale e spaziale dell’ambiente costruito rendono utili un approfondimento metodologico all’interno della disciplina architettonica relativo alle tecnologie leggere e flessibili, una ricerca mirata a definire nuovi codici che soddisfino destinazioni d’uso temporanee pre-determinate in fase progettuale, da affiancare e non sostituire ai connotati tradizionali di durabilità propri dell’architettura. La tendenza contemporanea della ricerca e della produzione del settore si muove verso la programmazione dei mezzi a disposizione (tecnologie, materiali, forme, sistemi costruttivi) alla variazione, all’imprevisto casuale o programmato, definendo l’ambito con cui gli operatori devono confrontarsi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.