Il saggio, pur essendo tematico e dedicato al solo aspetto della superficie dell'architettura, vuole porre i fondamenti per una revisione della storia dell'architettura di Le Corbusier, da riscrivere alla luce delle sue ricerche sulla natura dei materiali e sui loro effetti nella visione e per la percezione dello spazio. Nel saggio si analizzano, a partire dall’incipit scritto da Le Corbusier nel 1920 e intitolato "La surface", questioni come quella del rapporto tra la scelta del rivestimento d’intonaco e l’apologia del "béton brut"; si formulano interrogativi sulla complementarietà o meno di due opposte visioni della verità dei materiali; ci si interroga, in linea con le preoccupazioni filologiche contemporanee, su quale possa essere stata la natura costruttiva di quegli stessi materiali (anche per contribuire in modo concreto ad una conoscenza fisica delle architetture, indispensabile per ogni intervento di restauro). La storia dei vari cantieri è, in questo saggio, non un corollario di un'opera, ma un momento fondamentale per la sua stessa interpretazione critica, anche perché Le Corbusier non di rado compiva alcune scelte formali, decisive per l'espressione estetica finale, proprio alla vista delle fasi di crescita di un'opera in cantiere. Grazie al parametro fondamentale della superficie, i numerosi documenti tecnici, i computi estimativi, i carteggi con gli imprenditori o gli imbianchini e i disegni dei dettagli costruttivi, hanno potuto comporsi in un quadro d’insieme che non si riduce alla semplice storia delle tecniche predilette da Le Corbusier, ma investe i suoi stessi principi estetici.

Anna Rosellini (2013). Le Corbusier e la superficie. Dal rivestimento d'intonaco al béton brut. Roma : Aracne Editore srl.

Le Corbusier e la superficie. Dal rivestimento d'intonaco al béton brut

ROSELLINI, ANNA
2013

Abstract

Il saggio, pur essendo tematico e dedicato al solo aspetto della superficie dell'architettura, vuole porre i fondamenti per una revisione della storia dell'architettura di Le Corbusier, da riscrivere alla luce delle sue ricerche sulla natura dei materiali e sui loro effetti nella visione e per la percezione dello spazio. Nel saggio si analizzano, a partire dall’incipit scritto da Le Corbusier nel 1920 e intitolato "La surface", questioni come quella del rapporto tra la scelta del rivestimento d’intonaco e l’apologia del "béton brut"; si formulano interrogativi sulla complementarietà o meno di due opposte visioni della verità dei materiali; ci si interroga, in linea con le preoccupazioni filologiche contemporanee, su quale possa essere stata la natura costruttiva di quegli stessi materiali (anche per contribuire in modo concreto ad una conoscenza fisica delle architetture, indispensabile per ogni intervento di restauro). La storia dei vari cantieri è, in questo saggio, non un corollario di un'opera, ma un momento fondamentale per la sua stessa interpretazione critica, anche perché Le Corbusier non di rado compiva alcune scelte formali, decisive per l'espressione estetica finale, proprio alla vista delle fasi di crescita di un'opera in cantiere. Grazie al parametro fondamentale della superficie, i numerosi documenti tecnici, i computi estimativi, i carteggi con gli imprenditori o gli imbianchini e i disegni dei dettagli costruttivi, hanno potuto comporsi in un quadro d’insieme che non si riduce alla semplice storia delle tecniche predilette da Le Corbusier, ma investe i suoi stessi principi estetici.
2013
191
9788854859081
Anna Rosellini (2013). Le Corbusier e la superficie. Dal rivestimento d'intonaco al béton brut. Roma : Aracne Editore srl.
Anna Rosellini
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