L’opera, valorizzando anche la prospettiva sociologica e comparatistica, muove dal dato per cui assai sovente i coniugi subiscono a seguito della rottura della loro relazione matrimoniale pregiudizi patrimoniali ben differenziati; in modo particolare la moglie che si sia dedicata prevalentemente o esclusivamente alla gestione della casa – in attuazione di un indirizzo concordemente stabilito – o che sia chiamata a svolgere tale compito anche dopo la rottura del matrimonio, patisce una perdita che ben raramente l’assegno di mantenimento o divorzile, così come concretamente determinato dalla giurisprudenza dominante, riesce a colmare. In questo contesto assume rilevanza una particolare prospettiva dell’Autore, il quale mette in luce come non necessariamente il divorzio ponga fine alla vita familiare e quindi all’impegno che gli ex coniugi sono tenuti a profondere nella relazione familiare. Questo è il senso dell’espressione famiglia destrutturata, attraverso la quale, anche muovendo dalla recente legge sull’affidamento condiviso, si vuole indicare che “ove siano presenti figli non autosufficienti, lo scioglimento della coppia non coincide con lo scioglimento della famiglia a cui essa aveva dato origine, ma determina una modificazione della sua struttura”, di modo che “nonostante lo scioglimento dell’unione tra i partners”, permane “una articolata trama di rapporti che ha nei i figli il comune punto di riferimento, ma investe indirettamente anche il rapporto tra i genitori (ex-partners)”. L' Autore - consapevole delle strettoie del nostro ordinamento, illustrate nella comparazione con quelli di common law - propone una interpretazione delle disposizioni concernenti la solidarietà post-coniugale finalizzata a soddisfare quella esigenza di equa distribuzione delle risorse della famiglia che egli ha ricavato da una lettura dei principi costituzionali. Proprio in quest’ottica viene valorizzata nelle disposizioni legali e nelle interpretazioni giurisprudenziali una funzione perequativa che può essere svolta dall’assegno di mantenimento e di divorzio. In questa prospettiva il sistema viene riletto in funzione di un assegno assistenziale, perequativo e indisponibile, che rappresenta un “architrave” sul quale si dovrebbe reggere il principio dell’eguaglianza tra coniugi nella crisi della famiglia e che dovrebbe anche costituire un presupposto indispensabile per contribuire a creare condizioni tali da fare sì che l’autonomia dei coniugi possa svolgersi su un piano di parità.

E. Al Mureden (2007). Nuove prospettive di tutela del coniuge debole. Funzione perequativa dell'assegno divorzile e famiglia destrutturata. MILANO : ipsoa.

Nuove prospettive di tutela del coniuge debole. Funzione perequativa dell'assegno divorzile e famiglia destrutturata

AL MUREDEN, ENRICO
2007

Abstract

L’opera, valorizzando anche la prospettiva sociologica e comparatistica, muove dal dato per cui assai sovente i coniugi subiscono a seguito della rottura della loro relazione matrimoniale pregiudizi patrimoniali ben differenziati; in modo particolare la moglie che si sia dedicata prevalentemente o esclusivamente alla gestione della casa – in attuazione di un indirizzo concordemente stabilito – o che sia chiamata a svolgere tale compito anche dopo la rottura del matrimonio, patisce una perdita che ben raramente l’assegno di mantenimento o divorzile, così come concretamente determinato dalla giurisprudenza dominante, riesce a colmare. In questo contesto assume rilevanza una particolare prospettiva dell’Autore, il quale mette in luce come non necessariamente il divorzio ponga fine alla vita familiare e quindi all’impegno che gli ex coniugi sono tenuti a profondere nella relazione familiare. Questo è il senso dell’espressione famiglia destrutturata, attraverso la quale, anche muovendo dalla recente legge sull’affidamento condiviso, si vuole indicare che “ove siano presenti figli non autosufficienti, lo scioglimento della coppia non coincide con lo scioglimento della famiglia a cui essa aveva dato origine, ma determina una modificazione della sua struttura”, di modo che “nonostante lo scioglimento dell’unione tra i partners”, permane “una articolata trama di rapporti che ha nei i figli il comune punto di riferimento, ma investe indirettamente anche il rapporto tra i genitori (ex-partners)”. L' Autore - consapevole delle strettoie del nostro ordinamento, illustrate nella comparazione con quelli di common law - propone una interpretazione delle disposizioni concernenti la solidarietà post-coniugale finalizzata a soddisfare quella esigenza di equa distribuzione delle risorse della famiglia che egli ha ricavato da una lettura dei principi costituzionali. Proprio in quest’ottica viene valorizzata nelle disposizioni legali e nelle interpretazioni giurisprudenziali una funzione perequativa che può essere svolta dall’assegno di mantenimento e di divorzio. In questa prospettiva il sistema viene riletto in funzione di un assegno assistenziale, perequativo e indisponibile, che rappresenta un “architrave” sul quale si dovrebbe reggere il principio dell’eguaglianza tra coniugi nella crisi della famiglia e che dovrebbe anche costituire un presupposto indispensabile per contribuire a creare condizioni tali da fare sì che l’autonomia dei coniugi possa svolgersi su un piano di parità.
2007
314
8821724646
E. Al Mureden (2007). Nuove prospettive di tutela del coniuge debole. Funzione perequativa dell'assegno divorzile e famiglia destrutturata. MILANO : ipsoa.
E. Al Mureden
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