Complessivamente dall’indagine effettuata emergono problematiche generali che, dal mondo del lavoro (atipico), interrogano direttamente le politiche che descrivono l'assetto di welfare locale (politiche del lavoro insieme a interventi socio-assistenziali, sanitari, socio-educativi, formativi): - il lavoro (atipico) evidenzia la centralità della condizione sociale delle persone. La configurazione della rete familiare, l’esperienza genitoriale (in particolare nel caso della monogenitorialità femminile), il percorso migratorio (sia italiano, che straniero), l’appartenenza di genere e di classe, la collocazione territoriale condizionano fortemente le modalità con cui le persone affrontano la flessibilità e gli effetti che da essa scaturiscono; - il lavoro (atipico) mostra come, accanto alla sua funzione economica, ve ne siano altre due fondamentali: il lavoro è importante per dare identità (lavoro come riconoscimento) e per tradurre in vita reale aspettative e desideri (lavoro come progetto). La frammentazione dell'esperienza di lavoro flessibile rende più arduo tanto il raggiungimento di un’identità professionale e il riconoscimento pubblico del proprio contributo alla vita sociale, quanto la possibilità di prendere impegni a lungo termine (autonomizzarsi dalla famiglia d’origine, formare una coppia, procreare, ecc.); - il lavoro (atipico), nella sua fenomenologia, racconta di un ‘indurirsi’ del mercato del lavoro contemporaneo, ma anche (soprattutto per i più giovani) dell’emergere di una crescente incertezza cognitiva, cioè della maggior difficoltà a ‘sapere cosa si vuole fare e come lo si può fare': ad ‘immaginare’, cioè, il proprio futuro. Sembra, questo, il prezzo da pagare ad una società che incentiva (almeno a parole) il valore della scelta e della libertà personale senza predisporre per il momento condizioni sufficienti affinché questo valore possa tradursi in realtà. Da qui, dunque, la necessità politica di supportare la scelta (che non è più un evento, ma un processo) e di promuovere al grado massimo effettive possibilità di scelta. Sembrano evidenziarsi due punti che attengono alla sfera d'azione dei decisori locali, punti che possono essere rubricati attraverso i seguenti titoli: attivare la comunità locale per una progettualità partecipata; mettere in campo una politica territoriale caratterizzata dalla multidimensionalità degli interventi.
N. De Luigi, A. Martelli (2006). Il welfare locale alla prova della flessibilità. ROMA : Aracne editrice.
Il welfare locale alla prova della flessibilità
DE LUIGI, NICOLA;MARTELLI, ALESSANDRO
2006
Abstract
Complessivamente dall’indagine effettuata emergono problematiche generali che, dal mondo del lavoro (atipico), interrogano direttamente le politiche che descrivono l'assetto di welfare locale (politiche del lavoro insieme a interventi socio-assistenziali, sanitari, socio-educativi, formativi): - il lavoro (atipico) evidenzia la centralità della condizione sociale delle persone. La configurazione della rete familiare, l’esperienza genitoriale (in particolare nel caso della monogenitorialità femminile), il percorso migratorio (sia italiano, che straniero), l’appartenenza di genere e di classe, la collocazione territoriale condizionano fortemente le modalità con cui le persone affrontano la flessibilità e gli effetti che da essa scaturiscono; - il lavoro (atipico) mostra come, accanto alla sua funzione economica, ve ne siano altre due fondamentali: il lavoro è importante per dare identità (lavoro come riconoscimento) e per tradurre in vita reale aspettative e desideri (lavoro come progetto). La frammentazione dell'esperienza di lavoro flessibile rende più arduo tanto il raggiungimento di un’identità professionale e il riconoscimento pubblico del proprio contributo alla vita sociale, quanto la possibilità di prendere impegni a lungo termine (autonomizzarsi dalla famiglia d’origine, formare una coppia, procreare, ecc.); - il lavoro (atipico), nella sua fenomenologia, racconta di un ‘indurirsi’ del mercato del lavoro contemporaneo, ma anche (soprattutto per i più giovani) dell’emergere di una crescente incertezza cognitiva, cioè della maggior difficoltà a ‘sapere cosa si vuole fare e come lo si può fare': ad ‘immaginare’, cioè, il proprio futuro. Sembra, questo, il prezzo da pagare ad una società che incentiva (almeno a parole) il valore della scelta e della libertà personale senza predisporre per il momento condizioni sufficienti affinché questo valore possa tradursi in realtà. Da qui, dunque, la necessità politica di supportare la scelta (che non è più un evento, ma un processo) e di promuovere al grado massimo effettive possibilità di scelta. Sembrano evidenziarsi due punti che attengono alla sfera d'azione dei decisori locali, punti che possono essere rubricati attraverso i seguenti titoli: attivare la comunità locale per una progettualità partecipata; mettere in campo una politica territoriale caratterizzata dalla multidimensionalità degli interventi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.