La storia del Risorgimento nazionale è una storia essenzialmente di taglio ottocentesco: retorica, debordante, eroica. Essa è anche una storia elitaria, istituzionale, monarchica, tutta incentrata sul "miracolo" dell'unità. La vicenda drammatica dei "Martiri di Belfiore" non è sfuggita a questa metodologia interpretativa, come suggerisce la sua stessa definizione sedimentatasi nel tempo. Questo volume, fruendo tra l'altro del materiale disponibile presso l'Archivio di Stato di Mantova (in buona parte edito nel secondo volume del presente lavoro), rilegge il grande processo intentato nel 1852/1853 dall'Austria ai Comitati insurrezionali (mazziniani) che si erano, dopo il crollo del "'48", andati costituendosi nel Lombardo-Veneto, dal Ticino all'Isonzo. È noto che le centinaia di indagati finirono in buona parte condannati a vari anni di carcere "in ferri" e ben 9 furono impiccati contro il cielo della libertà. Belfiore, dunque, fu un sacrificio collettivo e quasi obbligato per superare lo stato d'assedio, la prassi della vita collettiva come proprietà dinastica e come sua eredità a favore di una convivenza civile a base democratica, secondo l'ottica della sovranità popolare (democrazia). La presente indagine storico-sociale scava a fondo nel processo in questione (e suoi correlati) contestualizzandolo nei suoi aspetti giuridici, politici, economici tipici della società censitaria ed amministrata dell'epoca. Belfiore fu un sacrificio estremo per la libertà, l'unità nazionale, la democrazia repubblicana, l'uguaglianza, la sovranità del popolo e non del re. Belfiore fu, pur con tutte le sue luci e le sue ombre, una spinta ed una testimonianza verso quella che era ed è una vera e propria conquista di civiltà (la democrazia). Il testo scava a fondo su di un evento specifico, per accompagnarlo fino a oggi, per coglierne grandezze e deficienze, per sfrondare allori immeritati e per portare alla luce eroismi celati nel tempo, per ricondurlo ai grandi cambiamenti sociali senza ritorno dell''800 e del '900 europei. Se oggi siamo sovrani, liberi e democratici, non dobbiamo dimenticare, anzi dobbiamo ancor oggi apprendere ed ammirare coloro che, tra il cupore del cielo e l'irrisione della terra, si immolarono per la nostra libertà.
CIPOLLA C. (2006). Belfiore I. I comitati insurrezionali del Lombardo-Veneto ed il loro processo a Mantova del 1852-1853. MILANO : FrancoAngeli.
Belfiore I. I comitati insurrezionali del Lombardo-Veneto ed il loro processo a Mantova del 1852-1853
CIPOLLA, COSTANTINO
2006
Abstract
La storia del Risorgimento nazionale è una storia essenzialmente di taglio ottocentesco: retorica, debordante, eroica. Essa è anche una storia elitaria, istituzionale, monarchica, tutta incentrata sul "miracolo" dell'unità. La vicenda drammatica dei "Martiri di Belfiore" non è sfuggita a questa metodologia interpretativa, come suggerisce la sua stessa definizione sedimentatasi nel tempo. Questo volume, fruendo tra l'altro del materiale disponibile presso l'Archivio di Stato di Mantova (in buona parte edito nel secondo volume del presente lavoro), rilegge il grande processo intentato nel 1852/1853 dall'Austria ai Comitati insurrezionali (mazziniani) che si erano, dopo il crollo del "'48", andati costituendosi nel Lombardo-Veneto, dal Ticino all'Isonzo. È noto che le centinaia di indagati finirono in buona parte condannati a vari anni di carcere "in ferri" e ben 9 furono impiccati contro il cielo della libertà. Belfiore, dunque, fu un sacrificio collettivo e quasi obbligato per superare lo stato d'assedio, la prassi della vita collettiva come proprietà dinastica e come sua eredità a favore di una convivenza civile a base democratica, secondo l'ottica della sovranità popolare (democrazia). La presente indagine storico-sociale scava a fondo nel processo in questione (e suoi correlati) contestualizzandolo nei suoi aspetti giuridici, politici, economici tipici della società censitaria ed amministrata dell'epoca. Belfiore fu un sacrificio estremo per la libertà, l'unità nazionale, la democrazia repubblicana, l'uguaglianza, la sovranità del popolo e non del re. Belfiore fu, pur con tutte le sue luci e le sue ombre, una spinta ed una testimonianza verso quella che era ed è una vera e propria conquista di civiltà (la democrazia). Il testo scava a fondo su di un evento specifico, per accompagnarlo fino a oggi, per coglierne grandezze e deficienze, per sfrondare allori immeritati e per portare alla luce eroismi celati nel tempo, per ricondurlo ai grandi cambiamenti sociali senza ritorno dell''800 e del '900 europei. Se oggi siamo sovrani, liberi e democratici, non dobbiamo dimenticare, anzi dobbiamo ancor oggi apprendere ed ammirare coloro che, tra il cupore del cielo e l'irrisione della terra, si immolarono per la nostra libertà.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.